PER LA GIOIA DI TUTTI... L'ANGOLO DI MERY TERRY
-ilèèèèèèè...
-lasciami entrare in casa
-volevo dire
-cosa?
-bù!
-sarebbe?
-bù... per farti paura!
-me la sto facendo sotto
e così varco la soglia di casa. inciampando nello stenditoio di mery terry. e buttando l'occhio sulle sue mutande per capire che taglia porta. lei insiste sulla 3a ma io sono convinta che sia 5a. sicuramente la 4a c'è. arrivo in camera, smollo borse, scripts e beta vari e mi impegno a essere buona. stasera niente cattiverie contro mery terry. così, armata di buoni propositi e di 1 kg di bicarbonato (si sa mai che tocchi di assaggiare qualcosa), entro in cucina.
-ilèèèèèèè
-ma non puoi finire la frase senza stopparti al vocativo?
-eh?
-dimmi!
-c'ho un zacco di cose da raccontarti..
-che culo!
-volevo farti vedere il giornale... ci stanno un zacco di offerte per fare regali
-ma questa è la pubblicità dell'esselunga... che regali vuoi che faccia? un panettone maina?
-no, però ci stanno i motta e i PAULANI a 1, 40 euro! li puoi regalare!
-ma ti pare che vado in giro a regalare panettoni? ai miei amici? e poi si dice PALUANI!
-mi zembrava... comunque ci sta pure lo spumante
-a 1,40 euro? sarà pipì di passero raccolto dalle foglie delle viti di asti...
-no, a 3 euro penzo...
-non mi interessa
-ci sta anche la carta iggiennica
-NOOOOOOOOOOOOOOO!
-iiiihhh, ti pulirai il culo?
-questo è vero
-ilèèè, comunque volevo dire
-va avanti, fai delle pause che sembri narcolettica
-eh?
-vai avanti, criiiisto!
-abbiamo fatto la tombolata oggi a scuuuuoooola
-e hai vinto?
-zì, mò ti faccio vedè i premi. c'erano gli zponzor di cernusco che regalavano cose bbelle.
-fa lo stesso se non me li fai vedere, raccontameli. ho immaginazione a sufficienza.
-no, te li voglio fà vedè. ho vinto una borza, una maglietta, un cappellino e un asciugamano firmati
-firmati da chi?
-uno stilista ma non lo conosco, forse tu lo sai
-e fammi vedere 'sti capi d'alta sartoria
esce tutta contenta di cucina. ritorna dopo 2 nanosecondi con in mano una sacca blu dalla quale estrae con orgoglio il contenuto.
-che marca è?
-teresa...
-zì?
-non ti voglio deludere ma non è uno stilista
-ma non vedi? ci sta la firma!
-teresa, su borsa, maglietta, cappellino e asciugamano c'è scritto "BODY STAR palestra".
-vuol dire che è il nome di una palestra?
-sagace!!!
-vabbeh, comunque ho fatto anche un ambo e un terno
-brava! e che hai vinto?
-una stella di natale e dei pennarelli
-brava, sono fiera di te.
e ritorna tronfia in camera a depositare gli oggetti della "body star palestra couture". ma torna con: funghi congelati, mais, ricotta, parmigiano e uova. per mischiarli sapientemente in una frittata.
-ilèèèèèè
-ma uffah...
-volevo dì...
-secondo te posso mangiare queste uova?
-sei grande, dovresti essere in grado di prendere queste decisioni da sola
-ma sono scadute da 10 giorni
a quel punto il dilemma.
ipotesi 1: le dico di mangiare le uova e lei si ammala di salmonella. me la levo dai coglioni per un po' e godo.
ipotesi 2: le dico di non mangiare le uova perchè sono scadute e fanno male.
difetto dell'ipotesi 1: se mery terry mangia le uova marce, sicuramente un batterio attacca anche me durante la cena. e quindi mi ritrovo a fianco a lei in ospedale per le feste.
difetto dell'ipotesi 2: se mery terry non mangia le uova è costretta ad inventarsi una nuova ricetta con gli ingredienti rimasti. più tossica delle uova marce.
alla fine opto per l'ipotesi 2 e le salvo la vita. convinta che me ne sarei pentita amaramente. invece questa volta dio mi stava guardando. e accade il miracolo.
incredula, vedo mery terry pigliare tutto, rimetterlo in frigo e friggersi 2 sanissimi sofficini. 2 sofficini findus. è proprio vero che creano il sorriso. il mio soprattutto. grazie dio, grazie signor findus, ovunque Lei sia. in norvegia a pescare tonno per il capitan findus, nell'olimpo a provare i 4 salti in padella, nella valle degli orti a rubare informazioni capitali alla concorrenza. grazie, ovunque Lei sia. a volte la vita è davvero meravigliosa. anche se sa di fritto.
arrivederci a questa sera
almeno spero di rivederti
19 dicembre 2002
17 dicembre 2002
stamattina ero in centro a milano che passeggiavo per le vie strette e piene di auto. dovevo andare in assicurazione a versare il mio fondo pensione. a un certo punto mi sento leggera, come se camminassi a 10 cm da terra.
che delusione scoprire che stavo veramente camminando a 10 cm da terra, ma il motivo è che avevo pestato una bella merda di cane. avete presente cosa significhi pestare una merda di cane con le nike? ve lo spiego subito.
il 90% delle nike ha delle PROFONDE scanalature nella suola. il che significa che quando schiacci una cacca col piede, suddetta cacca si incastra profondamente e irrimediabilmente in suddette scanalature. se hai una suola di cuoio, bella pari, basta strisciare e strusciare la suola per terra o in un ciuffo d'erba e sei già pulito. ma se la merda si incunea bastardamente in una suola nike, sai già che puzzerai per tutta la giornata. a me la cacca si è incuneata. il che mi lascia solo 2 merdose alternative:
alternativa 1: mettere una maschera anti-gas, prendere uno stecchino da spiedino e ripercorrere con la sua punta tutte le scanalature della nike, facendo fuoriscire cacca fresca. così facendo posso riutilizzare a breve la scarpa ma mi ammalo di tifo e rogna, se mi va bene;
alternativa 2: aspettare che la cacca si secchi e sbattere la scarpa contro un muro finchè tutte le particelle di fecidicane, ormai ridotte a stato polveroso, si stacchino dalle pareti delle scanalature della suola della scarpa della nike. così facendo non mi ammalo ma non posso riutilizzare la scarpa prima di 15 giorni (i processi di solidificazione delle feci richiedono tempi lunghi e quel particolare cane doveva aver preso un colpo di freddo, per cui la cacchina era anche un po' molliccia).
chi girasse per il centro di milano intorno alle 10 deve aver visto una morettina che sfregava una scarpa nike contro un'aiuola protetta dal comune di milano. dovevo andare dal mio assicuratore, non potevo tornare a casa a cambiarmi. nè potevo girare milano a piedi lasciando un po' di cacca in ogni aiuola che trovavo. avrei voluto andare dall'assicuratore senza una scarpa, magari facendomi passare per una alternativa, che si veste un po' alla cazzo. ma rischiavo il congelamento e la conseguente amputazione del piede. alla fine sono andata dall'assicuratore con cacca e scarpa incluse. ma mentre gli parlavo tenevo il piede destro indietro. sembravo una ballerina in posizione. e se camminavo portavo sempre avanti la sinistra, in modo da lasciare la destra e la puzza in lieve svantaggio rispetto a me e al mio interlocutore. ho versato ciò che dovevo versare, l'ho salutato, fatto auguri di natale e sono uscita. continuando a trascinare il piede sull'asfalto per lasciarmi alle spalle quanta più merda possibile. e questa ennesima -è proprio il caso di dirlo- figura di merda.
o mare nero, mare nero, mare ne...
che delusione scoprire che stavo veramente camminando a 10 cm da terra, ma il motivo è che avevo pestato una bella merda di cane. avete presente cosa significhi pestare una merda di cane con le nike? ve lo spiego subito.
il 90% delle nike ha delle PROFONDE scanalature nella suola. il che significa che quando schiacci una cacca col piede, suddetta cacca si incastra profondamente e irrimediabilmente in suddette scanalature. se hai una suola di cuoio, bella pari, basta strisciare e strusciare la suola per terra o in un ciuffo d'erba e sei già pulito. ma se la merda si incunea bastardamente in una suola nike, sai già che puzzerai per tutta la giornata. a me la cacca si è incuneata. il che mi lascia solo 2 merdose alternative:
alternativa 1: mettere una maschera anti-gas, prendere uno stecchino da spiedino e ripercorrere con la sua punta tutte le scanalature della nike, facendo fuoriscire cacca fresca. così facendo posso riutilizzare a breve la scarpa ma mi ammalo di tifo e rogna, se mi va bene;
alternativa 2: aspettare che la cacca si secchi e sbattere la scarpa contro un muro finchè tutte le particelle di fecidicane, ormai ridotte a stato polveroso, si stacchino dalle pareti delle scanalature della suola della scarpa della nike. così facendo non mi ammalo ma non posso riutilizzare la scarpa prima di 15 giorni (i processi di solidificazione delle feci richiedono tempi lunghi e quel particolare cane doveva aver preso un colpo di freddo, per cui la cacchina era anche un po' molliccia).
chi girasse per il centro di milano intorno alle 10 deve aver visto una morettina che sfregava una scarpa nike contro un'aiuola protetta dal comune di milano. dovevo andare dal mio assicuratore, non potevo tornare a casa a cambiarmi. nè potevo girare milano a piedi lasciando un po' di cacca in ogni aiuola che trovavo. avrei voluto andare dall'assicuratore senza una scarpa, magari facendomi passare per una alternativa, che si veste un po' alla cazzo. ma rischiavo il congelamento e la conseguente amputazione del piede. alla fine sono andata dall'assicuratore con cacca e scarpa incluse. ma mentre gli parlavo tenevo il piede destro indietro. sembravo una ballerina in posizione. e se camminavo portavo sempre avanti la sinistra, in modo da lasciare la destra e la puzza in lieve svantaggio rispetto a me e al mio interlocutore. ho versato ciò che dovevo versare, l'ho salutato, fatto auguri di natale e sono uscita. continuando a trascinare il piede sull'asfalto per lasciarmi alle spalle quanta più merda possibile. e questa ennesima -è proprio il caso di dirlo- figura di merda.
o mare nero, mare nero, mare ne...
12 dicembre 2002
ieri sera, parlando col mio amico bellacci (non vi aspettate il link perché non lo so fare), mi è venuta in mente l'unica volta che sono uscita con mery terry. quest'estate.
eravamo sole in casa io e lei. giovanna non abitava ancora con noi e la nostra padrona di casa era all'ospedale. quindi anarchia completa. io volevo godermi l'appartamento e passare le serate e farmi bagni caldi con sali e tanta schiuma, a leggere sul terrazzo, a telefonare agli amici, a guardare tv. mery terry invece si annoiava. voleva uscire. probabilmente perché chiunque la conosca e viva con lei non appena vede i suoi modus operandi tende a barricarla in casa affinchè non arrechi danno alla società. e come un animale in gabbia, non appena scorge un pertugio, terry tenta di fuggire. come i panda dello zoo, insomma. solo che i panda sono bellini da vedere. e non soffrono di herpes. e soprattutto non cucinano.
a un certo punto io mi infilo la mia tuta onyx piena di stelline e colori e mi piazzo in camera ad ascoltare musica. ci scatta anche qualche passo di danza. e mentre piroetto allegra davanti al poster di candy candy, scorgo nello specchio la sagoma di mery terry. un po' come in profondo rosso. solo che quella era fiction. la mia era tremenda realtà.
-cosa vuoi?
-ilèèèèè...
-oh..
-usciamo?
-e perché mai?
-perché mi rombo a stare in casa
-ti rombi?
-mi rombo... mi scoccio...
-ahhhhhhhhhhhh! mi ROMPO!
-scendiamo a pigliarci un gelato?
-non mangio gelato
-un caffè
-non bevo caffè
-un aperitivo
-abbiamo già cenato: l'aperitivo si prende prima
-iiiiiiihhhhh, eccazzo! andiamo in paese a fare qualcosa...
-in paese? a "gorgonzola"? ha il nome di un formaggio che puzza: la dice lunga...
dopo minuti di trattative ho ceduto. mi sono infilata le puma rosse e sono uscita. appena arriviamo al ground zero del nostro palazzo io apro la macchina e salgo.
-eccheffai?
-salgo in auto. non volevi andare in centro?
-ma sò 2 chilometri! andiamo a piedi che ci facciamo una passeggiata!
-teresa, porco cazzo, non è un pellegrinaggio mariano! io 2 km a piedi non li faccio! perché poi c'è da tornare indietro...
-hai ragione, magari mi violentano
-tranquilla, questo rischio non lo corri... basta che il presunto stupratore abbia almeno 5 decimi per occhio e riconosce la truffa...
-eh?
-lascia perdere...
sale in auto e dopo 5 minuti siamo in centro. prendiamo un gelato. io 2 gusti per fare presto e finirlo in fretta, lei 2800 gusti in coppetta. così l'uscita si prolunga a dismisura. iniziamo a passeggiare leccando quei gelati cagosi e lei mi parla della sua vita a potenza, che lì ci si diverte, che quando è giù esce tutte le sere. arrivate in cima a un ponticello sotto cui scorre la martesana, inizia a dirmi che anni fa si è lasciata col fidanzato, che da lì ha iniziato a perdere i capelli, che le sono venuti i brufoli e che ha fatto una cura per l'eliminazione dei peli supeflui. non comprendendo che di superfluo nel mondo non ci sono solo i suoi peli ma tutta se stessa. e poi ha fatto una cura anticellulite spendendo un zacco di soldi, una cura dimagrante e gli impacchi per l'alopecia. un quadro clinico disperato. a un certo punto avevo voglia di tuffarmi di sotto tra le pantegane.
-teresa, mi dispiace...
-ecchevuòfà.. la vita...
-senti, dopo tutto quello che mi hai detto...
-zìììì...
-la tua vita a potenza, i tuoi giorni tristi, i tuoi giorni felici...
-zììì?
-ma perchè non sei rimasta giù?
e ride. non capisce e ride. dopodichè risaliamo in macchina, torniamo a casa e io vado a dormire. la serata mi aveva sfiancato.
-ilèèèèè...
-ma perché non finisci le frasi? che vuoi?
-buonanotte
-sì, dormi bene. ma dormi...
-non ho sonno. mi sa che sto alzata a fare qualcosa
-basta che non cucini, poi puoi fare tutto ciò che vuoi
-ilèèè...
-eccheppalle! finiscile 'ste frasi! che c'è adesso?
-magari un'altra sera usciamo
-sì. il gelato l'abbiamo già preso. magari quest'inverno ti porto a bere una cioccolata calda al bar. poi non se ne riparla fino allo scioglimento dei ghiacciai in primavera.
-devi sbrinare il frigo?
-prego?
-devi sbrinare la ghiacciaia?
-i ghiacciai! quelli d'alta montagna!
-lo zapevo! scherzavo!
-veramente?
-zì
-beh, è bello sapere che ogni tanto si sbrina anche il tuo sense of humour... notte
-notte
e le luci si spensero sull'enorme città che puzzava di formaggio con la muffa.
il carretto passava e quell'uomo gridava "gelati"
eravamo sole in casa io e lei. giovanna non abitava ancora con noi e la nostra padrona di casa era all'ospedale. quindi anarchia completa. io volevo godermi l'appartamento e passare le serate e farmi bagni caldi con sali e tanta schiuma, a leggere sul terrazzo, a telefonare agli amici, a guardare tv. mery terry invece si annoiava. voleva uscire. probabilmente perché chiunque la conosca e viva con lei non appena vede i suoi modus operandi tende a barricarla in casa affinchè non arrechi danno alla società. e come un animale in gabbia, non appena scorge un pertugio, terry tenta di fuggire. come i panda dello zoo, insomma. solo che i panda sono bellini da vedere. e non soffrono di herpes. e soprattutto non cucinano.
a un certo punto io mi infilo la mia tuta onyx piena di stelline e colori e mi piazzo in camera ad ascoltare musica. ci scatta anche qualche passo di danza. e mentre piroetto allegra davanti al poster di candy candy, scorgo nello specchio la sagoma di mery terry. un po' come in profondo rosso. solo che quella era fiction. la mia era tremenda realtà.
-cosa vuoi?
-ilèèèèè...
-oh..
-usciamo?
-e perché mai?
-perché mi rombo a stare in casa
-ti rombi?
-mi rombo... mi scoccio...
-ahhhhhhhhhhhh! mi ROMPO!
-scendiamo a pigliarci un gelato?
-non mangio gelato
-un caffè
-non bevo caffè
-un aperitivo
-abbiamo già cenato: l'aperitivo si prende prima
-iiiiiiihhhhh, eccazzo! andiamo in paese a fare qualcosa...
-in paese? a "gorgonzola"? ha il nome di un formaggio che puzza: la dice lunga...
dopo minuti di trattative ho ceduto. mi sono infilata le puma rosse e sono uscita. appena arriviamo al ground zero del nostro palazzo io apro la macchina e salgo.
-eccheffai?
-salgo in auto. non volevi andare in centro?
-ma sò 2 chilometri! andiamo a piedi che ci facciamo una passeggiata!
-teresa, porco cazzo, non è un pellegrinaggio mariano! io 2 km a piedi non li faccio! perché poi c'è da tornare indietro...
-hai ragione, magari mi violentano
-tranquilla, questo rischio non lo corri... basta che il presunto stupratore abbia almeno 5 decimi per occhio e riconosce la truffa...
-eh?
-lascia perdere...
sale in auto e dopo 5 minuti siamo in centro. prendiamo un gelato. io 2 gusti per fare presto e finirlo in fretta, lei 2800 gusti in coppetta. così l'uscita si prolunga a dismisura. iniziamo a passeggiare leccando quei gelati cagosi e lei mi parla della sua vita a potenza, che lì ci si diverte, che quando è giù esce tutte le sere. arrivate in cima a un ponticello sotto cui scorre la martesana, inizia a dirmi che anni fa si è lasciata col fidanzato, che da lì ha iniziato a perdere i capelli, che le sono venuti i brufoli e che ha fatto una cura per l'eliminazione dei peli supeflui. non comprendendo che di superfluo nel mondo non ci sono solo i suoi peli ma tutta se stessa. e poi ha fatto una cura anticellulite spendendo un zacco di soldi, una cura dimagrante e gli impacchi per l'alopecia. un quadro clinico disperato. a un certo punto avevo voglia di tuffarmi di sotto tra le pantegane.
-teresa, mi dispiace...
-ecchevuòfà.. la vita...
-senti, dopo tutto quello che mi hai detto...
-zìììì...
-la tua vita a potenza, i tuoi giorni tristi, i tuoi giorni felici...
-zììì?
-ma perchè non sei rimasta giù?
e ride. non capisce e ride. dopodichè risaliamo in macchina, torniamo a casa e io vado a dormire. la serata mi aveva sfiancato.
-ilèèèèè...
-ma perché non finisci le frasi? che vuoi?
-buonanotte
-sì, dormi bene. ma dormi...
-non ho sonno. mi sa che sto alzata a fare qualcosa
-basta che non cucini, poi puoi fare tutto ciò che vuoi
-ilèèè...
-eccheppalle! finiscile 'ste frasi! che c'è adesso?
-magari un'altra sera usciamo
-sì. il gelato l'abbiamo già preso. magari quest'inverno ti porto a bere una cioccolata calda al bar. poi non se ne riparla fino allo scioglimento dei ghiacciai in primavera.
-devi sbrinare il frigo?
-prego?
-devi sbrinare la ghiacciaia?
-i ghiacciai! quelli d'alta montagna!
-lo zapevo! scherzavo!
-veramente?
-zì
-beh, è bello sapere che ogni tanto si sbrina anche il tuo sense of humour... notte
-notte
e le luci si spensero sull'enorme città che puzzava di formaggio con la muffa.
il carretto passava e quell'uomo gridava "gelati"
09 dicembre 2002
volevo approfittare di questo spazio -che è mio- per lanciare un appello.
salviamo la particella di sodio dell'acqua lete.
mi fa così pena lì, in eremitaggio (che non è la stessa cosa di "hermitage"), a farsi la battaglia navale da sola, a cercare amici nelle bollicine di anidride carbonica che non se la filano manco per la cippa di cazzo (che snob), a dire "buonasera" all'ossigeno, a giocare ai solitari. e poverina! non incontrerà mai nessuno, non ha il pc, non può ascoltare musica. è lì che si annoia e basta. allora mi dico:
che cazzo ce l'hanno messa a fare i signori Lete? ce ne hanno tolte 23987 di particelle di sodio, non potevano togliere anche quella? che crudeltà lasciarla in balia delle onde! eccheccaspita!
propongo dunque di procurare al più presto una compagna alla particella di sodio dell'acqua lete. di infilarla nella bottiglia e lasciarcela per sempre. io ce ne avrei una che fa al caso suo. si chiama mery terry. e con sè porterà particelle di grasso, pus, herpes, formaggio, pancetta, ceretta a freddo, capelli unti, cellulite, sopressata, pizza di patate, pastiera, fagioli, burro e nutella, salsiccia sott'olio, inzalata, frittata di ricotta, zucchine e melanzane. se siamo in alta stagione, anche scamorza burrata e zanzare oleate. direi che ce n'è abbastanza per un villaggio vacanze. un vero calcio alla solitudine.
sento una canzone dolce in fondo al cuor
quando penso a maria
salviamo la particella di sodio dell'acqua lete.
mi fa così pena lì, in eremitaggio (che non è la stessa cosa di "hermitage"), a farsi la battaglia navale da sola, a cercare amici nelle bollicine di anidride carbonica che non se la filano manco per la cippa di cazzo (che snob), a dire "buonasera" all'ossigeno, a giocare ai solitari. e poverina! non incontrerà mai nessuno, non ha il pc, non può ascoltare musica. è lì che si annoia e basta. allora mi dico:
che cazzo ce l'hanno messa a fare i signori Lete? ce ne hanno tolte 23987 di particelle di sodio, non potevano togliere anche quella? che crudeltà lasciarla in balia delle onde! eccheccaspita!
propongo dunque di procurare al più presto una compagna alla particella di sodio dell'acqua lete. di infilarla nella bottiglia e lasciarcela per sempre. io ce ne avrei una che fa al caso suo. si chiama mery terry. e con sè porterà particelle di grasso, pus, herpes, formaggio, pancetta, ceretta a freddo, capelli unti, cellulite, sopressata, pizza di patate, pastiera, fagioli, burro e nutella, salsiccia sott'olio, inzalata, frittata di ricotta, zucchine e melanzane. se siamo in alta stagione, anche scamorza burrata e zanzare oleate. direi che ce n'è abbastanza per un villaggio vacanze. un vero calcio alla solitudine.
sento una canzone dolce in fondo al cuor
quando penso a maria
tranquilli, non ho nulla. probabilmente l'olio alle zanzare fa bene alla pelle. o forse le zanzare cotte sono un'antica ricetta maori. che so. comunque non ho nè la dissenteria, nè la colite, nè il tunnel carpale. l'esofagite ce l'avevo già quindi non fa testo.
venerdì rientro a casa dopo una settimana allucinante. ero ansiosa di dormire fino a che il corpo ne aveva bisogno. poi mi viene in mente che devo andare e vendere le stelle di beneficienza dell'ail e che per 2 giorni mi alzerò alle 8, starò al freddo per 12 ore ma almeno raccoglierò fondi. un week end partito male.
venerdì sera rientro tardi, dicevo, e vedo una foto sul comò in camera mia.
-mamma, cos'è questa?
-una foto di quando siamo andati a venezia 20 anni fa io, te e papà
-odio quella vacanza, lo sai
-non è stato un bel periodo per te, vero?
-no. odio quelle foto di venezia e odio le mie foto in generale.
-ma sei così bellina...
vabbeh, ogni scarrafone...
-mamma, mi dici una cosa?
-dimmi...
-perché hai messo questa foto in cornice?
-perchè ci sei tu che aspetti il traghetto e io dietro che ti metto una mano sulla spalla
-mamma...
-dimmi
-non voglio che tu ti arrabbi. me lo prometti?
-cos'hai fatto?
-prima promettimi che non ti arrabbi
-dai, non mi arrabbio
-mamma... quella foto...
-sì
-quella non sono io
-come non sei tu? hai il cappellino da gondoliere
-mamma, TUTTI a venezia comprano il cappellino da gondoliere
-e non sei tu quella? vorresti dire che non riconosco mia figlia? ma per chi mi hai preso?
-mamma
-cosa vuoi
-c'è un'altra cosa
-non mi parlare che sono arrabbiata
-ma mi avevi detto che non ti arrabbiavi!
-ma tu dici che non ti riconosco in foto!
-ma è vero! e poi...
-sei proprio polemica
-non sono polemica! è che quella dietro con la mano sulla spalla...
-eh...
-...non sei tu!
-beh mo sei cretina?
-ti giuro! deve essere una foto scattata per sbaglio!
mia mamma si infila gli occhiali. che per orgoglio non mette mai perché dice che gli occhiali invecchiano. e scruta la foto. e siccome per orgoglio non ammetterebbe mai di aver sbagliato, mi fa:
-senti polemichina, se non ti piace la tolgo dalla cornice.
-mamma, la togli perché hai visto che non c'è nessuno di noi in quella foto...
-non è vero! polemica che non sei altro!
-vabbeh, hai ragione tu. vado a dormire che domani devo vendere le stelle.
-eh, va mo là, cuccarini...
dovete sapere che mia mamma, quando vuole darmi della rincoglionita (cosa che sono senza ombra di dubbio) mi chiama in modi bizzarri:
-locomotiva: perchè quando sono arrabbiata sbuffo in continuazione
-coca cola: perchè mia nonna lo diceva a lei. 50 anni fa la coca cola era qualcosa di sconosciuto, il simbolo dell'america che avanzava. un'america stupida e caciarona. quindi dirmi coca cola equivale a dirmi "stupidella"
-cuccarini: onomatopea. in emiliano "incuclida" significa stordita, sbadata, assente. incuclida e cuccarini hanno suoni simili e quindi mia mamma ha creato un neologismo.
-milanesa: cioè milanese. quando correggo mia mamma perchè ha sbagliato qualcosa ci scatta un "è arrivata la milanesa", come a dire "è arrivata quella della grande città". che poi a milano mi considerano tutti la campagnola bella. quindi è un tunnel da cui non uscirò mai. praticamente sono apolide in italia. un caso raro.
se mi aiuti son certa che io ne
verrò fuori
venerdì rientro a casa dopo una settimana allucinante. ero ansiosa di dormire fino a che il corpo ne aveva bisogno. poi mi viene in mente che devo andare e vendere le stelle di beneficienza dell'ail e che per 2 giorni mi alzerò alle 8, starò al freddo per 12 ore ma almeno raccoglierò fondi. un week end partito male.
venerdì sera rientro tardi, dicevo, e vedo una foto sul comò in camera mia.
-mamma, cos'è questa?
-una foto di quando siamo andati a venezia 20 anni fa io, te e papà
-odio quella vacanza, lo sai
-non è stato un bel periodo per te, vero?
-no. odio quelle foto di venezia e odio le mie foto in generale.
-ma sei così bellina...
vabbeh, ogni scarrafone...
-mamma, mi dici una cosa?
-dimmi...
-perché hai messo questa foto in cornice?
-perchè ci sei tu che aspetti il traghetto e io dietro che ti metto una mano sulla spalla
-mamma...
-dimmi
-non voglio che tu ti arrabbi. me lo prometti?
-cos'hai fatto?
-prima promettimi che non ti arrabbi
-dai, non mi arrabbio
-mamma... quella foto...
-sì
-quella non sono io
-come non sei tu? hai il cappellino da gondoliere
-mamma, TUTTI a venezia comprano il cappellino da gondoliere
-e non sei tu quella? vorresti dire che non riconosco mia figlia? ma per chi mi hai preso?
-mamma
-cosa vuoi
-c'è un'altra cosa
-non mi parlare che sono arrabbiata
-ma mi avevi detto che non ti arrabbiavi!
-ma tu dici che non ti riconosco in foto!
-ma è vero! e poi...
-sei proprio polemica
-non sono polemica! è che quella dietro con la mano sulla spalla...
-eh...
-...non sei tu!
-beh mo sei cretina?
-ti giuro! deve essere una foto scattata per sbaglio!
mia mamma si infila gli occhiali. che per orgoglio non mette mai perché dice che gli occhiali invecchiano. e scruta la foto. e siccome per orgoglio non ammetterebbe mai di aver sbagliato, mi fa:
-senti polemichina, se non ti piace la tolgo dalla cornice.
-mamma, la togli perché hai visto che non c'è nessuno di noi in quella foto...
-non è vero! polemica che non sei altro!
-vabbeh, hai ragione tu. vado a dormire che domani devo vendere le stelle.
-eh, va mo là, cuccarini...
dovete sapere che mia mamma, quando vuole darmi della rincoglionita (cosa che sono senza ombra di dubbio) mi chiama in modi bizzarri:
-locomotiva: perchè quando sono arrabbiata sbuffo in continuazione
-coca cola: perchè mia nonna lo diceva a lei. 50 anni fa la coca cola era qualcosa di sconosciuto, il simbolo dell'america che avanzava. un'america stupida e caciarona. quindi dirmi coca cola equivale a dirmi "stupidella"
-cuccarini: onomatopea. in emiliano "incuclida" significa stordita, sbadata, assente. incuclida e cuccarini hanno suoni simili e quindi mia mamma ha creato un neologismo.
-milanesa: cioè milanese. quando correggo mia mamma perchè ha sbagliato qualcosa ci scatta un "è arrivata la milanesa", come a dire "è arrivata quella della grande città". che poi a milano mi considerano tutti la campagnola bella. quindi è un tunnel da cui non uscirò mai. praticamente sono apolide in italia. un caso raro.
se mi aiuti son certa che io ne
verrò fuori
05 dicembre 2002
ieri è stata una giornata terrificante. ho lavorato in studio per registrare le puntate del mio programma ed è andato tutto liscio. ma alle 8 di sera, carica dei materiali di scenografia, mi scivola da qualche parte un auricolare di scena. che vale soldi. disperata lo cerco in uno studio di 300mq senza sapere dov'era. e se non lo trovavo, oggi non si registrava. tutti i miei colleghi si sono fermati per aiutarmi e alla fine è saltato fuori, questo stronzissimo pezzo di plastica di 1 cm quadrato.
stremata arrivo a casa, stressata dalla virtuale perdita del cazzillo auricolare ma felice ed entusiasta per averlo ritrovato. entro in casa, butto le borse sul letto e vado in cucina per riempirmi il pancino. c'era tutta la mia famiglia milanese. mi fermo a 1 cm da mery terry che urla:
-ilèèèèèèèèèèèèèèèèè! fermaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
mi blocco di scatto credendo di aver camminato su un pavimento bagnato, di aver pestato una lente a contatto, di aver schiacciato un riccio, un gatto, un topo.
-teresa, sono a 1 metro da te. anche se non urli ti sento.
-ti volevo dire...
-finisci 'sta frase
-ti volevo dire che ho fatto le mie zucchine. se le vuoi sono sul fornello.
aver ritrovato l'auricolare significava dover fare un voto, un fioretto. quindi ho accettato di buon grado e ho trangugiato le zucchine alla centrifugata di formaggio di mery terry. lo devo a nostro signore del camembert.
-ilè, come sò?
-tu o le zucchine?
-le zucchine, scema
-buonisssssime
-non è vero
-come no? te lo dico io!
-no, le ho saggiate
-assaggiate
-le ho saggiate e sò scipite e citrugne
-prego?
-sò scipite e citrugne
-teresa, non hai ancora la pagina 777 che ti passa sotto. quindi traduci in un linguaggio comprensibile per la nazione.
-scipite, inzipide...
-e citrugne?
-citrugne!
-ma cosa vuol dire?
-citrugne, che sòvvenute citrugne.
ci rinuncio. sant'antonio mi aveva già fatto la grazia di farmi ritrovare l'auricolare. non è che potevo pretendere l'italiano per mery terry. e mi trangugio il suo frappè di brie, scamorza, burrino e chissà che altro. con il conforto che a un certo punto mi dice:
-stavolta non ci ho messo pancetta, ci stanno prosciutto crudo e cotto
che culo. distrutta dalla giornata e dalla sconfitta morale di aver ceduto alle lusinghe di mery terry, sparecchio e lavo i piatti in fretta, ciucciandomi Incantesimo di cui mery terry conosce tutta la genealogia. l'unico momento in cui mi sono un attimo svegliata è stato nel promo di porta a porta, quando vespa ha presentato i suoi ospiti.
bruno vespa: stasera con noi enrico letta
mery terry: ah? che ha detto? nicoletta? c'ha il nome da femmina!
io: cazzo, mery terry, enrico letta!
terry: ahhhhhhhhhhhhh, penzavo...
dopodichè ripiombo nel torpore di incantesimo, guardandomi in giro nella speranza di far passare quel noioso tempo. ed è lì che, a un certo punto, vedo sul frigo un vaso bormioli di bormioli rocco e figli. pieno d'olio. ma di un colore tra il verde e il rosa. e con delle zanzare dentro che avevano messo su famiglia e costruito una casa di ringhiera.
-teresa?
-zì?
-che cazzo è quell'olio?
-è olio bbuuuono?
-estratto da quale frutto tropicale?
ride.
-teresa, è da buttare?
-no, è bbuuono.
-ma perchè è verde e rosa?
-ci stavano le melanzane
-ma quest'anno non abbiamo mai mangiato melanzane
-'nfatti. sono le melanzane che ha portato mia madre l'anno scorso. sò di 2 anni fa
- e cosa tieni l'olio a fare? non vedi che ci sono gli insetti dentro e non senti che è rancido?
-chevvuoldire rancido?
-andato a male, cazzomerda!
-ohhhhhhh, buttalo allora. penzavo che era bbuuono. peccato però, va sprecato
-meglio che doverlo mangiare!
-ma l'abbiamo già mangiato
-in che senso?
fotogramma precedente: io che guardo l'olio
fotogramma successivo: io guardo la teglia delle zucchine e collego zucchine->olio= zanzare nella mia pancia
-ma porca puttana, teresa...
-ecchessaràmmai!
-tifo, colera, elicobacter, intossicazione alimentare...
-eh, le ho mangiate pure io...
-ma porca troia, per una volta che mangio le tue zucchine ci metti le zanzare e l'olio rancido
-non è vero che le hai mangiate per la prima volta. le hai mangiate anche quando ci stava mia madre.
-non è una consolazione. e nemmeno una valida cura. vado a farmi l'antitetanica.
ride. porca troia. io morirò di colite e lei vivrà felice. anzi, no. perchè se ha ripreso a fare le sue schifezze significa che si è mollata col tipo. quindi son tutti cazzi miei adesso. oltre al danno, la beffa. e i baffi: quelli che mery terry si brucia col laser dalla mia estetista.
però volersi bene no partecipare
è difficile quasi come volare
stremata arrivo a casa, stressata dalla virtuale perdita del cazzillo auricolare ma felice ed entusiasta per averlo ritrovato. entro in casa, butto le borse sul letto e vado in cucina per riempirmi il pancino. c'era tutta la mia famiglia milanese. mi fermo a 1 cm da mery terry che urla:
-ilèèèèèèèèèèèèèèèèè! fermaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
mi blocco di scatto credendo di aver camminato su un pavimento bagnato, di aver pestato una lente a contatto, di aver schiacciato un riccio, un gatto, un topo.
-teresa, sono a 1 metro da te. anche se non urli ti sento.
-ti volevo dire...
-finisci 'sta frase
-ti volevo dire che ho fatto le mie zucchine. se le vuoi sono sul fornello.
aver ritrovato l'auricolare significava dover fare un voto, un fioretto. quindi ho accettato di buon grado e ho trangugiato le zucchine alla centrifugata di formaggio di mery terry. lo devo a nostro signore del camembert.
-ilè, come sò?
-tu o le zucchine?
-le zucchine, scema
-buonisssssime
-non è vero
-come no? te lo dico io!
-no, le ho saggiate
-assaggiate
-le ho saggiate e sò scipite e citrugne
-prego?
-sò scipite e citrugne
-teresa, non hai ancora la pagina 777 che ti passa sotto. quindi traduci in un linguaggio comprensibile per la nazione.
-scipite, inzipide...
-e citrugne?
-citrugne!
-ma cosa vuol dire?
-citrugne, che sòvvenute citrugne.
ci rinuncio. sant'antonio mi aveva già fatto la grazia di farmi ritrovare l'auricolare. non è che potevo pretendere l'italiano per mery terry. e mi trangugio il suo frappè di brie, scamorza, burrino e chissà che altro. con il conforto che a un certo punto mi dice:
-stavolta non ci ho messo pancetta, ci stanno prosciutto crudo e cotto
che culo. distrutta dalla giornata e dalla sconfitta morale di aver ceduto alle lusinghe di mery terry, sparecchio e lavo i piatti in fretta, ciucciandomi Incantesimo di cui mery terry conosce tutta la genealogia. l'unico momento in cui mi sono un attimo svegliata è stato nel promo di porta a porta, quando vespa ha presentato i suoi ospiti.
bruno vespa: stasera con noi enrico letta
mery terry: ah? che ha detto? nicoletta? c'ha il nome da femmina!
io: cazzo, mery terry, enrico letta!
terry: ahhhhhhhhhhhhh, penzavo...
dopodichè ripiombo nel torpore di incantesimo, guardandomi in giro nella speranza di far passare quel noioso tempo. ed è lì che, a un certo punto, vedo sul frigo un vaso bormioli di bormioli rocco e figli. pieno d'olio. ma di un colore tra il verde e il rosa. e con delle zanzare dentro che avevano messo su famiglia e costruito una casa di ringhiera.
-teresa?
-zì?
-che cazzo è quell'olio?
-è olio bbuuuono?
-estratto da quale frutto tropicale?
ride.
-teresa, è da buttare?
-no, è bbuuono.
-ma perchè è verde e rosa?
-ci stavano le melanzane
-ma quest'anno non abbiamo mai mangiato melanzane
-'nfatti. sono le melanzane che ha portato mia madre l'anno scorso. sò di 2 anni fa
- e cosa tieni l'olio a fare? non vedi che ci sono gli insetti dentro e non senti che è rancido?
-chevvuoldire rancido?
-andato a male, cazzomerda!
-ohhhhhhh, buttalo allora. penzavo che era bbuuono. peccato però, va sprecato
-meglio che doverlo mangiare!
-ma l'abbiamo già mangiato
-in che senso?
fotogramma precedente: io che guardo l'olio
fotogramma successivo: io guardo la teglia delle zucchine e collego zucchine->olio= zanzare nella mia pancia
-ma porca puttana, teresa...
-ecchessaràmmai!
-tifo, colera, elicobacter, intossicazione alimentare...
-eh, le ho mangiate pure io...
-ma porca troia, per una volta che mangio le tue zucchine ci metti le zanzare e l'olio rancido
-non è vero che le hai mangiate per la prima volta. le hai mangiate anche quando ci stava mia madre.
-non è una consolazione. e nemmeno una valida cura. vado a farmi l'antitetanica.
ride. porca troia. io morirò di colite e lei vivrà felice. anzi, no. perchè se ha ripreso a fare le sue schifezze significa che si è mollata col tipo. quindi son tutti cazzi miei adesso. oltre al danno, la beffa. e i baffi: quelli che mery terry si brucia col laser dalla mia estetista.
però volersi bene no partecipare
è difficile quasi come volare
03 dicembre 2002
settimana scorsa è stata una tragedia. milano era sommersa di acqua e io di mery terry. giovanna era malata e non è salita. così avevo mery terry tutta per me. che culo.
martedì sera è straripato il canale di fronte a casa mia e hanno tolto elettricità al quartiere. il che ha significato stare una giornata e una nottata senza luce, acqua calda, riscaldamento e tv. il che ha significato non avere quelle cose indispensabili nella vita moderna: la lucina del forno, la lampada a stella sul mio comodino, l'arricciacapelli funzionante. son cose che ti segnano. l'unica cosa positiva è che il frigo non andava. e a mery terry, che ha congelato provviste sufficienti per sostenere il genere umano in caso di una guerra nucleare, gli è andato a male quasi tutto. ha provato a dirmi:
-senti
-oh...
-la roba nel frigo e nel freezer vaammale (è tipico della sua cadenza potentina fare enjambement poco poetici)
-io non ho quasi niente in frigo...
-ma io ho tutti i piselli (lei "piselli" lo dice con la "e" chiusa, come elmo, elena, edema)
-e vabbeh, li butterai
-che ti sei 'mbazzita? li mangiamo
-non hai capito proprio cazzo. i tuoi piselli non li mangio
-eh, ma così poi li devo buttare..
-senti, io sono contraria a chi fa provviste da magazzino all'ingrosso
-ecchvvuoldire?
-che io non mangio i tuoi piselli solo perchè li dobbiamo finire. che poi divento come woyzeck di schnitzler.
mi è scappata. la citazione dotta mi è scappata. quando faccio le citazioni dotte vuol dire che sono fuori di me. è un po' come affermare che la cucina emiliana è razza ariana rispetto a quella potentina. e soprattutto ai piselli. con la "e" chiusa. non volevo.
-che hai detto?
-niente. comunque i tuoi piselli non li mangio.
-senti...
-NON LI MANGIOOOOO!
-volevo chiederti
-di' pure, basta che non mi offri melanzane o i tuoi sformati di avanzi di frigo e scamorza o le tue frittate di brie e pancetta
-macchè! mica ci sta la scamorza nello sfornato!
-SFORMATO! con la M!
-ma se una robba se ne esce dal forno è sfornata!
-sì, ma il piatto è SFORMATO! uffah, cosa volevi?
-visto che siamo al buio e abbiamo solo 3 candele...
-eh...
-giochiamo a carte?
che bello. una seratona, proprio. passata a giocare a scala con mery terry che mi diceva "scendi le carte" e che chiudeva tutte le sante volte. non sono riuscita a piazzare un tris. e lei tutta contenta che cantava mentre vinceva. non vi dico cosa cantava perchè non lo so. non capivo la lingua. e alla fine ho tratto un'amara conclusione. tutto questo culo al gioco significa che non ha fortuna in amore. quindi l'uomo che la sta facendo uscire non la rende felice. cazzo, tutto da rifare. e si riparte con intrugli e colate di formaggio. porco cazzo, non c'è mai fine al peggio.
il buio ci trovò vicini
martedì sera è straripato il canale di fronte a casa mia e hanno tolto elettricità al quartiere. il che ha significato stare una giornata e una nottata senza luce, acqua calda, riscaldamento e tv. il che ha significato non avere quelle cose indispensabili nella vita moderna: la lucina del forno, la lampada a stella sul mio comodino, l'arricciacapelli funzionante. son cose che ti segnano. l'unica cosa positiva è che il frigo non andava. e a mery terry, che ha congelato provviste sufficienti per sostenere il genere umano in caso di una guerra nucleare, gli è andato a male quasi tutto. ha provato a dirmi:
-senti
-oh...
-la roba nel frigo e nel freezer vaammale (è tipico della sua cadenza potentina fare enjambement poco poetici)
-io non ho quasi niente in frigo...
-ma io ho tutti i piselli (lei "piselli" lo dice con la "e" chiusa, come elmo, elena, edema)
-e vabbeh, li butterai
-che ti sei 'mbazzita? li mangiamo
-non hai capito proprio cazzo. i tuoi piselli non li mangio
-eh, ma così poi li devo buttare..
-senti, io sono contraria a chi fa provviste da magazzino all'ingrosso
-ecchvvuoldire?
-che io non mangio i tuoi piselli solo perchè li dobbiamo finire. che poi divento come woyzeck di schnitzler.
mi è scappata. la citazione dotta mi è scappata. quando faccio le citazioni dotte vuol dire che sono fuori di me. è un po' come affermare che la cucina emiliana è razza ariana rispetto a quella potentina. e soprattutto ai piselli. con la "e" chiusa. non volevo.
-che hai detto?
-niente. comunque i tuoi piselli non li mangio.
-senti...
-NON LI MANGIOOOOO!
-volevo chiederti
-di' pure, basta che non mi offri melanzane o i tuoi sformati di avanzi di frigo e scamorza o le tue frittate di brie e pancetta
-macchè! mica ci sta la scamorza nello sfornato!
-SFORMATO! con la M!
-ma se una robba se ne esce dal forno è sfornata!
-sì, ma il piatto è SFORMATO! uffah, cosa volevi?
-visto che siamo al buio e abbiamo solo 3 candele...
-eh...
-giochiamo a carte?
che bello. una seratona, proprio. passata a giocare a scala con mery terry che mi diceva "scendi le carte" e che chiudeva tutte le sante volte. non sono riuscita a piazzare un tris. e lei tutta contenta che cantava mentre vinceva. non vi dico cosa cantava perchè non lo so. non capivo la lingua. e alla fine ho tratto un'amara conclusione. tutto questo culo al gioco significa che non ha fortuna in amore. quindi l'uomo che la sta facendo uscire non la rende felice. cazzo, tutto da rifare. e si riparte con intrugli e colate di formaggio. porco cazzo, non c'è mai fine al peggio.
il buio ci trovò vicini
25 novembre 2002
l'altra mattina mery terry non è andata al lavoro. quando mi sono alzata, la cataratta virtuale che mi copriva gli occhi non mi ha permesso di decodificare la sua immagine prima di 5 minuti. così entro in cucina, metto su l'acqua per il tè, e mi siedo sulla sedia. e lì, di fianco a me, vedo lei. sembrava la dea kalì. con 346 paia di mani stava imburrando fette biscottate e pan da toast e biscotti e panini con marmellatine di quelle piccole e rotonde e burro bianco. almeno credevo.
-che ci fai a casa mery terry?
-c'è sciopero
-per cosa?
-boh, ecchennessò
-se fai sciopero sarebbe almeno carino che sapessi dire per cosa. non pretendo neanche che tu condivida l'idea
-ma penzo per la legge
-quale legge?
-quella di berlusconi!
e ride.
-ok, buttiamo la colpa su berlusconi e il gioco è fatto
-ecco appunto
mentre mi siedo per ripigliarmi da un dialogo politico alle 9 di mattina, lei continua a roteare in aria fette biscottate e coltelli. ma un panetto di burro, in giro, non c'era. c'era solo una specie di provola sul tavolo. ho avuto paura. paura che spalmasse provola sulle fette biscottate e che ci rovesciasse marmellata sopra. e così, senza pensarci, chiedo:
-scusa, cos'è quella scamorza che hai sul tavolo? te la sei dimenticata fuori dal frigo?
-che scamorza?
-quella lì...
la prende in mano
-ah questa? ma micca è scamorza! è burrino!
-burrino? e cos'è il burrino?
-è burro nella custodia della scamorza
non sono stata a indagare se per "custodia" intendesse "rivestimento esterno". perchè la scamorza micca te la danno in astuccio di plastica con il velcro o la cerniera.
tiro un sospiro di sollievo. dentro la crosta c'è il burro, che viene mantenuto più fresco e naturale. quindi si prende il burro da lì dentro e si butta via il resto. un modo di nutrirsi sano e naturale. brava terry, stai migliorando.
-aaaaaahhhhhhhhhh! credevo che si mangiasse anche quel coso! certo, micca uno può mangiarsi scamorza alle 9 di mattina!
e mi abbandono serena sulla sedia, attorcigliandomi alla spalliera e rendendomi conto che a volte ho dei pregiudizi verso mery terry.
-ma che sei scema? certo che si mangia! prima spalmi il burro sulla fetta biscottata, poi metti la marmellata e poi ti mangi quello che rimane.
cioè scorza di scamorza imbibita di burro.
l'incubo poteva terminare qui. potevo alzarmi, tornare in camera a vestirmi. invece, contrariamente alle aspettative e cogliendomi di sorpresa, mery terry compie un atto che ha dell'incredibile.
-vedi? guarda!
e piglia un pezzo di scamorza imburrata, o burro scamorzato, e se lo ficca in bocca. il burro le colava dagli angoli delle labbra e quando si è passata il tovagliolo per raccogliere ciò che fuoriusciva dalle sue fauci, ho visto il tovagliolo unto riappoggiarsi sul tavolo più pesante di prima. perché c'era dentro un chilo di burro fuso.
-bleah! -faccio io. e la faccia esprimeva al massimo lo schifo.
-ma che sei scimunita? è buonizzimo!
-ma mery terry!!! mangi burro a tocchetti alle 9 di mattina! permetti che mi faccia rimestare le budella?
-ma ci metto la marmellata!
-vedo! ci sono 23 scodellini di zuegg sulla tavola! quanta cazzo ce ne metti!
-la colazione è il pasto più importante del giorno!
-importante, non RIBUTTANTE
-vuoi saggiare?
-assaggiare
-vuoi?
-no grazie, le nausee mattutine le tengo per quando sarò incinta.
-e che, sei incinta?
-no, era un futuro. significa "nell'ipotesi in cui".
mi salva l'acqua. che si mette a bollire e che mi costringe a fare il tè. ma se l'acqua bollisse a 60 gradi invece che a 100, quella mattina avrebbe fatto prima e io non avrei avuto la nausea perchè non avrei visto il burrito di mery terry. la fisica non è per niente intuitiva. è stronza. e non è mai utile quando ti serve.
per una lira ci metto sopra pure lei
-che ci fai a casa mery terry?
-c'è sciopero
-per cosa?
-boh, ecchennessò
-se fai sciopero sarebbe almeno carino che sapessi dire per cosa. non pretendo neanche che tu condivida l'idea
-ma penzo per la legge
-quale legge?
-quella di berlusconi!
e ride.
-ok, buttiamo la colpa su berlusconi e il gioco è fatto
-ecco appunto
mentre mi siedo per ripigliarmi da un dialogo politico alle 9 di mattina, lei continua a roteare in aria fette biscottate e coltelli. ma un panetto di burro, in giro, non c'era. c'era solo una specie di provola sul tavolo. ho avuto paura. paura che spalmasse provola sulle fette biscottate e che ci rovesciasse marmellata sopra. e così, senza pensarci, chiedo:
-scusa, cos'è quella scamorza che hai sul tavolo? te la sei dimenticata fuori dal frigo?
-che scamorza?
-quella lì...
la prende in mano
-ah questa? ma micca è scamorza! è burrino!
-burrino? e cos'è il burrino?
-è burro nella custodia della scamorza
non sono stata a indagare se per "custodia" intendesse "rivestimento esterno". perchè la scamorza micca te la danno in astuccio di plastica con il velcro o la cerniera.
tiro un sospiro di sollievo. dentro la crosta c'è il burro, che viene mantenuto più fresco e naturale. quindi si prende il burro da lì dentro e si butta via il resto. un modo di nutrirsi sano e naturale. brava terry, stai migliorando.
-aaaaaahhhhhhhhhh! credevo che si mangiasse anche quel coso! certo, micca uno può mangiarsi scamorza alle 9 di mattina!
e mi abbandono serena sulla sedia, attorcigliandomi alla spalliera e rendendomi conto che a volte ho dei pregiudizi verso mery terry.
-ma che sei scema? certo che si mangia! prima spalmi il burro sulla fetta biscottata, poi metti la marmellata e poi ti mangi quello che rimane.
cioè scorza di scamorza imbibita di burro.
l'incubo poteva terminare qui. potevo alzarmi, tornare in camera a vestirmi. invece, contrariamente alle aspettative e cogliendomi di sorpresa, mery terry compie un atto che ha dell'incredibile.
-vedi? guarda!
e piglia un pezzo di scamorza imburrata, o burro scamorzato, e se lo ficca in bocca. il burro le colava dagli angoli delle labbra e quando si è passata il tovagliolo per raccogliere ciò che fuoriusciva dalle sue fauci, ho visto il tovagliolo unto riappoggiarsi sul tavolo più pesante di prima. perché c'era dentro un chilo di burro fuso.
-bleah! -faccio io. e la faccia esprimeva al massimo lo schifo.
-ma che sei scimunita? è buonizzimo!
-ma mery terry!!! mangi burro a tocchetti alle 9 di mattina! permetti che mi faccia rimestare le budella?
-ma ci metto la marmellata!
-vedo! ci sono 23 scodellini di zuegg sulla tavola! quanta cazzo ce ne metti!
-la colazione è il pasto più importante del giorno!
-importante, non RIBUTTANTE
-vuoi saggiare?
-assaggiare
-vuoi?
-no grazie, le nausee mattutine le tengo per quando sarò incinta.
-e che, sei incinta?
-no, era un futuro. significa "nell'ipotesi in cui".
mi salva l'acqua. che si mette a bollire e che mi costringe a fare il tè. ma se l'acqua bollisse a 60 gradi invece che a 100, quella mattina avrebbe fatto prima e io non avrei avuto la nausea perchè non avrei visto il burrito di mery terry. la fisica non è per niente intuitiva. è stronza. e non è mai utile quando ti serve.
per una lira ci metto sopra pure lei
21 novembre 2002
mery terry non capisce le cose.
CASO 1.
l'altra settimana la vedo in casa con la giaccaavento e il borsone e le dico:
-sei in partenza?
-no, macchè! perché me lo chiedi?
-perchè di solito non si tiene la giaccaavento in casa. e nemmeno il borsone in mano.
-ah, ma sto andando in palestra!
-allora sei in partenza!
-ti ho detto di no! non parto per nessuna parte! (notare la grammatica)
-ma comunque devi partire da casa per andare in palestra!
-macchè! è qui di sotto!
-porco cazzo, voglio dire... STAI USCENDO?
-sì, vado in palestra.
basta formulare le domande nella forma corretta, a volte.
CASO 2.
-ilè, vedi unppòqqua che ci sta scritto?
-formaggio da fare alla piastra. lo puoi cuocere!
-eh, mallissotto c'è scritta 'na cosa che non capisco
-dove?
-guarda qua. dice mettere sulla piastra e scaldare 5 minuti per parte
-dunque?
-che vuol dire "per parte"?
-vuol dire "da una parte e dall'altra". è una lingua straniera. si chiama ITALIANO.
-e pecchè non hanno scritto "da una parte e dall'altra"?
-perchè speravano che la gente capisse. non hanno considerato te fra i clienti, credo. errore fatale.
e ride. cazzo, non capisce neanche il sarcasmo. un caso disperato.
CASO 3.
-mi metti a posto l'orologio? non ho aggiornato l'ora solare. (non credo abbia detto "aggiornato" però la dipingo meglio di com'è se le regalo vocaboli a lei sconosciuti).
-ma non hai le istruzioni?
-ce le ho a potenza!
-e valle a prendere! io ti aspetto!
ride.
-siccome tu hai un breil come me...
-maria teresa, se sposti le lancette devi mettere la lancetta su "TIME".
-e che vuol dire?
-tempo. sai cos'è?
ride ancora. vaffanculo.
-non so l'inglese (se è per questo non sa neanche l'italiano).
-l'avevo capito. è il capitolo precedente a "METTERE IN PUNTO UN OROLOGIO". ma tu ti sei fermata alla prefazione.
stavolta non ride. sta guardando come metto a posto quell'archibugio del suo orologio.
CASO 4.
ieri sera tardava a rientrare. era col suo uomo? lo scopriremo solo vivendo.
a mezzanotte le mando un sms: HO CHIAMATO I CARABINIERI PERCHE' PREOCCUPATA PER TE. SONO QUI CHE MI CHIEDONO TUOI DATI. ;p ilenia
dopo 2 nanosecondi suona la porta. era lei. con trucco e parrucco di giornata e borsetta a tracolla dei primi Novecento. giaccaavento bianca e pantaloni topomorto. scarpe color topomorto. faccia da topomorto. forse con un topomorto in tasca.
-ma che ti sei impazzita a chiamare i carabinieri?
la lascio andare avanti.
-dove stanno?
-in caserma.
-ahhh, sò rientrati.
-non sono mai usciti.
-ma non li avevi chiamati?
-MA SECONDO TE? ERA UNO SCHERZETTO! COSI', TANTO PER RIDERE! SI CHIAMA IRONIA!
-ehhh, ma l'avevo capito! non ho neanche letto il tuo messaggio!
-se non l'hai letto...
-sì?
-come fai a sapere che te l'ho mandato? e che citavo carabinieri?
ride sguaiatamente. volpona, tenta di uscire dall'inghippo.
-vabbeh, vado a dormire.
-sarà meglio. buonanotte.
-mery terry?
-oh..
-si chiama ironia
-vabbeh, va!
amico caro c'è qualcosa che non va
CASO 1.
l'altra settimana la vedo in casa con la giaccaavento e il borsone e le dico:
-sei in partenza?
-no, macchè! perché me lo chiedi?
-perchè di solito non si tiene la giaccaavento in casa. e nemmeno il borsone in mano.
-ah, ma sto andando in palestra!
-allora sei in partenza!
-ti ho detto di no! non parto per nessuna parte! (notare la grammatica)
-ma comunque devi partire da casa per andare in palestra!
-macchè! è qui di sotto!
-porco cazzo, voglio dire... STAI USCENDO?
-sì, vado in palestra.
basta formulare le domande nella forma corretta, a volte.
CASO 2.
-ilè, vedi unppòqqua che ci sta scritto?
-formaggio da fare alla piastra. lo puoi cuocere!
-eh, mallissotto c'è scritta 'na cosa che non capisco
-dove?
-guarda qua. dice mettere sulla piastra e scaldare 5 minuti per parte
-dunque?
-che vuol dire "per parte"?
-vuol dire "da una parte e dall'altra". è una lingua straniera. si chiama ITALIANO.
-e pecchè non hanno scritto "da una parte e dall'altra"?
-perchè speravano che la gente capisse. non hanno considerato te fra i clienti, credo. errore fatale.
e ride. cazzo, non capisce neanche il sarcasmo. un caso disperato.
CASO 3.
-mi metti a posto l'orologio? non ho aggiornato l'ora solare. (non credo abbia detto "aggiornato" però la dipingo meglio di com'è se le regalo vocaboli a lei sconosciuti).
-ma non hai le istruzioni?
-ce le ho a potenza!
-e valle a prendere! io ti aspetto!
ride.
-siccome tu hai un breil come me...
-maria teresa, se sposti le lancette devi mettere la lancetta su "TIME".
-e che vuol dire?
-tempo. sai cos'è?
ride ancora. vaffanculo.
-non so l'inglese (se è per questo non sa neanche l'italiano).
-l'avevo capito. è il capitolo precedente a "METTERE IN PUNTO UN OROLOGIO". ma tu ti sei fermata alla prefazione.
stavolta non ride. sta guardando come metto a posto quell'archibugio del suo orologio.
CASO 4.
ieri sera tardava a rientrare. era col suo uomo? lo scopriremo solo vivendo.
a mezzanotte le mando un sms: HO CHIAMATO I CARABINIERI PERCHE' PREOCCUPATA PER TE. SONO QUI CHE MI CHIEDONO TUOI DATI. ;p ilenia
dopo 2 nanosecondi suona la porta. era lei. con trucco e parrucco di giornata e borsetta a tracolla dei primi Novecento. giaccaavento bianca e pantaloni topomorto. scarpe color topomorto. faccia da topomorto. forse con un topomorto in tasca.
-ma che ti sei impazzita a chiamare i carabinieri?
la lascio andare avanti.
-dove stanno?
-in caserma.
-ahhh, sò rientrati.
-non sono mai usciti.
-ma non li avevi chiamati?
-MA SECONDO TE? ERA UNO SCHERZETTO! COSI', TANTO PER RIDERE! SI CHIAMA IRONIA!
-ehhh, ma l'avevo capito! non ho neanche letto il tuo messaggio!
-se non l'hai letto...
-sì?
-come fai a sapere che te l'ho mandato? e che citavo carabinieri?
ride sguaiatamente. volpona, tenta di uscire dall'inghippo.
-vabbeh, vado a dormire.
-sarà meglio. buonanotte.
-mery terry?
-oh..
-si chiama ironia
-vabbeh, va!
amico caro c'è qualcosa che non va
20 novembre 2002
LE STRANE PAROLE DELLA LINGUA ITALIANA
la lingua italiana mi sembra bellissima ma questo non le evita di incappare in strani neologismi e coincidenze.
-stazione mobile. è il camioncino dei carramba boys che vigilano nelle città. ma se è stazione deve stare ferma, se è mobile non è più stazione. chi è il genio che si è inventato ‘sta cosa? e non mi dite che è un ossimoro, non fate gli intellettuali. è puramente una contraddizione in termini.
-casalinga. casalinga è la donna che stira, lava, pulisce, spolvera e spazza la casa (ho detto spazza, non scopa. dopo tutte ‘ste faccende una donna non ha più forze per l’amore). il casalingo, invece, è un articolo per la casa: un bicchiere, una terrina, un piatto. terribile e spietata la nostra lingua. ci fa capire subito quale sarà il nostro ruolo in una società che non accetta gli uomini domestici nemmeno a parole.
-segreteria. ha la stessa radice di “segreto”. ecco perché in tutte le segreterie d’Italia scompaiono migliaia di documenti. e nessuno dice dove vanno a finire: è un segreto.
-ministero. strano che ministero e mistero siano parole così simili: sarà per questo che non abbiamo mai saputo nulla di Ustica? o della formula della Coca cola? o di chi cazzo sono figli qui, quo e qua?
-amore. nella radice c’è “amo”. perché per le donne è sovente questione di acchiappare un pesce.
però l'itaiano è anche l'unica lingua -di quelle che conosco io- in cui cuore fa rima con amore. e in cui innamorata fa rima con inculata. strane coincidenze.
si esprimono purissime in noi
la lingua italiana mi sembra bellissima ma questo non le evita di incappare in strani neologismi e coincidenze.
-stazione mobile. è il camioncino dei carramba boys che vigilano nelle città. ma se è stazione deve stare ferma, se è mobile non è più stazione. chi è il genio che si è inventato ‘sta cosa? e non mi dite che è un ossimoro, non fate gli intellettuali. è puramente una contraddizione in termini.
-casalinga. casalinga è la donna che stira, lava, pulisce, spolvera e spazza la casa (ho detto spazza, non scopa. dopo tutte ‘ste faccende una donna non ha più forze per l’amore). il casalingo, invece, è un articolo per la casa: un bicchiere, una terrina, un piatto. terribile e spietata la nostra lingua. ci fa capire subito quale sarà il nostro ruolo in una società che non accetta gli uomini domestici nemmeno a parole.
-segreteria. ha la stessa radice di “segreto”. ecco perché in tutte le segreterie d’Italia scompaiono migliaia di documenti. e nessuno dice dove vanno a finire: è un segreto.
-ministero. strano che ministero e mistero siano parole così simili: sarà per questo che non abbiamo mai saputo nulla di Ustica? o della formula della Coca cola? o di chi cazzo sono figli qui, quo e qua?
-amore. nella radice c’è “amo”. perché per le donne è sovente questione di acchiappare un pesce.
però l'itaiano è anche l'unica lingua -di quelle che conosco io- in cui cuore fa rima con amore. e in cui innamorata fa rima con inculata. strane coincidenze.
si esprimono purissime in noi
di tutti i proverbi che esistono sulla faccia della terra, ce ne sono di quelli che sicuramente sono stati inventati da una donna e di quelli che al 100% una donna non può nemmeno averli pensati.
I PROVERBI INVENTATI DALLE DONNE
-donna baffuta sempre piaciuta. una donna pelosa, stanca di essere presa in giro, ha messo in circolo questa voce. dato che il paese è piccolo e la gente mormora, si è sparsa presto la notizia che se hai i peletti a incorniciarti la bocca sei sicuramente una gran gnocca. per le donne baffute è stata gran festa finché un giorno non è arrivata in città la prima rappresentante Avon con la ceretta a freddo.
-il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. esatto. e quel diavolo di mondial casa vende gli uni e gli altri. è solo che quando ti serve un coperchio in cucina, non hai mai quello della misura giusta. ricorri a piatti e giochi di equilibrismo tra coperchi piccoli e cucchiai di legno. chi è una vera casalinga –con la Inga maiuscola- conosce questa cosa della misteriosa e diabolica sparizione dei coperchi nelle cucine.
-Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi. questo è un ricatto tipico da mamma ossessiva che vuole i figli vicini per le feste. e che puntualmente ti frega anche a Pasqua. perché lo sappiamo benissimo che il vero detto è “Natale con i tuoi e Pasqua pure”. non si scappa.
-chi bello vuole apparire, un po’ deve soffrire. verissimo. e se non ti sei mai fatto una ceretta, non lo puoi capire. a far circolare questo detto è stata una donna che voleva far presente al marito i sacrifici compiuti per conquistarlo. o la rappresentante Avon di cui sopra.
-giallo e caffè fa bello chi non è. questo l’ha inventato mia mamma perché vuole farmi vestire di giallo e marrone inquantoche dice che mi donano. ma io persisto e insisto col verde. anche se mia mamma ribatte con “chi di verde si veste di sua beltà si vanta”. beh, meglio sembrare vanitosa che Titty il Canarino. o Chicco Lavazza.
I PROVERBI SICURAMENTE NON IDEATI DA UNA DONNA
-tra moglie e marito non mettere il dito. noi donne, nei cazzi altrui, oltre al dito ci mettiamo un sacco di altre cose, soprattutto la lingua. e quando siamo in grande spolvero, ci mettiamo di mezzo anche altre persone. è più forte di noi. that's why questa cosa del dito e del marito non è nostra.
-brutto in fasce, bello in piazza. impossibile che una del mio sesso abbia pronunciato tale mostruosità. una mamma vede sempre bellissimo il proprio figlio, anche se nasce come ciribiribì kodak. sicuramente però avrà detto questa cosa a un’altra mamma. perché i figli degli altri, paragonati al tuo, sono comunque dei cessi. è il paradigma dello scarrafone.
-moglie e buoi dei paesi tuoi. questo non può averlo inventato una donna perché per nessuna ragione al mondo le piace essere paragonata al bue. e tantomeno a una vacca.
-nella botte piccola sta il vino buono. questo è un proverbio tipicamente maschile. perché sono loro che hanno il complesso delle dimensioni, si sa.
-non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace. cazzata: è bello ciò che è bello. altrimenti non spenderemmo miliardi in creme, trattamenti rassodanti, antirughe e vestiti che camuffano i difetti fisici. e soprattutto non sprecheremmo tempo e parcelle a dire allo psicanalista che vogliamo un corpo da veline ma ne abbiamo uno da turine.
e vola sulle accuse della gente
a tutti i suoi retaggi indifferente
I PROVERBI INVENTATI DALLE DONNE
-donna baffuta sempre piaciuta. una donna pelosa, stanca di essere presa in giro, ha messo in circolo questa voce. dato che il paese è piccolo e la gente mormora, si è sparsa presto la notizia che se hai i peletti a incorniciarti la bocca sei sicuramente una gran gnocca. per le donne baffute è stata gran festa finché un giorno non è arrivata in città la prima rappresentante Avon con la ceretta a freddo.
-il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. esatto. e quel diavolo di mondial casa vende gli uni e gli altri. è solo che quando ti serve un coperchio in cucina, non hai mai quello della misura giusta. ricorri a piatti e giochi di equilibrismo tra coperchi piccoli e cucchiai di legno. chi è una vera casalinga –con la Inga maiuscola- conosce questa cosa della misteriosa e diabolica sparizione dei coperchi nelle cucine.
-Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi. questo è un ricatto tipico da mamma ossessiva che vuole i figli vicini per le feste. e che puntualmente ti frega anche a Pasqua. perché lo sappiamo benissimo che il vero detto è “Natale con i tuoi e Pasqua pure”. non si scappa.
-chi bello vuole apparire, un po’ deve soffrire. verissimo. e se non ti sei mai fatto una ceretta, non lo puoi capire. a far circolare questo detto è stata una donna che voleva far presente al marito i sacrifici compiuti per conquistarlo. o la rappresentante Avon di cui sopra.
-giallo e caffè fa bello chi non è. questo l’ha inventato mia mamma perché vuole farmi vestire di giallo e marrone inquantoche dice che mi donano. ma io persisto e insisto col verde. anche se mia mamma ribatte con “chi di verde si veste di sua beltà si vanta”. beh, meglio sembrare vanitosa che Titty il Canarino. o Chicco Lavazza.
I PROVERBI SICURAMENTE NON IDEATI DA UNA DONNA
-tra moglie e marito non mettere il dito. noi donne, nei cazzi altrui, oltre al dito ci mettiamo un sacco di altre cose, soprattutto la lingua. e quando siamo in grande spolvero, ci mettiamo di mezzo anche altre persone. è più forte di noi. that's why questa cosa del dito e del marito non è nostra.
-brutto in fasce, bello in piazza. impossibile che una del mio sesso abbia pronunciato tale mostruosità. una mamma vede sempre bellissimo il proprio figlio, anche se nasce come ciribiribì kodak. sicuramente però avrà detto questa cosa a un’altra mamma. perché i figli degli altri, paragonati al tuo, sono comunque dei cessi. è il paradigma dello scarrafone.
-moglie e buoi dei paesi tuoi. questo non può averlo inventato una donna perché per nessuna ragione al mondo le piace essere paragonata al bue. e tantomeno a una vacca.
-nella botte piccola sta il vino buono. questo è un proverbio tipicamente maschile. perché sono loro che hanno il complesso delle dimensioni, si sa.
-non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace. cazzata: è bello ciò che è bello. altrimenti non spenderemmo miliardi in creme, trattamenti rassodanti, antirughe e vestiti che camuffano i difetti fisici. e soprattutto non sprecheremmo tempo e parcelle a dire allo psicanalista che vogliamo un corpo da veline ma ne abbiamo uno da turine.
e vola sulle accuse della gente
a tutti i suoi retaggi indifferente
14 novembre 2002
vi devo raccontare un episodio. ve lo devo raccontare. ci tengo a condividere anche questa parte di me.
IO NON MANGIO CARNE DI CONIGLIO. perché? direte voi. ve lo dico subito, visto che insistete tanto.
quando ero piccola avevo 2 splendidi nonni con una casa in campagna piena di animali, uno dei quali ero io. saltuario come animale da cortile, ma decisivo. c'erano la gabbie coi conigli nell'aia e io li andava a guardare rapita. (mia cugina, invece, ficcava le mani nelle gabbie e c'ha rimesso un pezzo di dito. un coniglio si è sentito violato nella privacy e le ha staccato una falange a morsi). tra i tanti conigli ce n'era una, da me ribattezzata mamma coniglia, che mi piaceva da morire. così le davo da mangiare (tenendo le mie manine sante fuori dalla gabbia) e le selezionavo l'erba migliore. a questo punto s'inseriscono due intepretazioni di codesti fatti:
1) prospettiva di ilenia: "che bello! sto nutrendo un coniglio che diventerà bello e forte e che mi vorrà tanto bene!"
2) prospettiva dei nonni di ilenia: "che furba 'sta bambina! sta ingrassando il coniglio per mangiarselo bello in carne!"
dalla prospettiva 1 è scaturito tanto amore; dalla prospettiva 2 è scaturito un arrosto che mi è stato servito in tavola il giorno di pasqua. da quel giorno non ho più toccato carne di coniglio. ma non ho nemmeno più tentato di alimentarne qualcuno: perchè tu parti con dei buoni propositi e poi non sai mai dove si va a finire.
Il nostro caro angelo
si ciba di radici e poi
IO NON MANGIO CARNE DI CONIGLIO. perché? direte voi. ve lo dico subito, visto che insistete tanto.
quando ero piccola avevo 2 splendidi nonni con una casa in campagna piena di animali, uno dei quali ero io. saltuario come animale da cortile, ma decisivo. c'erano la gabbie coi conigli nell'aia e io li andava a guardare rapita. (mia cugina, invece, ficcava le mani nelle gabbie e c'ha rimesso un pezzo di dito. un coniglio si è sentito violato nella privacy e le ha staccato una falange a morsi). tra i tanti conigli ce n'era una, da me ribattezzata mamma coniglia, che mi piaceva da morire. così le davo da mangiare (tenendo le mie manine sante fuori dalla gabbia) e le selezionavo l'erba migliore. a questo punto s'inseriscono due intepretazioni di codesti fatti:
1) prospettiva di ilenia: "che bello! sto nutrendo un coniglio che diventerà bello e forte e che mi vorrà tanto bene!"
2) prospettiva dei nonni di ilenia: "che furba 'sta bambina! sta ingrassando il coniglio per mangiarselo bello in carne!"
dalla prospettiva 1 è scaturito tanto amore; dalla prospettiva 2 è scaturito un arrosto che mi è stato servito in tavola il giorno di pasqua. da quel giorno non ho più toccato carne di coniglio. ma non ho nemmeno più tentato di alimentarne qualcuno: perchè tu parti con dei buoni propositi e poi non sai mai dove si va a finire.
Il nostro caro angelo
si ciba di radici e poi
COSA FARO' DA GRANDE
"cosa farò da grande". i miei amichetti delle elementari dicevano "io sarò astronauta" oppure "voglio fare la casalinga" oppure "da grande voglio fare il disoccupato". gli unici che hanno realizzato i loro sogni sono gli ultimi. gli altri si sono buttati in altri settori. e io? cosa volevo fare da grande? ho avuto fasi alterne. o per meglio dire, fasi lunari.
-da 0 a 1 anni: non mi ponevo il problema lavoro. per me era una fatica stare nel box o mangiare plasmon. passavo le mie giornate a fare cacca e sparpagliarla nel pannolone. poi ho iniziato a camminare.
-da 1 a 3 anni: correvo e camminavo, a volte usavo il triciclo per fare prima. continuavo a fare cacca, ma la spargevo in giro per la casa perchè non portavo più il pannolone. mi ero evoluta una cifra.
-da 3 a 6 anni: ho scoperto la bicicletta. prima con le ruote e poi senza. mia madre non l'ha mai saputo, ma mentre lei faceva un pisolino io sgattaiolavo fuori di casa e facevo zig-zag nella riga discontinua di mezzeria della strada. una pazza. e la cosa strana è che, nonostante il pericolo, in questi casi non facevo cacca. se la sarebbe fatta sotto mia mamma se avesse saputo di questa mia attività illecita.
-da 6 a 10 anni: con la scuola elementare mi si è aperta una porta sull'ufficio di collocamento. in 1a volevo fare la pastorella perchè guardavo heidi; in 2a avevo deciso di fare l'infermiera nella Seconda Guerra Mondiale perchè lo faceva candy candy; in 3a il programma didattico di storia prevedeva lo studio della Seconda Guerra Mondiale. siccome ho colto -con non poca perspicacia- che la Grande Guerra era finita, per me fare l'infermiera non aveva più senso. e dato che la mia amichetta barbara voleva aprire un tabacchino, ho pensato che mi sarebbe andato bene anche vendere sali e paglie; in 4a la mia amica barbara ha deciso di fare la maga. avendo rotto la nostra società a me non rimaneva che rilevare la sua quota e continuare a vendere sigarette; in 5a mi hanno regalato cicciobello. avendo sviluppato un notevole istinto materno, ho deciso che avrei fatto la moglie e la mamma. per quanto riguarda la cacca, avevo ormai imparato a farla nel water. ma non con assoluta precisione. sporcavo ancora le pareti e dovevi darci giù di scopettino.
-da 10 a 13 anni: il crinale della pubertà. in 1a media volevo fare la giornalista perchè mi sembrava fico e perchè avevo passato le elementari a sentirmi dire che scrivevo bene. le maestre delle elementari, infatti, mi mandavano nelle altre classi a leggere le mie poesie e gli altri alunni erano costretti ad applaudire. che palle, mi sentivo una merda. credo che mi odiassero tutti. per questo ho smesso di scrivere poesie e mi sono buttata sulla lingua asciutta della carta stampata;
in 2a media mi sono presa un anno di pausa e non mi sono posta il problema di cosa volevo diventare, ma DI COME. iniziavano a crescere le tette, il sedere, i fianchi, i baffi. avevo un sacco di beghe da risolvere a livello fisico e non ci pensavo proprio a quello economico. dopo qualche mese arrivarono le mestruazioni. e lì capii che era finita. ero diventata una donna e dovevo assumermi delle responsabilità. per questo diedi una svolta alle mie prospettive lavorative in attesa della 3a media; in 3a media, dunque, sensibilizzata dall'arrivo del mio primo ovulo, decisi fermamente di fare l'interprete. in inglese ero brava e mi piaceva. andata: si voleva diventare traduttrici simultanee.
-da 13 a 18 anni: per tutta la durata del liceo, anche in virtù del fatto che era un liceo linguistico, sono rimasta ferma sulle mie decisioni: sarei diventata interprete. di cosa non lo sapevo. di qualcosa di oscuro, forse. in 5a liceo ero decisa a studiare cinese. poi ho fatto il test per scienze della comunicazione per fare compagnia a un'amica che non voleva andare da sola alla prova d'ammissione. risultato? io arrivo 42ma su 2000 e lei non passa. io mi iscrissi a comunicazione e lei a lingue. ora lei fa l'interprete e io l'autrice. autrice di cosa non si sa. di qualcosa di oscuro. almeno in questo sono rimasta coerente. e la cacca, adesso, riesco a farla centrando il buco.
Hai ragione anche tu
cosa voglio di più
un lavoro io l'ho
"cosa farò da grande". i miei amichetti delle elementari dicevano "io sarò astronauta" oppure "voglio fare la casalinga" oppure "da grande voglio fare il disoccupato". gli unici che hanno realizzato i loro sogni sono gli ultimi. gli altri si sono buttati in altri settori. e io? cosa volevo fare da grande? ho avuto fasi alterne. o per meglio dire, fasi lunari.
-da 0 a 1 anni: non mi ponevo il problema lavoro. per me era una fatica stare nel box o mangiare plasmon. passavo le mie giornate a fare cacca e sparpagliarla nel pannolone. poi ho iniziato a camminare.
-da 1 a 3 anni: correvo e camminavo, a volte usavo il triciclo per fare prima. continuavo a fare cacca, ma la spargevo in giro per la casa perchè non portavo più il pannolone. mi ero evoluta una cifra.
-da 3 a 6 anni: ho scoperto la bicicletta. prima con le ruote e poi senza. mia madre non l'ha mai saputo, ma mentre lei faceva un pisolino io sgattaiolavo fuori di casa e facevo zig-zag nella riga discontinua di mezzeria della strada. una pazza. e la cosa strana è che, nonostante il pericolo, in questi casi non facevo cacca. se la sarebbe fatta sotto mia mamma se avesse saputo di questa mia attività illecita.
-da 6 a 10 anni: con la scuola elementare mi si è aperta una porta sull'ufficio di collocamento. in 1a volevo fare la pastorella perchè guardavo heidi; in 2a avevo deciso di fare l'infermiera nella Seconda Guerra Mondiale perchè lo faceva candy candy; in 3a il programma didattico di storia prevedeva lo studio della Seconda Guerra Mondiale. siccome ho colto -con non poca perspicacia- che la Grande Guerra era finita, per me fare l'infermiera non aveva più senso. e dato che la mia amichetta barbara voleva aprire un tabacchino, ho pensato che mi sarebbe andato bene anche vendere sali e paglie; in 4a la mia amica barbara ha deciso di fare la maga. avendo rotto la nostra società a me non rimaneva che rilevare la sua quota e continuare a vendere sigarette; in 5a mi hanno regalato cicciobello. avendo sviluppato un notevole istinto materno, ho deciso che avrei fatto la moglie e la mamma. per quanto riguarda la cacca, avevo ormai imparato a farla nel water. ma non con assoluta precisione. sporcavo ancora le pareti e dovevi darci giù di scopettino.
-da 10 a 13 anni: il crinale della pubertà. in 1a media volevo fare la giornalista perchè mi sembrava fico e perchè avevo passato le elementari a sentirmi dire che scrivevo bene. le maestre delle elementari, infatti, mi mandavano nelle altre classi a leggere le mie poesie e gli altri alunni erano costretti ad applaudire. che palle, mi sentivo una merda. credo che mi odiassero tutti. per questo ho smesso di scrivere poesie e mi sono buttata sulla lingua asciutta della carta stampata;
in 2a media mi sono presa un anno di pausa e non mi sono posta il problema di cosa volevo diventare, ma DI COME. iniziavano a crescere le tette, il sedere, i fianchi, i baffi. avevo un sacco di beghe da risolvere a livello fisico e non ci pensavo proprio a quello economico. dopo qualche mese arrivarono le mestruazioni. e lì capii che era finita. ero diventata una donna e dovevo assumermi delle responsabilità. per questo diedi una svolta alle mie prospettive lavorative in attesa della 3a media; in 3a media, dunque, sensibilizzata dall'arrivo del mio primo ovulo, decisi fermamente di fare l'interprete. in inglese ero brava e mi piaceva. andata: si voleva diventare traduttrici simultanee.
-da 13 a 18 anni: per tutta la durata del liceo, anche in virtù del fatto che era un liceo linguistico, sono rimasta ferma sulle mie decisioni: sarei diventata interprete. di cosa non lo sapevo. di qualcosa di oscuro, forse. in 5a liceo ero decisa a studiare cinese. poi ho fatto il test per scienze della comunicazione per fare compagnia a un'amica che non voleva andare da sola alla prova d'ammissione. risultato? io arrivo 42ma su 2000 e lei non passa. io mi iscrissi a comunicazione e lei a lingue. ora lei fa l'interprete e io l'autrice. autrice di cosa non si sa. di qualcosa di oscuro. almeno in questo sono rimasta coerente. e la cacca, adesso, riesco a farla centrando il buco.
Hai ragione anche tu
cosa voglio di più
un lavoro io l'ho
12 novembre 2002
ho scoperto che mery terry ha comprato un breil uguale identico spiccicato tale e quale il mio. se da un lato questo la dipinge sempre più come una probabile serial killer compulsiva dall'indecifrabile modus operandi, dall'altro scansa un problema: perchè può anche provare a togliermi tutto, ma non il mio breil. insomma, almeno partiamo da una certezza.
dicendo abbiamo tempo
ci giri intorno
dicendo abbiamo tempo
ci giri intorno
ci sono certe cose che non bisogna assolutamente fare anche se si è da soli. quando credi di non essere scoperto, c'è sempre un dettaglio che avevi scordato e che ti frega. jessica fletcher docet.
COSE DA NON FARE ANCHE SE SI CREDE DI NON ESSERE VISTI
-le puzzette in ascensore. mi raccomando, non cascateci. quando si è soli in ascensore e scappa proprio una puzzetta, la si molla. il problema è che nel 90% dei casi al piano immediatamente successivo qualcun'altro sale in ascensore. e sentendo l'odore non può che incolpare voi. se non volete passare per il puzzone dell'azienda, tenetevela fino al bagno. o al prossimo balcone. o mollatela se in ascensore ci sono altre persone. almeno la colpa si ripartisce equamente tra tutti.
-scaccolarsi il naso in macchina. non so perché ma tutti, proprio tutti, quando siamo in macchina ci scaccoliamo il naso credendo di non essere visti. i vetri e l'essere chiusi in auto ci dà la stessa sensazione di essere chiusi in casa. uè, ragazzi, il parabrezza è trasparente! da fuori tutti i passanti vedono che state facendo free-climbing nella narice. e non solo: nello specchietto retrovisore lo vede l'auto davanti a te, l'auto dietro ti vede nel TUO specchietto retrovisore e tu sei fottuto. ci sono un sacco di motivi per cui questa cattiva abitudine va evitata. anche perchè poi non si sa mai dove attaccare la pallina di muco.
-alzare il medio alle spalle del capo. se avete la smisurata fortuna che il capo non si giri mentre avete il medio bello eretto nel tentativo di mandarlo 'affanculo, quasi sicuramente ci sarà uno specchio o una vetrata davanti a voi. e lui vedrà la vostra immagine riflessa e il vostro medio alzato. in quel caso, cominciate ad aggiornare il curriculum.
-parlare mentre siete in attesa al telefono. ho scoperto che quando siete in attesa, magari con una musichetta del ciupolo in sottofondo, molte volte dall'altra parte vi sentono. e voi, che siete lì a non far nulla, partite con frasi del tipo: "ma tu guarda 'sta deficiente di segretaria quanto ci mette... sì, sono al telefono con quei cretini della ditta Taldeitali... stasera mi sa che mi faccio la ceretta: ho certi pelazzi nella gambe...". voi state facendo i brillanti mentre dall'altro capo, con enorme soddisfazione, si stanno facendo grasse risate. oppure si stanno offendendo a morte. eviterei la logorrea, dunque.
-annusarsi le ascelle. a tutti, almeno una volta a settimana, capita di verificare se dalle ascelle escono gas dannosi per il buco dell'ozono. e tutti lo facciamo nella solitudine dell'ufficio, quando gli altri sono a pranzo o sono in riunione. ve lo giuro, non vi fidate. perchè sicuramente un operaio, in quel momento, sta pulendo i vetri dell'azienda e urlerà: "boia d'un mond leder! ghè una in un ufisi klas nesa al laseini... melnetta!"
TRADUZIONE DAL CARPIGIANO: "decapitatore di un pianeta che ruba! c'è una in un ufficio che si annusa le ascelle... sporcacciona!"
essere lo zimbello degli operai che vi sputtanano per tutti gli altri 127.000 vetri dell'azienda non è bello!
-togliersi le mutande da in mezzo alle chiappe. quando vi spostate lo slip da in mezzo al sedere c'è sempre qualcuno dietro di voi. sempre. che esca da una curva, da un portone, da angolo, comunque c'è. se è gentile vi dice: "fastidioso, eh?"
se è un cafone vi fa: "signorina, vuole che lo faccia io?"
quando già credevo di esserci riuscito
son caduto
COSE DA NON FARE ANCHE SE SI CREDE DI NON ESSERE VISTI
-le puzzette in ascensore. mi raccomando, non cascateci. quando si è soli in ascensore e scappa proprio una puzzetta, la si molla. il problema è che nel 90% dei casi al piano immediatamente successivo qualcun'altro sale in ascensore. e sentendo l'odore non può che incolpare voi. se non volete passare per il puzzone dell'azienda, tenetevela fino al bagno. o al prossimo balcone. o mollatela se in ascensore ci sono altre persone. almeno la colpa si ripartisce equamente tra tutti.
-scaccolarsi il naso in macchina. non so perché ma tutti, proprio tutti, quando siamo in macchina ci scaccoliamo il naso credendo di non essere visti. i vetri e l'essere chiusi in auto ci dà la stessa sensazione di essere chiusi in casa. uè, ragazzi, il parabrezza è trasparente! da fuori tutti i passanti vedono che state facendo free-climbing nella narice. e non solo: nello specchietto retrovisore lo vede l'auto davanti a te, l'auto dietro ti vede nel TUO specchietto retrovisore e tu sei fottuto. ci sono un sacco di motivi per cui questa cattiva abitudine va evitata. anche perchè poi non si sa mai dove attaccare la pallina di muco.
-alzare il medio alle spalle del capo. se avete la smisurata fortuna che il capo non si giri mentre avete il medio bello eretto nel tentativo di mandarlo 'affanculo, quasi sicuramente ci sarà uno specchio o una vetrata davanti a voi. e lui vedrà la vostra immagine riflessa e il vostro medio alzato. in quel caso, cominciate ad aggiornare il curriculum.
-parlare mentre siete in attesa al telefono. ho scoperto che quando siete in attesa, magari con una musichetta del ciupolo in sottofondo, molte volte dall'altra parte vi sentono. e voi, che siete lì a non far nulla, partite con frasi del tipo: "ma tu guarda 'sta deficiente di segretaria quanto ci mette... sì, sono al telefono con quei cretini della ditta Taldeitali... stasera mi sa che mi faccio la ceretta: ho certi pelazzi nella gambe...". voi state facendo i brillanti mentre dall'altro capo, con enorme soddisfazione, si stanno facendo grasse risate. oppure si stanno offendendo a morte. eviterei la logorrea, dunque.
-annusarsi le ascelle. a tutti, almeno una volta a settimana, capita di verificare se dalle ascelle escono gas dannosi per il buco dell'ozono. e tutti lo facciamo nella solitudine dell'ufficio, quando gli altri sono a pranzo o sono in riunione. ve lo giuro, non vi fidate. perchè sicuramente un operaio, in quel momento, sta pulendo i vetri dell'azienda e urlerà: "boia d'un mond leder! ghè una in un ufisi klas nesa al laseini... melnetta!"
TRADUZIONE DAL CARPIGIANO: "decapitatore di un pianeta che ruba! c'è una in un ufficio che si annusa le ascelle... sporcacciona!"
essere lo zimbello degli operai che vi sputtanano per tutti gli altri 127.000 vetri dell'azienda non è bello!
-togliersi le mutande da in mezzo alle chiappe. quando vi spostate lo slip da in mezzo al sedere c'è sempre qualcuno dietro di voi. sempre. che esca da una curva, da un portone, da angolo, comunque c'è. se è gentile vi dice: "fastidioso, eh?"
se è un cafone vi fa: "signorina, vuole che lo faccia io?"
quando già credevo di esserci riuscito
son caduto
08 novembre 2002
ieri sera abbiamo scaravoltato la casa per dotare giovanna di un letto. e io e mery terry ci intendevamo alla perfezione. io davo gli ordini e lei eseguiva. quando si tratta di fare le cose da maschio, lei si sottomette completamente alla mia volontà e riconosce la mia superiorità nella gestione logistica e architettonica degli ambienti. insomma, le volevo quasi bene. e credo che anche lei me ne voglia. ho notato che da un po' di tempo copia alcune cosucce che ho in casa.
COSE CHE MERY TERRY MI COPIA:
-il detergente intimo, venus alle vitamine. probabilmente, dato che si stanno risvegliando i suoi istinti primordiali, vorrà energizzare la pucchiacca.
-l'acqua da bere. io ingurgito san bernardo, lei prima beveva solo guizza. adesso lei beve san bernardo e io sono passata all'evian. come madonna. no, forse madonna beve la perrier. non mi ricordo. comunque beve un'acqua francese.
-lo shampoo. si chiama elution e si compra in farmacia. ma questo forse è uguale per puro caso.
-l'estetista. che è sorella di una mia collega. vado da lei perchè nonostante la scomodità mi fa dei prezzi buoni e mi accoglie a qualsiasi orario, anche a negozio chiuso. ma per mery terry non ci sono questi vantaggi. eppure mi chiede sempre di dirle quando ho un appuntamento perchè vuole venire con me.
-il bollitore. lei non ha mai avuto un bollitore e adesso ne ha uno uguale al mio. voglio pensare che anche questo sia un caso.
-operazione trionfo. di solito al mercoledì ero costretta a guardare incantesimo adesso mery terry schiacchia il telecomando su italia 1 e guarda operazione trionfo con me. e se io al mercoledì esco, lo guarda e quando torno mi riassume chi è stato eliminato, chi è stato salvato dalla giuria e chi dai compagni. e addiritttura mi sa dire con che percentuale di voto.
questa percentuale di plagio, su un campione demoscopico così ristretto, insospettisce. ma io voglio darle una possibilità. nel caso avesse deciso di imitarmi, devo dire che dimostra notevole buon gusto.
lei è sempre a casa che aspetta me
COSE CHE MERY TERRY MI COPIA:
-il detergente intimo, venus alle vitamine. probabilmente, dato che si stanno risvegliando i suoi istinti primordiali, vorrà energizzare la pucchiacca.
-l'acqua da bere. io ingurgito san bernardo, lei prima beveva solo guizza. adesso lei beve san bernardo e io sono passata all'evian. come madonna. no, forse madonna beve la perrier. non mi ricordo. comunque beve un'acqua francese.
-lo shampoo. si chiama elution e si compra in farmacia. ma questo forse è uguale per puro caso.
-l'estetista. che è sorella di una mia collega. vado da lei perchè nonostante la scomodità mi fa dei prezzi buoni e mi accoglie a qualsiasi orario, anche a negozio chiuso. ma per mery terry non ci sono questi vantaggi. eppure mi chiede sempre di dirle quando ho un appuntamento perchè vuole venire con me.
-il bollitore. lei non ha mai avuto un bollitore e adesso ne ha uno uguale al mio. voglio pensare che anche questo sia un caso.
-operazione trionfo. di solito al mercoledì ero costretta a guardare incantesimo adesso mery terry schiacchia il telecomando su italia 1 e guarda operazione trionfo con me. e se io al mercoledì esco, lo guarda e quando torno mi riassume chi è stato eliminato, chi è stato salvato dalla giuria e chi dai compagni. e addiritttura mi sa dire con che percentuale di voto.
questa percentuale di plagio, su un campione demoscopico così ristretto, insospettisce. ma io voglio darle una possibilità. nel caso avesse deciso di imitarmi, devo dire che dimostra notevole buon gusto.
lei è sempre a casa che aspetta me
07 novembre 2002
DEDICATA A TUTTI I BLOGGHISTI, BLOGGHIANI, BLOGGATORI, BLOGGATARI ma soprattutto BLOGGATURI
Le mie parole sono sassi, precisi e aguzzi,
pronti da scagliare,
su facce vulnerabili e indifese,
sono nuvole sospese, gonfie di sottintesi,
che accendono negli occhi infinite attese
sono gocce preziose, indimenticate,
a lungo spasimate e poi centellinate,
sono frecce infuocate che il vento o la fortuna
sanno indirizzare
Sono lampi dentro a un pozzo, cupo e abbandonato,
un viso sordo e muto che l’amore ha illuminato,
sono foglie cadute, promesse dovute,
che il tempo ti perdoni per averle pronunciate
sono note stonate, sul foglio capitate per sbaglio,
tracciate e poi dimenticate,
le parole che ho detto, oppure ho creduto di dire,
lo ammetto
strette tra i denti, passate, ricorrenti, inaspettate,
sentite o sognate...
Le mie parole son capriole, palle di neve al sole,
razzi incandescenti prima di scoppiare,
sono giocattoli e zanzare, sabbia da ammucchiare,
piccoli divieti a cui disobbedire
sono andate a dormire, sorprese da un dolore profondo
che non mi riesce di spiegare
fanno come gli pare, si perdono al buio per poi ritornare
Sono notti interminate, scoppi di risate,
facce sovraesposte per il troppo sole,
sono queste le parole,
dolci o rancorose, piene di rispetto oppure indecorose
Sono mio padre e mia madre,
un bacio a testa prima del sonno
un altro prima di partire,
le parole che ho detto,
e chissà quante ancora devono venire...
strette tra i denti risparmiano i presenti, immaginate,
sentite o sognate spade, fendenti,
al buio sospirate, perdonate, da un palmo soffiate
di Gino De Crescenzo in arte Pacifico (oltre che nel suo album "Pacifico" la trovate anche nell'ultimo Cd di samuele bersani)
Le mie parole sono sassi, precisi e aguzzi,
pronti da scagliare,
su facce vulnerabili e indifese,
sono nuvole sospese, gonfie di sottintesi,
che accendono negli occhi infinite attese
sono gocce preziose, indimenticate,
a lungo spasimate e poi centellinate,
sono frecce infuocate che il vento o la fortuna
sanno indirizzare
Sono lampi dentro a un pozzo, cupo e abbandonato,
un viso sordo e muto che l’amore ha illuminato,
sono foglie cadute, promesse dovute,
che il tempo ti perdoni per averle pronunciate
sono note stonate, sul foglio capitate per sbaglio,
tracciate e poi dimenticate,
le parole che ho detto, oppure ho creduto di dire,
lo ammetto
strette tra i denti, passate, ricorrenti, inaspettate,
sentite o sognate...
Le mie parole son capriole, palle di neve al sole,
razzi incandescenti prima di scoppiare,
sono giocattoli e zanzare, sabbia da ammucchiare,
piccoli divieti a cui disobbedire
sono andate a dormire, sorprese da un dolore profondo
che non mi riesce di spiegare
fanno come gli pare, si perdono al buio per poi ritornare
Sono notti interminate, scoppi di risate,
facce sovraesposte per il troppo sole,
sono queste le parole,
dolci o rancorose, piene di rispetto oppure indecorose
Sono mio padre e mia madre,
un bacio a testa prima del sonno
un altro prima di partire,
le parole che ho detto,
e chissà quante ancora devono venire...
strette tra i denti risparmiano i presenti, immaginate,
sentite o sognate spade, fendenti,
al buio sospirate, perdonate, da un palmo soffiate
di Gino De Crescenzo in arte Pacifico (oltre che nel suo album "Pacifico" la trovate anche nell'ultimo Cd di samuele bersani)
oggi chiacchieravo del più e del meno con colleghi vari quando mi è venuto in mente un particolare scabroso della mia vita che avevo completamente rimosso. me ne vergogno così tanto che per quasi 700 giorni l'ho cancellato dalla mente.
due anni fa ho avuto il coraggio e l'incoscienza di fare un cameo in un film dei fratelli vanzina. carlo viene in studio a passaparola e dice che ha bisogno di un uomo e una donna che fingano di essere concorrenti del gioco. io ho dovuto fare la donna del caso. e dico le mie belle battute senza chiedere che film era, come si intitolava, chi erano i protagonisti. liquido la cosa con 2 minuti di riprese e cerco di capire i risvolti della vicenda, ma nessuno sa nulla.
dopo qualche giorno la segretaria di vanzina, carinissima, mi dice che il film sarebbe uscito ad aprile con un titolo altamente culturale: "E ADESSO SESSO". sono morta dentro. il mio nome e la mia faccia sarebbero apparsi tra le chiappe e le tette e le trombate di eva henger. mi sono sentita gelare i globuli bianchi in un secondo: non avevo più difese immunitarie.
nell'attimo seguente mi balena un pensiero che mi dà il colpo di grazia: e come lo dico a mia mamma? già mi immaginavo...
-mamma, sai, ho fatto una particina in un film...
-oh, che bello, quale? dico subito alle mie amiche che lo vadano a vedere...
-ma è una parte piccola, non importa!
-ma come? mia figlia fa un film e io non lo dico? dai, dimmi il titolo!
-mamma, veramente, fa lo stesso...
-ILENIAAAAAAAAAAA!
(quando mia mamma mi chiama ilenia per intero vuol dire che è finita)
-si chiama "e adesso sesso"...
STONF
-pronto? ambulanza? sì, c'è una donna svenuta sul pavimento. è mia madre. ma quando lei si risveglierà negherà di esserlo. vi spiego dopo il perchè, è una brutta storia di pornografia...
il film non è mai uscito al cinema, solo in vhs, tanto faceva schifo. e la parte che mi riguardava è stata tagliata. forse perchè ero troppo vestita. fatto sta che la mia reputazione è salva e mia madre incolume. la mia faccia esiste solo nel girato originale, che fortunatamente in montaggio è stata tagliata. per il bene nostro e di tutta la mia santa vita.
io dovrei percio' soffrire
da adesso
per ragioni ovvie
di orgoglio e di sesso
e invece niente no
due anni fa ho avuto il coraggio e l'incoscienza di fare un cameo in un film dei fratelli vanzina. carlo viene in studio a passaparola e dice che ha bisogno di un uomo e una donna che fingano di essere concorrenti del gioco. io ho dovuto fare la donna del caso. e dico le mie belle battute senza chiedere che film era, come si intitolava, chi erano i protagonisti. liquido la cosa con 2 minuti di riprese e cerco di capire i risvolti della vicenda, ma nessuno sa nulla.
dopo qualche giorno la segretaria di vanzina, carinissima, mi dice che il film sarebbe uscito ad aprile con un titolo altamente culturale: "E ADESSO SESSO". sono morta dentro. il mio nome e la mia faccia sarebbero apparsi tra le chiappe e le tette e le trombate di eva henger. mi sono sentita gelare i globuli bianchi in un secondo: non avevo più difese immunitarie.
nell'attimo seguente mi balena un pensiero che mi dà il colpo di grazia: e come lo dico a mia mamma? già mi immaginavo...
-mamma, sai, ho fatto una particina in un film...
-oh, che bello, quale? dico subito alle mie amiche che lo vadano a vedere...
-ma è una parte piccola, non importa!
-ma come? mia figlia fa un film e io non lo dico? dai, dimmi il titolo!
-mamma, veramente, fa lo stesso...
-ILENIAAAAAAAAAAA!
(quando mia mamma mi chiama ilenia per intero vuol dire che è finita)
-si chiama "e adesso sesso"...
STONF
-pronto? ambulanza? sì, c'è una donna svenuta sul pavimento. è mia madre. ma quando lei si risveglierà negherà di esserlo. vi spiego dopo il perchè, è una brutta storia di pornografia...
il film non è mai uscito al cinema, solo in vhs, tanto faceva schifo. e la parte che mi riguardava è stata tagliata. forse perchè ero troppo vestita. fatto sta che la mia reputazione è salva e mia madre incolume. la mia faccia esiste solo nel girato originale, che fortunatamente in montaggio è stata tagliata. per il bene nostro e di tutta la mia santa vita.
io dovrei percio' soffrire
da adesso
per ragioni ovvie
di orgoglio e di sesso
e invece niente no
06 novembre 2002
chiunque tu sia, io ti ringrazio. perché la rendi felice, perché le hai dato il sorriso, perché la porti al cinema. sei l’uomo che le ha tolto la fronte corrugata, i capelli raccolti, i vestiti dimessi. grazie a te si alza canticchiando la mattina, guarda alle giornate piovose come se ci fosse il sole, saltella nel tragitto verso la metro. è per te che si trucca la mattina, che si fa le maschere di bellezza e si guarda allo specchio prima di uscire. prima che tu arrivassi nella sua vita si alzava malvolentieri, sbuffava perché la vita era grigia, era pessimista. è pensando a te che si spruzza il profumo, guarda ansiosa il telefono, fa gli scherzi alle amiche. il tuo volto la fa camminare sulle nuvole, le illumina le gote, le fa risplendere gli occhi. grazie, chiunque tu sia. perché sei l’uomo che l’ha fatta innamorare. ma soprattutto grazie perché per piacerti pensa alla linea. e mangia solo insalata. insalata, capisci? non si cucina più nulla. niente zucchine, niente melanzane, niente arrosti. oggi è un grande giorno per il popolo italiano. perché mery terry è innamorata. e ha smesso coi sughi e le fusioni atomiche di formaggi. ora in casa non siamo più costrette a guardare “incantesimo” e “chi l’ha visto”. ora il suo incantesimo sei tu. e finalmente un moroso l’ha visto anche lei. grazie, mio piccolo grande eroe. perché ti sei sacrificato per l’umanità. e tu, soltanto tu, ti sorbirai le sue schifezze quando, da mogliettina innamorata, ti servirà verze all’emmenthal e sedano al ragù potentino. grazie, ovunque e chiunque tu sia. e resisti. sii uomo vero. io aprirò una sottoscrizione per sostenerti. perché un po’ ti amo anch’io.
io sono un disperato
perchè ti voglio amare
io sono un disperato
perchè ti voglio amare
comunque mino mi manca tanto e lo sogno ancora. stanotte ho sognato che era ancora vivo. io tornavo a casa e lo vedevo sul davanzale, bello, nero, con lo sguardo rapace. lo prendevo in braccio e gli dicevo: “mino, sei vivo… che bello! allora era un brutto sogno che ti avevo seppellito!” purtroppo era un sogno bello quello che stavo facendo. svegliarsi e capire che non c’è proprio speranza di rivederlo è stato amaro. mi si è asciugata la bocca e mi è venuta voglia di rituffarmi sotto le coperte per ritornare al punto in cui ero. poi ho pensato che ho avuto risvegli peggiori e che ho altri due gatti da amare. così mi sono alzata, ho aperto la finestra e ho respirato a fondo.
posso cercare di convincere me stessa finché voglio, ma quel gatto resta insostituibile. e avrò avuto risvegli peggiori, sì, e la vita è bella. ma senza mino la vita è un po’ meno pelosa.
che vita! ah, puoi dirlo, sento sempre il peso
di un ricordo appeso il collo.
(samuele bersani)
posso cercare di convincere me stessa finché voglio, ma quel gatto resta insostituibile. e avrò avuto risvegli peggiori, sì, e la vita è bella. ma senza mino la vita è un po’ meno pelosa.
che vita! ah, puoi dirlo, sento sempre il peso
di un ricordo appeso il collo.
(samuele bersani)
LA FICTION CHE FA PIANGERE
c’è stato un periodo in cui mi vantavo non piangere mai per le cose che vedevo in tv o al cinema. c’erano poche pellicole e poche scene che mi avevano commosso. ora invece sono proprio diventata una femminuccia e smoccolo con poco. ma ricordo con affetto quei fotogrammi che sono rimasti insuperabili per anni.
-10° posto: “fiori d’acciaio”. la solidarietà tra donne mi smuove il duodeno. perché nell’amicizia ci credo follemente.
-9° posto: “la gabbianella e il gatto”. quando lei si libra nell’aria c’è tutta la libertà mancata di sepulveda che s’invola con lei. e anche se in sottofondo canta spagna, noi non ci facciamo caso e pigliamo il fazzoletto commossi. o forse piangiamo proprio per la disperazione di sentire spagna cantare. non so.
-8° posto: “passaparola”, puntate varie. ultima puntata dell’edizione 1999/2000. era il mio primo anno e all’ultima registrazione scoppiai in lacrime come una bambina. dalla regia mi fecero un primo piano e per una settimana mi chiamarono “il caso umano”.
puntata dell’8 gennaio 2001: roberto mantovani vince 500 milioni. io piangevo più di lui. fu lui a consolarmi.
puntata del 30 giugno 2001: mi fu dedicata dal vivo “just the way you are” di billy joel. ero davvero felice.
-7° posto: “la collina dei conigli”. adoro i conigli e mi ricordo che ho visto questo film in colonia in valsugana. stavo così male che il giorno dopo mi hanno fatto vincere il torneo di “otello” per tirarmi su.
-6° posto: “shine”. quando lui alla fine del film fa finalmente il suo concerto. se qualcuno realizza i suoi sogni non posso fare a meno di piangere. sono felice per loro come se io stessa avessi realizzato il mio sogno.
-5° posto: “via col vento”. da quando ho 6 anni lo guardo annualmente a fianco di mia mamma. e fino ai 15 anni piangevo quando rhett usciva sbattendo la porta e infischiandosene francamente. dai 15 anni ad ora non piango. perché so che rossella è cazzuta e lo riconquisterà. dopo i 15 anni, infatti, ho avuto la svolta femminista e ho capito.
-4° posto: “daitarn III”. quando haran banjo non sceglie reika (la mora). essendo mora io tenevo per lei. banjo fa sfracelli con l’energia solare ma non sa scegliere tra due donne, tra reika e l'altra bionda svampita beauty. un minchione.
-3° posto: “schindler’s list”. quando i sopravvissuti portano una pietra sulla tomba di oskar. al cinema “corso” di carpi stanno ancora tirando su col mocio tutta l’acqua sgorgata dai miei condotti lacrimali.
-2° posto: “patch adams”. perché anch’io presto andrò a fare il clown in corsia e farò ridere i bambini. non l’ho potuto fare per mio fratello. lo farò per il fratellino di qualcun altro.
-1° posto assoluto: “candy candy”. quando lei parte per fare l’infermiera e deve lasciare alla Casa di Pony il suo procione “clean”. lei è sul treno e vede che lui non è andato a salutarla. sconsolata, pensa che non lo rivedrà. ma quando i vagoni si mettono in moto clean sbuca dalla stazione e la insegue sulle rotaie. lei gli urla di fermarsi ma lui continua a correre e correre e correre. finchè il treno ingrana e corre più veloce di lui. l’immagine di clean che rimane fermo sulla traversine e guardare candy allontanarsi è una delle più strazianti che uno sceneggiatore abbia mai saputo concepire.
ne ho visto un altro che più lacrime non ha
c’è stato un periodo in cui mi vantavo non piangere mai per le cose che vedevo in tv o al cinema. c’erano poche pellicole e poche scene che mi avevano commosso. ora invece sono proprio diventata una femminuccia e smoccolo con poco. ma ricordo con affetto quei fotogrammi che sono rimasti insuperabili per anni.
-10° posto: “fiori d’acciaio”. la solidarietà tra donne mi smuove il duodeno. perché nell’amicizia ci credo follemente.
-9° posto: “la gabbianella e il gatto”. quando lei si libra nell’aria c’è tutta la libertà mancata di sepulveda che s’invola con lei. e anche se in sottofondo canta spagna, noi non ci facciamo caso e pigliamo il fazzoletto commossi. o forse piangiamo proprio per la disperazione di sentire spagna cantare. non so.
-8° posto: “passaparola”, puntate varie. ultima puntata dell’edizione 1999/2000. era il mio primo anno e all’ultima registrazione scoppiai in lacrime come una bambina. dalla regia mi fecero un primo piano e per una settimana mi chiamarono “il caso umano”.
puntata dell’8 gennaio 2001: roberto mantovani vince 500 milioni. io piangevo più di lui. fu lui a consolarmi.
puntata del 30 giugno 2001: mi fu dedicata dal vivo “just the way you are” di billy joel. ero davvero felice.
-7° posto: “la collina dei conigli”. adoro i conigli e mi ricordo che ho visto questo film in colonia in valsugana. stavo così male che il giorno dopo mi hanno fatto vincere il torneo di “otello” per tirarmi su.
-6° posto: “shine”. quando lui alla fine del film fa finalmente il suo concerto. se qualcuno realizza i suoi sogni non posso fare a meno di piangere. sono felice per loro come se io stessa avessi realizzato il mio sogno.
-5° posto: “via col vento”. da quando ho 6 anni lo guardo annualmente a fianco di mia mamma. e fino ai 15 anni piangevo quando rhett usciva sbattendo la porta e infischiandosene francamente. dai 15 anni ad ora non piango. perché so che rossella è cazzuta e lo riconquisterà. dopo i 15 anni, infatti, ho avuto la svolta femminista e ho capito.
-4° posto: “daitarn III”. quando haran banjo non sceglie reika (la mora). essendo mora io tenevo per lei. banjo fa sfracelli con l’energia solare ma non sa scegliere tra due donne, tra reika e l'altra bionda svampita beauty. un minchione.
-3° posto: “schindler’s list”. quando i sopravvissuti portano una pietra sulla tomba di oskar. al cinema “corso” di carpi stanno ancora tirando su col mocio tutta l’acqua sgorgata dai miei condotti lacrimali.
-2° posto: “patch adams”. perché anch’io presto andrò a fare il clown in corsia e farò ridere i bambini. non l’ho potuto fare per mio fratello. lo farò per il fratellino di qualcun altro.
-1° posto assoluto: “candy candy”. quando lei parte per fare l’infermiera e deve lasciare alla Casa di Pony il suo procione “clean”. lei è sul treno e vede che lui non è andato a salutarla. sconsolata, pensa che non lo rivedrà. ma quando i vagoni si mettono in moto clean sbuca dalla stazione e la insegue sulle rotaie. lei gli urla di fermarsi ma lui continua a correre e correre e correre. finchè il treno ingrana e corre più veloce di lui. l’immagine di clean che rimane fermo sulla traversine e guardare candy allontanarsi è una delle più strazianti che uno sceneggiatore abbia mai saputo concepire.
ne ho visto un altro che più lacrime non ha
venerdì mattina sono andata con la mia mamma al cimitero. alle 8 eravamo davanti alla scritta "requiescant in pace" ad aspettare che aprissero. neanche ai saldi c'è così tanta gente ad aspettare l'orario di apertura. sembrava harrod's il primo giorno di sconti.
facciamo un giro dei nostri cari e saliamo per una scala. io vado davanti e dopo 2 secondi sento un tonfo. mi giro e vedo mia madre a terra. era inciampata.
-mamma, tutto bene?
-mi sono rotta un braccio.
dramma. la porto subito al pronto soccorso e stiamo lì tutta la mattina per cercare di capire se si era rotta qualcosa. dopo 2 o 3 ore la dimettono ma si raccomandano che torni il giorno dopo. non c'era l'ortopedico e non si potevano pronunciare in maniera definitiva. così le metto una pomata, la fascio e le dico di stare tranquilla, che avrei pensato a tutto io. l'importante era che stesse immobile.
il giorno dopo torniamo all'ospedale. al pronto soccorso avevano perso le lastre e ci rispediscono in radiologia a rifarle. carino da parte loro. arriviamo in reparto e l'infermiera di turno mi dice che si sono rotte le macchine e che le lastre si strappano mentre escono. stiamo ad aspettare 2 ore, con un bambino che si lamentava per il dolore a un polmone. urlava "mammaaa" e io non potevo fare nulla per lui. mia mamma, al contrario, stava bene e si prospettava sempre più l'ipotesi che non avesse una frattura.
finalmente passa un medico che urla trionfante che ha ritrovato le nostre lastre e che possiamo tornare al pronto soccorso. mia mamma, che è una tipa sveglia come pochi, le dice:
-ma al pronto soccorso mi hanno detto di andare dall'ortopedico!
-ahhh... allora vada su dall'ortopedico al 3° piano.
meno male che la mamma si era ricordata questa cosa, altrimenti saremmo tornate in mezzo alle urgenze e alle ambulanze.
è in ortopedia che conosco la sig.ra novella, che mi espone tutta la sua cartella clinica dal '52 ad oggi. e anche quella di sua madre e suo marito. avrei potuto farle io la diagnosi con tutti i particolari che mi ha dato e con i rudimenti di medicina che ho dopo aver seguito E.R.
-ECG, emocromo, emogas.... intuba, intuba, intuba... lo stiamo perdendo... pupille isocoriche normoreagenti...
la sig.ra novella entra prima di mia madre ma esce subito perchè avevano perso la sua cartella 5 minuti prima. l'avevano data per sbaglio ad un altro paziente e stavano allertando l'ospedale per capire dove fosse finito questo. la sig.ra novella è davvero sfigata.
finalmente la mia mamma entra dall'ortopedico che guarda le lastre, la visita e le diagnostica una distorsione al polso.
usciamo felici dall'ospedale, lasciando alla sua sorte la sig.ra novella. e ce ne andiamo a casa a mangiare i tortelli di zucca. tutto è bene ciò che finisce fuori dall'ospedale.
comunque sia chiaro. anche dopo questa esperienza non voglio cadere nella retorica della malasanità. è vero, avevano perso lastre e cartelle ma sono pezzi di carta. quante volte voi in ufficio perdete fogli e fotocopie? siamo tutti umani, si sbaglia. se si è disposti a non infuriarsi, che è troppo facile, si ha la mente fredda per cercare la soluzione al guaio. e non farsi venire un'ulcera. che poi te la diagnosticano ma ti perdono la cartella. e tu daccapo.
ricordiamoci con chi e cosa hanno a che fare i medici e gli infermieri tutti i giorni. e che spesso sono loro le prime vittime di un sistema che ha delle pecche ma che cerca spesso di fare tutto quello che può.
io restavo a guardarli cercando il
coraggio per imitarli
facciamo un giro dei nostri cari e saliamo per una scala. io vado davanti e dopo 2 secondi sento un tonfo. mi giro e vedo mia madre a terra. era inciampata.
-mamma, tutto bene?
-mi sono rotta un braccio.
dramma. la porto subito al pronto soccorso e stiamo lì tutta la mattina per cercare di capire se si era rotta qualcosa. dopo 2 o 3 ore la dimettono ma si raccomandano che torni il giorno dopo. non c'era l'ortopedico e non si potevano pronunciare in maniera definitiva. così le metto una pomata, la fascio e le dico di stare tranquilla, che avrei pensato a tutto io. l'importante era che stesse immobile.
il giorno dopo torniamo all'ospedale. al pronto soccorso avevano perso le lastre e ci rispediscono in radiologia a rifarle. carino da parte loro. arriviamo in reparto e l'infermiera di turno mi dice che si sono rotte le macchine e che le lastre si strappano mentre escono. stiamo ad aspettare 2 ore, con un bambino che si lamentava per il dolore a un polmone. urlava "mammaaa" e io non potevo fare nulla per lui. mia mamma, al contrario, stava bene e si prospettava sempre più l'ipotesi che non avesse una frattura.
finalmente passa un medico che urla trionfante che ha ritrovato le nostre lastre e che possiamo tornare al pronto soccorso. mia mamma, che è una tipa sveglia come pochi, le dice:
-ma al pronto soccorso mi hanno detto di andare dall'ortopedico!
-ahhh... allora vada su dall'ortopedico al 3° piano.
meno male che la mamma si era ricordata questa cosa, altrimenti saremmo tornate in mezzo alle urgenze e alle ambulanze.
è in ortopedia che conosco la sig.ra novella, che mi espone tutta la sua cartella clinica dal '52 ad oggi. e anche quella di sua madre e suo marito. avrei potuto farle io la diagnosi con tutti i particolari che mi ha dato e con i rudimenti di medicina che ho dopo aver seguito E.R.
-ECG, emocromo, emogas.... intuba, intuba, intuba... lo stiamo perdendo... pupille isocoriche normoreagenti...
la sig.ra novella entra prima di mia madre ma esce subito perchè avevano perso la sua cartella 5 minuti prima. l'avevano data per sbaglio ad un altro paziente e stavano allertando l'ospedale per capire dove fosse finito questo. la sig.ra novella è davvero sfigata.
finalmente la mia mamma entra dall'ortopedico che guarda le lastre, la visita e le diagnostica una distorsione al polso.
usciamo felici dall'ospedale, lasciando alla sua sorte la sig.ra novella. e ce ne andiamo a casa a mangiare i tortelli di zucca. tutto è bene ciò che finisce fuori dall'ospedale.
comunque sia chiaro. anche dopo questa esperienza non voglio cadere nella retorica della malasanità. è vero, avevano perso lastre e cartelle ma sono pezzi di carta. quante volte voi in ufficio perdete fogli e fotocopie? siamo tutti umani, si sbaglia. se si è disposti a non infuriarsi, che è troppo facile, si ha la mente fredda per cercare la soluzione al guaio. e non farsi venire un'ulcera. che poi te la diagnosticano ma ti perdono la cartella. e tu daccapo.
ricordiamoci con chi e cosa hanno a che fare i medici e gli infermieri tutti i giorni. e che spesso sono loro le prime vittime di un sistema che ha delle pecche ma che cerca spesso di fare tutto quello che può.
io restavo a guardarli cercando il
coraggio per imitarli
giovedì sera sono uscita con le mie amiche del cuore e siamo state insieme fino alle 4 di notte, bevendo coca cola e mangiando m&m’s. ogni tanto io buttavo delle meringhe nel bicchiere della sara, che mi guardava con pazienza e ironia e urlava:
-ileniaaaaaaaaa… cioèèèèèèèè… la mia coca!!!
ci siamo guardate le foto del matrimonio della bene e ci siamo prenotate le copie. ho appurato con rassegnata certezza che non sono venuta decente in nemmeno una. non pretendevo di essere venuta bene, quello lo lascio a chi è fotogenico. ma almeno speravo di sembrare umana. sinceramente, se non mi conoscessi, avrei pensato che ero una figura dei misteri dolorosi della via crucis. un obbrobrio. non so se mia madre mi riconoscerebbe. o forse sì, probabilmente dal vestito. ho dalla mia che quel giorno ero talmente emozionata da non riuscire ad avere mai un’espressione normale. avevo quelle smorfie contrite come una di quelle siciliane dal velo nero che urlano di strazio nei funerali di catania est.
in effetti io e la macchina fotografica non abbiamo un buon rapporto. però credo di essere in buona compagnia, perché ci sono tipi non fotogenici che rovinano letteralmente un book.
COSA TI RENDE BRUTTO IN FOTO
-gli occhi rossi. ho letto su focus che per ovviare al problema degli occhi rossi bisognerebbe non guardare nell’obiettivo (con una "b" o 2 è uguale, ho controllato). grazie, siete dei geni. se non guardo l’obiettivo non ci vengono gli occhi. quindi non ci vengono rossi per forza. e tutti si chiederanno: “chi è l’unico pirla girato che mentre scattavi guardava da un’altra parte?” comunque, peggio degli occhi rossi è quando cerchi di farli tornare del loro colore pitturandoli con un pennarello nero. effetto alien assicurato.
-i rotoli di ciccia. se non sei tonico e ti fai una foto al mare, magari piegato sulle ginocchia, la pancia si dispone automaticamente a “omino michelin”. strato su strato sembrerai la pubblicità di uno pneumatico. e magari non sei nemmeno grasso, solo che i muscoli sono pigri e si accasciano non appena ti pieghi. la reazione a una foto di questo tipo è: “ehhhh, ma guarda qua. non sapevo fosse così cicciona! è proprio vero che i vestiti camuffano!”
-gli occhi chiusi. non so perché ma io vengo con gli occhi chiusi molto spesso. sarà perché sono cancro e da brava sognatrice abbasso le palpebre per migrare verso i luoghi della mente. peccato comunque, perché la cosa più bella che ho sono i miei occhi. scuri ma capaci di nascondere tutto un blog.
-l’asociale. nella foto sono venuti bene tutti TRANNE UNO. non ride quando ridono gli altri, si muove quando siete tutti fermi, urla “non scatta?’” quando parte il flash. un disastro. voi vorreste incorniciare lo scatto e metterlo in bella mostra in casa ma sembrerebbe una presa per il culo di quello venuto male. che si fa? si mette la foto in cornice ma la si lascia in un cassetto. per rispetto agli amici.
-vi si vedono le mutande. siete seduti, splendidi e sorridenti. ma vi si vedono le mutande. imbarazzantissimo. perché mai, ma proprio mai, ce le avete intonate alla gonna. insomma, che hanno aperto intimissimi a fare?
-vi state muovendo mentre parte l’autoscatto. di solito è l’ultima foto del rullino, quella con tutti, ma proprio TUTTI. quella che dovrete duplicare 2800 volte per tutti i compagni di vacanza. mettete l’autoscatto ma non avete letto bene le istruzioni prima di partire. quindi vi muovete per controllare proprio mentre parte. e venite ritratti in posa plastica da linford christie. (che tra l’altro è diventato nonno giovanissimo, tipo a 35 anni, perché lui e suo figlio si sono dati da fare subito. quando si dice essere sprinter anche nella vita…)
comunque ripensare a tutto questo non mi fa stare meglio. nelle foto del matrimonio della bene sono sempre venuta uno schifo. porco cazzo.
e limpida è l'immagine ormai
-ileniaaaaaaaaa… cioèèèèèèèè… la mia coca!!!
ci siamo guardate le foto del matrimonio della bene e ci siamo prenotate le copie. ho appurato con rassegnata certezza che non sono venuta decente in nemmeno una. non pretendevo di essere venuta bene, quello lo lascio a chi è fotogenico. ma almeno speravo di sembrare umana. sinceramente, se non mi conoscessi, avrei pensato che ero una figura dei misteri dolorosi della via crucis. un obbrobrio. non so se mia madre mi riconoscerebbe. o forse sì, probabilmente dal vestito. ho dalla mia che quel giorno ero talmente emozionata da non riuscire ad avere mai un’espressione normale. avevo quelle smorfie contrite come una di quelle siciliane dal velo nero che urlano di strazio nei funerali di catania est.
in effetti io e la macchina fotografica non abbiamo un buon rapporto. però credo di essere in buona compagnia, perché ci sono tipi non fotogenici che rovinano letteralmente un book.
COSA TI RENDE BRUTTO IN FOTO
-gli occhi rossi. ho letto su focus che per ovviare al problema degli occhi rossi bisognerebbe non guardare nell’obiettivo (con una "b" o 2 è uguale, ho controllato). grazie, siete dei geni. se non guardo l’obiettivo non ci vengono gli occhi. quindi non ci vengono rossi per forza. e tutti si chiederanno: “chi è l’unico pirla girato che mentre scattavi guardava da un’altra parte?” comunque, peggio degli occhi rossi è quando cerchi di farli tornare del loro colore pitturandoli con un pennarello nero. effetto alien assicurato.
-i rotoli di ciccia. se non sei tonico e ti fai una foto al mare, magari piegato sulle ginocchia, la pancia si dispone automaticamente a “omino michelin”. strato su strato sembrerai la pubblicità di uno pneumatico. e magari non sei nemmeno grasso, solo che i muscoli sono pigri e si accasciano non appena ti pieghi. la reazione a una foto di questo tipo è: “ehhhh, ma guarda qua. non sapevo fosse così cicciona! è proprio vero che i vestiti camuffano!”
-gli occhi chiusi. non so perché ma io vengo con gli occhi chiusi molto spesso. sarà perché sono cancro e da brava sognatrice abbasso le palpebre per migrare verso i luoghi della mente. peccato comunque, perché la cosa più bella che ho sono i miei occhi. scuri ma capaci di nascondere tutto un blog.
-l’asociale. nella foto sono venuti bene tutti TRANNE UNO. non ride quando ridono gli altri, si muove quando siete tutti fermi, urla “non scatta?’” quando parte il flash. un disastro. voi vorreste incorniciare lo scatto e metterlo in bella mostra in casa ma sembrerebbe una presa per il culo di quello venuto male. che si fa? si mette la foto in cornice ma la si lascia in un cassetto. per rispetto agli amici.
-vi si vedono le mutande. siete seduti, splendidi e sorridenti. ma vi si vedono le mutande. imbarazzantissimo. perché mai, ma proprio mai, ce le avete intonate alla gonna. insomma, che hanno aperto intimissimi a fare?
-vi state muovendo mentre parte l’autoscatto. di solito è l’ultima foto del rullino, quella con tutti, ma proprio TUTTI. quella che dovrete duplicare 2800 volte per tutti i compagni di vacanza. mettete l’autoscatto ma non avete letto bene le istruzioni prima di partire. quindi vi muovete per controllare proprio mentre parte. e venite ritratti in posa plastica da linford christie. (che tra l’altro è diventato nonno giovanissimo, tipo a 35 anni, perché lui e suo figlio si sono dati da fare subito. quando si dice essere sprinter anche nella vita…)
comunque ripensare a tutto questo non mi fa stare meglio. nelle foto del matrimonio della bene sono sempre venuta uno schifo. porco cazzo.
e limpida è l'immagine ormai
04 novembre 2002
IL TAPPETO VOLANTE
mi piacciono i colori. adoro il verde, ma in generale tutti i colori mi danno allegria. quindi nel mio bagno milanese, che ha i mobili rosa, ho messo una pedana rosa e gli asciugamani rosa. tono su tono. donatella (versace) sarebbe fiera di me. con le pedanine e gli asciugamani il bagno è ottimista. perchè se entri con la dissenteria o la nausea e soggiorni sul water per il tempo necessario a evacuare, guardandoti intorno la vita ti sembra... rosa!! e tutto brillerà di più, come diceva la nota poetessa statunitense mary poppins.
così giovedì mattina entro in bagno, assonnatissima, e incrocio mery terry. la reazione è stata simile a quando svegliano un sonnambulo. shock. perchè vederla di mattina e iniziare la giornata con i suoi herpes decandenti non è un bel fatto.
con un dribbling da manuale la evito e cerco di individuare il lavandino, ma mi accorgo che manca la pedana. poi, nella nebbia che mi copre gli occhi dopo una soda dormita, vedo mery terry allontanarsi con un batuffolo rosa in mano. nonostante il 90% dei miei neuroni fosse allo stato brado, quei due o tre che funzionavano sono riusciti a radunarsi al tavolo delle trattative e giungere ad una conclusione: mery terry aveva rapito la pedana. non aspettandosi che mi sarei alzata così presto credeva di farla franca. o far la Franca.
-scusa, dove vai con la mia pedana?
-la metto in balcone
-non è una pedana da balcone, quella è una pedana da bagno. quindi sta in bagno.
-zenti... a me mi schifa
-ma l'ho lavata martedì!
-no, non hai capito. a me mi schifa mettere i piedi dove li mettono gli altri.
-maria teresa?
-zì?
-i piedi sulla pedana sono il problema minore. tu appoggi il culo sul water dove si appoggiano le chiappe mie e di giovanna.
pausa in cui mery terry realizza quanto detto e si schifa ancora di più
-...quindi rimetti a posto la pedana e se proprio sei così schizzinosa mettiti i monboot quando ti lavi la faccia.
E prendere a pugni un uomo solo
perchè è stato un pò scortese
mi piacciono i colori. adoro il verde, ma in generale tutti i colori mi danno allegria. quindi nel mio bagno milanese, che ha i mobili rosa, ho messo una pedana rosa e gli asciugamani rosa. tono su tono. donatella (versace) sarebbe fiera di me. con le pedanine e gli asciugamani il bagno è ottimista. perchè se entri con la dissenteria o la nausea e soggiorni sul water per il tempo necessario a evacuare, guardandoti intorno la vita ti sembra... rosa!! e tutto brillerà di più, come diceva la nota poetessa statunitense mary poppins.
così giovedì mattina entro in bagno, assonnatissima, e incrocio mery terry. la reazione è stata simile a quando svegliano un sonnambulo. shock. perchè vederla di mattina e iniziare la giornata con i suoi herpes decandenti non è un bel fatto.
con un dribbling da manuale la evito e cerco di individuare il lavandino, ma mi accorgo che manca la pedana. poi, nella nebbia che mi copre gli occhi dopo una soda dormita, vedo mery terry allontanarsi con un batuffolo rosa in mano. nonostante il 90% dei miei neuroni fosse allo stato brado, quei due o tre che funzionavano sono riusciti a radunarsi al tavolo delle trattative e giungere ad una conclusione: mery terry aveva rapito la pedana. non aspettandosi che mi sarei alzata così presto credeva di farla franca. o far la Franca.
-scusa, dove vai con la mia pedana?
-la metto in balcone
-non è una pedana da balcone, quella è una pedana da bagno. quindi sta in bagno.
-zenti... a me mi schifa
-ma l'ho lavata martedì!
-no, non hai capito. a me mi schifa mettere i piedi dove li mettono gli altri.
-maria teresa?
-zì?
-i piedi sulla pedana sono il problema minore. tu appoggi il culo sul water dove si appoggiano le chiappe mie e di giovanna.
pausa in cui mery terry realizza quanto detto e si schifa ancora di più
-...quindi rimetti a posto la pedana e se proprio sei così schizzinosa mettiti i monboot quando ti lavi la faccia.
E prendere a pugni un uomo solo
perchè è stato un pò scortese
31 ottobre 2002
mi dicono che nel mio curriculum figuri un diploma parecchio complicato. nel senso che ho fatto un liceo SCIENTIFICO, che era SPERIMENTALE, con indirizzo LINGUISTICO e MODERNO. per riassumere, ho studiato inglese, francese e tedesco. un po' perchè credevo che avrei fatto l'interprete, un po' perchè la matematica mi scatenava reazioni cutanee tali che neanche il più abile micologo avrebbe saputo classificarle. io coi numeri non c'entro. veramente. ed è per questo che poi faccio figure barbine e barbute.
ieri sera arriva la mia padrona di casa con una lettera della telecom.
-senti, non ho capito che significa, mi puoi aiutare?
io guardo e leggo che c'è da rispedire un foglio firmato per attivare un servizio taldeitali.
-chiamo subito il servizio informazioni, maria. così sentiamo cosa vogliono. è il 117.
vado al telefono, chiamo il 117 e una voce di là (e un po' dall'aldilà) mi dice:
-sssììì, pronto? (tenete presente che erano le 11 di sera)
-buonasera, volevo avere informazioni circa una lettera che mi avete mandato...
-sssììì, Lei si chiama?
-ilenia ***, ma la lettera era indirizzata a una mia vicina, sig.ra maria ***
-cosa diceva la lettera?
-che io vi ho richiesto un servizio telefonico e che vi devo mandare un foglio firmato... non so...
-signorina, con chi vuole parlare?
-beh, con qualche impiegato telecom
-signorina, questa è la GUARDIA DI FINANZA. Lei si confonde con il 119!!!
(dramma interiore. ho fatto una figura di legno e ho persino dato il mio nome. sono rintracciabile. adesso guarderanno i miei conti fiscali, la mia denuncia dei redditi, le bollette della luce. sono fritta. venitemi a trovare in galera e portatemi una lima nel pane).
chiedo scusa un'infinità di volte e il finanziere non fa nulla per tranquillizzarmi. quindi chiamo il 119. ma capisco dopo 2 secondi che il 119 è per i telefonini.
quindi chiamo il 412, ma la voce preregistrata mi dice che fornisce solo informazioni sull'elenco abbonati.
alla fine, cercando dei meandri della memoria, ricordo che il numero da fare era il 187. 187. 187. 187. cazzo, era il 187.
chiamo il 187 e con la voce quasi rotta dalla paura per un'imminenete ispezione delle fiamme gialle, chiedo alla signorina che mi risponde:
-scusi, volevo sapere di una lettera che mi avete mandato bla bla bla...
lei aspetta un attimo e mi fa:
-mi chiami domattina che adesso non riesco ad accedere ai dati. buonanotte.
io metto giù e penso che sono davvero tapina. o tappina. o toppina. e in effetti, su questa incresciosa vicenda, è meglio metterci una toppa. e chiudere a chiave con 3 mandate.
comunque adesso ho un po' paura
ieri sera arriva la mia padrona di casa con una lettera della telecom.
-senti, non ho capito che significa, mi puoi aiutare?
io guardo e leggo che c'è da rispedire un foglio firmato per attivare un servizio taldeitali.
-chiamo subito il servizio informazioni, maria. così sentiamo cosa vogliono. è il 117.
vado al telefono, chiamo il 117 e una voce di là (e un po' dall'aldilà) mi dice:
-sssììì, pronto? (tenete presente che erano le 11 di sera)
-buonasera, volevo avere informazioni circa una lettera che mi avete mandato...
-sssììì, Lei si chiama?
-ilenia ***, ma la lettera era indirizzata a una mia vicina, sig.ra maria ***
-cosa diceva la lettera?
-che io vi ho richiesto un servizio telefonico e che vi devo mandare un foglio firmato... non so...
-signorina, con chi vuole parlare?
-beh, con qualche impiegato telecom
-signorina, questa è la GUARDIA DI FINANZA. Lei si confonde con il 119!!!
(dramma interiore. ho fatto una figura di legno e ho persino dato il mio nome. sono rintracciabile. adesso guarderanno i miei conti fiscali, la mia denuncia dei redditi, le bollette della luce. sono fritta. venitemi a trovare in galera e portatemi una lima nel pane).
chiedo scusa un'infinità di volte e il finanziere non fa nulla per tranquillizzarmi. quindi chiamo il 119. ma capisco dopo 2 secondi che il 119 è per i telefonini.
quindi chiamo il 412, ma la voce preregistrata mi dice che fornisce solo informazioni sull'elenco abbonati.
alla fine, cercando dei meandri della memoria, ricordo che il numero da fare era il 187. 187. 187. 187. cazzo, era il 187.
chiamo il 187 e con la voce quasi rotta dalla paura per un'imminenete ispezione delle fiamme gialle, chiedo alla signorina che mi risponde:
-scusi, volevo sapere di una lettera che mi avete mandato bla bla bla...
lei aspetta un attimo e mi fa:
-mi chiami domattina che adesso non riesco ad accedere ai dati. buonanotte.
io metto giù e penso che sono davvero tapina. o tappina. o toppina. e in effetti, su questa incresciosa vicenda, è meglio metterci una toppa. e chiudere a chiave con 3 mandate.
comunque adesso ho un po' paura
30 ottobre 2002
LE PICCOLE COSE DI PESSIMO GUSTO
stamattina mi sono svegliata presto e ho fatto 3.000 cose. che non mi ricordo perchè erano tante ma di poca importanza. poi sono passata alla vestizione di me stessa. intimo, abiti, trucco. e mi sono guardata. l'embolo è partito da solo. ho pensato a tutte le cose che facciamo noi donne per essere più belle. che poi è una cazzata che ci agghindiamo per piacere a noi stesse. ci decoriamo per piacere agli uomini. se dopo un po' che ti tiri a spigolo non becchi nulla, smetti di spendere i soldi in cosmetici e lingerie e ti butti su interessi culturali: libri, cinema, teatro. diffidate sempre di chi non va mai in profumeria. è single da troppo, ormai.
i tricks&treats di noi femmine sono:
-reggiseno imbottito che aumenta di una taglia. per riempire le coppe si usano dei pezzetti di gommapiuma detti "pesciolini". e quasi sempre uno dei due pesciolini esce dal reggiseno. così, invece di sembrare maggiorate, sembriamo spesso sproporzionate: con una tetta della 4a e una della 3a. praticamente un mostro.
-correttore anti-brufoli e occhiaie. quasi mai riesci a trovare un correttore dell'esatta tonalità della tua pelle. e spesso, truccandoti mezza al buio e assonnata, tiri delle righe senza senso. arrivata in ufficio la frase di rito delle colleghe è: "hai qualcosa sotto l'occhio... tipo una strisciata di qualcosa"
-proteggislip di forma anatomica per tanga. ci ho provato. ci ho veramente provato. ma la parte finale, estremamente sottile, mi finisce irrimediabilmente tra le chiappe. e quando mi muovo mi strappa i peletti. un male...
-mascara lunga durata. quando te li metti ti fanno gli occhioni da manga giapponese. ma per toglierli ci vuole una soluzione altamente corrosiva. e quindi ti riduci le pupille a orbite effervescenti. risultato? ricorri al correttore di cui sopra. per informazione: ho avuto uno di questi macara con un ingrediente "elaborato dalla NASA". mi aspettavo da un momento all'altro che le mie palpebre prendessero il volo per Kripton.
-mutandine contenitive. sono quelle guaine che usa raffaella carrà e che ti fanno sembrare una silfide. ma quando le togli sei livida in tutto il bacino. perchè in quelle zone non circolava sangue. e cala anche il desiderio sessuale. infatti queste mutandine sono adattissime a chi vuole raggiungere la pace dei sensi.
conoscevi già, hai detto, i problemi miei di donna
stamattina mi sono svegliata presto e ho fatto 3.000 cose. che non mi ricordo perchè erano tante ma di poca importanza. poi sono passata alla vestizione di me stessa. intimo, abiti, trucco. e mi sono guardata. l'embolo è partito da solo. ho pensato a tutte le cose che facciamo noi donne per essere più belle. che poi è una cazzata che ci agghindiamo per piacere a noi stesse. ci decoriamo per piacere agli uomini. se dopo un po' che ti tiri a spigolo non becchi nulla, smetti di spendere i soldi in cosmetici e lingerie e ti butti su interessi culturali: libri, cinema, teatro. diffidate sempre di chi non va mai in profumeria. è single da troppo, ormai.
i tricks&treats di noi femmine sono:
-reggiseno imbottito che aumenta di una taglia. per riempire le coppe si usano dei pezzetti di gommapiuma detti "pesciolini". e quasi sempre uno dei due pesciolini esce dal reggiseno. così, invece di sembrare maggiorate, sembriamo spesso sproporzionate: con una tetta della 4a e una della 3a. praticamente un mostro.
-correttore anti-brufoli e occhiaie. quasi mai riesci a trovare un correttore dell'esatta tonalità della tua pelle. e spesso, truccandoti mezza al buio e assonnata, tiri delle righe senza senso. arrivata in ufficio la frase di rito delle colleghe è: "hai qualcosa sotto l'occhio... tipo una strisciata di qualcosa"
-proteggislip di forma anatomica per tanga. ci ho provato. ci ho veramente provato. ma la parte finale, estremamente sottile, mi finisce irrimediabilmente tra le chiappe. e quando mi muovo mi strappa i peletti. un male...
-mascara lunga durata. quando te li metti ti fanno gli occhioni da manga giapponese. ma per toglierli ci vuole una soluzione altamente corrosiva. e quindi ti riduci le pupille a orbite effervescenti. risultato? ricorri al correttore di cui sopra. per informazione: ho avuto uno di questi macara con un ingrediente "elaborato dalla NASA". mi aspettavo da un momento all'altro che le mie palpebre prendessero il volo per Kripton.
-mutandine contenitive. sono quelle guaine che usa raffaella carrà e che ti fanno sembrare una silfide. ma quando le togli sei livida in tutto il bacino. perchè in quelle zone non circolava sangue. e cala anche il desiderio sessuale. infatti queste mutandine sono adattissime a chi vuole raggiungere la pace dei sensi.
conoscevi già, hai detto, i problemi miei di donna
29 ottobre 2002
che non pensiate che le modifiche estetiche che vedete da oggi siano opera mia. grazie alla mia amica resdora, che ne sa veramente molto più di me, ho un blog decente. per i link dovrete attendere ancora molto. dovrete attendere che resdora abbia tempo per esaudire tutti i miei desideri.
e a voi, che ve ne siete innamorati per la scrittura, confermo un pensiero. è splendida di mente e di allure. una combinazione fine fine di grazia e intelligenza. e generosità, soprattutto con chi non padroneggia l'HTML. grazie a lei, peraltro, ho scoperto di essere entrata nell'ora solare. io credevo di esserne appena uscita e di essere entrata in quella legale.
era vestita di rosso lo so
non è francesca
e a voi, che ve ne siete innamorati per la scrittura, confermo un pensiero. è splendida di mente e di allure. una combinazione fine fine di grazia e intelligenza. e generosità, soprattutto con chi non padroneggia l'HTML. grazie a lei, peraltro, ho scoperto di essere entrata nell'ora solare. io credevo di esserne appena uscita e di essere entrata in quella legale.
era vestita di rosso lo so
non è francesca
L'ANGOLO DI MERY TERRY
ieri sera arrivo a casa dopo il week end e mi ritrovo davanti a una scena raccapricciante. dietro un ammasso gigantesco di herpes tentava di farsi strada il viso di mery terry. oltre il confine di bolle e croste non riuscivo a distinguere un essere umano ma solo delle vesciche che si muovevano ritmicamente. a quel punto impugno un coltello e con fare minaccioso grido: "ehi tu, chi sei? che ne hai fatto di mery terry? ridaccela indietro, altrimenti...". è stato lì che ho capito che non avevo merce di scambio. per cosa avrei scambiato mery terry? per un piatto di spaghetti? per 100 euri? per una notte in casa nostra? non c'era niente che valesse quanto mery terry. niente di così economico, voglio dire.
quindi ho lasciato il coltello e mi sono messa a cucinare le crocchette di patate che mi piacciono tanto. mery terry, da dietro la cortina di ferro costituita dagli herpes, tentava di parlare ma sembrava elephant man.
"fe fuoi fi fono fe melanfane fe fo fatto io!" TRADUZIONE: "se vuoi ci sono le melanzane che ho fatto io!" (il punto esclamativo ce l'ho aggiunto io per dare un po' di verve ad una donna che in questo momento non ha veramente niente da ridere).
e connetto: melanzane->by mery terry->herpes a grappolo
"no grazie, preferisco le mie crocchette"
"ma fe non fe mangvi fanno conzumate" TRADUZIONE: "ma se non le mangi vanno conzumate!" SPIEGAZIONE: la frase non ha senso sintatticamente ma semanticamente va fatto un debrayage e va interpretata come "se non le mangi mi toccherà buttarle vie e quindi saranno sprecate!" (di nuovo il punto esclamativo, ma questa volta per evidenziare una certa cattiveria e non poca stizza da parte sua nell'identificare la mia scelta delle crocchette come un netto rifiuto alle sue melanzane. giusto, anche se doloroso da accettare).
"con cosa sono?" dico io fingendo interesse ma provando pietà per quella donna ridotta ormai a una crosta carminia.
a questo punto scatta la tragedia. mery terry estrae il corpo esanime delle melanzane dal frigo e me le mostra. non ho ancora capito se le robe marroni che ricoprivano il fondo della teglia erano vive o erano fagioli messicani.
orgogliosissima -come sempre- delle sue abilità culinarie, mi apostrofa con: "emmangiale", in uno sforzo articolatorio immenso. questo comprimere i muscoli facciali per esortarmi al cibo fanno staccare qualche crosta dal labbro, croste che finiscono precise come cecchini in mezzo alle melanzane.
io guardo la sua faccia, guardo le melanzane, riguardo la sua faccia e per un attimo non mi accorgo della differenza. poi, presa da pietà, le dico: "vuoi dello zovirax?"
"no, no, non mi piacciono le medicine. faccio senza, mi curo da sola".
mi ricordo una frase arguta del giudice al processo di ted bundy, noto serial killer americano. bundy, avvocato, aveva deciso di difendersi da solo e il giudice lo guardò dicendogli: "l'avvocato che difende se stesso ha un cretino come cliente". vale un po' anche per le cure faidate di mery terry, credo. in fondo avete capito dalle sue ricette che le croste (soprattutto quelle sul fondo delle teglie) paiono piacerle molto.
ma che disperazione nasce da una distrazione
era un gioco non era un fuoco (di sant'antonio, n.d.a)
ieri sera arrivo a casa dopo il week end e mi ritrovo davanti a una scena raccapricciante. dietro un ammasso gigantesco di herpes tentava di farsi strada il viso di mery terry. oltre il confine di bolle e croste non riuscivo a distinguere un essere umano ma solo delle vesciche che si muovevano ritmicamente. a quel punto impugno un coltello e con fare minaccioso grido: "ehi tu, chi sei? che ne hai fatto di mery terry? ridaccela indietro, altrimenti...". è stato lì che ho capito che non avevo merce di scambio. per cosa avrei scambiato mery terry? per un piatto di spaghetti? per 100 euri? per una notte in casa nostra? non c'era niente che valesse quanto mery terry. niente di così economico, voglio dire.
quindi ho lasciato il coltello e mi sono messa a cucinare le crocchette di patate che mi piacciono tanto. mery terry, da dietro la cortina di ferro costituita dagli herpes, tentava di parlare ma sembrava elephant man.
"fe fuoi fi fono fe melanfane fe fo fatto io!" TRADUZIONE: "se vuoi ci sono le melanzane che ho fatto io!" (il punto esclamativo ce l'ho aggiunto io per dare un po' di verve ad una donna che in questo momento non ha veramente niente da ridere).
e connetto: melanzane->by mery terry->herpes a grappolo
"no grazie, preferisco le mie crocchette"
"ma fe non fe mangvi fanno conzumate" TRADUZIONE: "ma se non le mangi vanno conzumate!" SPIEGAZIONE: la frase non ha senso sintatticamente ma semanticamente va fatto un debrayage e va interpretata come "se non le mangi mi toccherà buttarle vie e quindi saranno sprecate!" (di nuovo il punto esclamativo, ma questa volta per evidenziare una certa cattiveria e non poca stizza da parte sua nell'identificare la mia scelta delle crocchette come un netto rifiuto alle sue melanzane. giusto, anche se doloroso da accettare).
"con cosa sono?" dico io fingendo interesse ma provando pietà per quella donna ridotta ormai a una crosta carminia.
a questo punto scatta la tragedia. mery terry estrae il corpo esanime delle melanzane dal frigo e me le mostra. non ho ancora capito se le robe marroni che ricoprivano il fondo della teglia erano vive o erano fagioli messicani.
orgogliosissima -come sempre- delle sue abilità culinarie, mi apostrofa con: "emmangiale", in uno sforzo articolatorio immenso. questo comprimere i muscoli facciali per esortarmi al cibo fanno staccare qualche crosta dal labbro, croste che finiscono precise come cecchini in mezzo alle melanzane.
io guardo la sua faccia, guardo le melanzane, riguardo la sua faccia e per un attimo non mi accorgo della differenza. poi, presa da pietà, le dico: "vuoi dello zovirax?"
"no, no, non mi piacciono le medicine. faccio senza, mi curo da sola".
mi ricordo una frase arguta del giudice al processo di ted bundy, noto serial killer americano. bundy, avvocato, aveva deciso di difendersi da solo e il giudice lo guardò dicendogli: "l'avvocato che difende se stesso ha un cretino come cliente". vale un po' anche per le cure faidate di mery terry, credo. in fondo avete capito dalle sue ricette che le croste (soprattutto quelle sul fondo delle teglie) paiono piacerle molto.
ma che disperazione nasce da una distrazione
era un gioco non era un fuoco (di sant'antonio, n.d.a)
28 ottobre 2002
I RITARDI
ritardataria non lo sono mai stata. eppure, negli ultimi anni, lo sono spaventosamente diventata. solo di mattina, però. e la cosa peggiore è che ne sono consapevole. quindi quando ho un appuntamento importante, succedono 2 cose:
A) metto la sveglia in plateale anticipo, in modo da avere tutto il tempo e la calma per gestire il look e l'igiene.
B) preparo tutto la sera prima, in modo da dover ridurre al minimo i tempi e restare più a letto.
i suddetti metodi A) e B), però, ha 2 inconvenienti.
INCONVENIENTE A) quando mi sveglio la mattina, SO CHE LA SVEGLIA E' IN ANTICIPO. quindi penso: "posso stare un altro po' a letto, tanto la sveglia ha suonato troppo presto". risultato? mi riaddormento a sveglia spenta, mi sveglio 5 minuti prima dell'appuntamento e devo fingere che sulla tangenziale est c'è traffico. per fortuna sulla est c'è sempre traffico e le mie scuse sono credibili.
INCONVENIENTE B) sapendo di avere preparato tutto, si verifica la stessa cosa dell'inconveniente A. però almeno impiego meno tempo a vestirmi e non devo inventare scuse.
sono un disastro, insomma. il ritardo è una condizione patologica del mio essere. per fortuna le mestruazioni, che vanno per conto loro, sono puntuali. altrimenti sono cazzi (scusate la finezza dell'audace doppio senso).
il problema è che cerco di lottare contro questa tendenza a ritardare ma quelle volte che faccio tutto in tempo e sono brava, succedono quei piccoli incidenti del menga che ti fanno ritardare comunque.
IMPREVISTI DA RITARDO CRONICO
sei vestita, truccata, pettinata perfetta. ma hai un alito da acciuga. pensi allora di mangiare qualcosina per darti un contegno. ovvio che in frigo ci sono solo cose sugose e bavose. ovvio che tu ne assaggi una, perchè proprio senza niente non ce la fai. neanche da dire che ti sbrodoli.e ti cola tutto sul vestito nuovo. non so a voi, ma a me questo succede quasi sempre per colpa del rossetto. essendomi data perfettamente il rossetto ed essendo che i rossetti non-traccia non esistono (dopo 2 minuti vanno via TUTTI), bevo e mangio cercando di far aderire il meno possibile le labbra al cucchiaio o al bicchiere. in questa manovra da navy-seal ci rimette l'abito, perchè mi imbocco talmente sgraziata che non mi cibo e non mi disseto ma mi spatacco solamente.
a questo punto partono le imprecazioni del caso e un vago tentativo di smacchiarsi. corsa in bagno, acqua gassata e speri che l'anidride carbonica faccia il miracolo. dopodichè hai diverse alternative:
1)uscire smacchiata ma bagnata, col terrore che una volta che si è asciugata l'acqua ritorni la macchia
2)uscire macchiata (perchè la patacca è davvero tenace) e usare la scusa di mia mamma: "OPS, SONO MACCHIATA? NON ME N'ERO ACCORTA! ME LA DEVO ESSERE FATTA ADESSO!". questa scusa, che è peggiore di quella della tangenziale est, non vi toglie comunque il senso di inadeguatezza in un mondo popolato da omino bianco e bio-spray.
3)cambiarti. ma cambiarsi significa decostruire tutto il look che era stato studiato con attente operazioni di marketing. e soprattutto, se ti devi cambiare, SAI CHE NON HAI NIENTE ALTRO DA METTERTI. è proprio lì che, insidiosa e malvagia, parte la paranoia da "inadeguatezza nei confronti della moda" e "nei confronti delle tue amiche".
4)mettere qualcosa sulla macchia: spille, nastri, sciarpe. quasi sempre, anche quando ti metti una spilla per il semplice gusto di farlo, hai un'amica stronza come la morte che ti dice: "cos'hai lì, una spilla? ma l'hai messa per nascondere una macchia?". e tu giù a vergognarti come un'aquila. (ma le aquile si vergognano? boh, mi è venuta così. ah no, era l'ostrica! si dice "vergognarsi come un'ostrica!")
5)uscire, andare al ristorante e fingere di farsi la macchia mentre siete con gli altri. al 90%, quando inscenerete la pièce dicendo: "ops, mi sono macchiata" avrete di fianco l'amica simpaticissima di prima che vi dirà: "no, no, non te la sei fatta adesso. ce l'avevi quando sei partita da casa." ed eccola che riparte la paranoia da "adesso penseranno che sono una sozzona!".
6) rinunciare ad uscire. questa è la scelta più saggia, ma anche più dolorosa. però si sa che nella vita bisogna soffrire per crescere. (questa è una stronzata peggiore di quella dell'aquilla).
7) questa è l'opzione che preferisco e che uso sempre. serve anche a rivelare se avete delle buone amiche.
ve ne fregate della macchia, uscite come siete e, appena salite in auto, dite: "porco cazzo, mi sono macchiata solo prima di uscire e non ho fatto in tempo a cambiarmi. c'ho una sfiga che ammazza un toro".
se in auto cala il silenzio significa che avete delle amiche arpie e superficiali che stanno pensando: "si poteva almeno cambiare!".
se invece avete delle amiche simpatiche e che vi vogliono bene, vi risponderanno: "eh no, ti sbagli. tu hai una FIGA che ammazza un toro!". e tutte giù a ridere e a dimenticarsi delle macchie.
alcune nere, alcune gialle, alcune rosse...
ritardataria non lo sono mai stata. eppure, negli ultimi anni, lo sono spaventosamente diventata. solo di mattina, però. e la cosa peggiore è che ne sono consapevole. quindi quando ho un appuntamento importante, succedono 2 cose:
A) metto la sveglia in plateale anticipo, in modo da avere tutto il tempo e la calma per gestire il look e l'igiene.
B) preparo tutto la sera prima, in modo da dover ridurre al minimo i tempi e restare più a letto.
i suddetti metodi A) e B), però, ha 2 inconvenienti.
INCONVENIENTE A) quando mi sveglio la mattina, SO CHE LA SVEGLIA E' IN ANTICIPO. quindi penso: "posso stare un altro po' a letto, tanto la sveglia ha suonato troppo presto". risultato? mi riaddormento a sveglia spenta, mi sveglio 5 minuti prima dell'appuntamento e devo fingere che sulla tangenziale est c'è traffico. per fortuna sulla est c'è sempre traffico e le mie scuse sono credibili.
INCONVENIENTE B) sapendo di avere preparato tutto, si verifica la stessa cosa dell'inconveniente A. però almeno impiego meno tempo a vestirmi e non devo inventare scuse.
sono un disastro, insomma. il ritardo è una condizione patologica del mio essere. per fortuna le mestruazioni, che vanno per conto loro, sono puntuali. altrimenti sono cazzi (scusate la finezza dell'audace doppio senso).
il problema è che cerco di lottare contro questa tendenza a ritardare ma quelle volte che faccio tutto in tempo e sono brava, succedono quei piccoli incidenti del menga che ti fanno ritardare comunque.
IMPREVISTI DA RITARDO CRONICO
sei vestita, truccata, pettinata perfetta. ma hai un alito da acciuga. pensi allora di mangiare qualcosina per darti un contegno. ovvio che in frigo ci sono solo cose sugose e bavose. ovvio che tu ne assaggi una, perchè proprio senza niente non ce la fai. neanche da dire che ti sbrodoli.e ti cola tutto sul vestito nuovo. non so a voi, ma a me questo succede quasi sempre per colpa del rossetto. essendomi data perfettamente il rossetto ed essendo che i rossetti non-traccia non esistono (dopo 2 minuti vanno via TUTTI), bevo e mangio cercando di far aderire il meno possibile le labbra al cucchiaio o al bicchiere. in questa manovra da navy-seal ci rimette l'abito, perchè mi imbocco talmente sgraziata che non mi cibo e non mi disseto ma mi spatacco solamente.
a questo punto partono le imprecazioni del caso e un vago tentativo di smacchiarsi. corsa in bagno, acqua gassata e speri che l'anidride carbonica faccia il miracolo. dopodichè hai diverse alternative:
1)uscire smacchiata ma bagnata, col terrore che una volta che si è asciugata l'acqua ritorni la macchia
2)uscire macchiata (perchè la patacca è davvero tenace) e usare la scusa di mia mamma: "OPS, SONO MACCHIATA? NON ME N'ERO ACCORTA! ME LA DEVO ESSERE FATTA ADESSO!". questa scusa, che è peggiore di quella della tangenziale est, non vi toglie comunque il senso di inadeguatezza in un mondo popolato da omino bianco e bio-spray.
3)cambiarti. ma cambiarsi significa decostruire tutto il look che era stato studiato con attente operazioni di marketing. e soprattutto, se ti devi cambiare, SAI CHE NON HAI NIENTE ALTRO DA METTERTI. è proprio lì che, insidiosa e malvagia, parte la paranoia da "inadeguatezza nei confronti della moda" e "nei confronti delle tue amiche".
4)mettere qualcosa sulla macchia: spille, nastri, sciarpe. quasi sempre, anche quando ti metti una spilla per il semplice gusto di farlo, hai un'amica stronza come la morte che ti dice: "cos'hai lì, una spilla? ma l'hai messa per nascondere una macchia?". e tu giù a vergognarti come un'aquila. (ma le aquile si vergognano? boh, mi è venuta così. ah no, era l'ostrica! si dice "vergognarsi come un'ostrica!")
5)uscire, andare al ristorante e fingere di farsi la macchia mentre siete con gli altri. al 90%, quando inscenerete la pièce dicendo: "ops, mi sono macchiata" avrete di fianco l'amica simpaticissima di prima che vi dirà: "no, no, non te la sei fatta adesso. ce l'avevi quando sei partita da casa." ed eccola che riparte la paranoia da "adesso penseranno che sono una sozzona!".
6) rinunciare ad uscire. questa è la scelta più saggia, ma anche più dolorosa. però si sa che nella vita bisogna soffrire per crescere. (questa è una stronzata peggiore di quella dell'aquilla).
7) questa è l'opzione che preferisco e che uso sempre. serve anche a rivelare se avete delle buone amiche.
ve ne fregate della macchia, uscite come siete e, appena salite in auto, dite: "porco cazzo, mi sono macchiata solo prima di uscire e non ho fatto in tempo a cambiarmi. c'ho una sfiga che ammazza un toro".
se in auto cala il silenzio significa che avete delle amiche arpie e superficiali che stanno pensando: "si poteva almeno cambiare!".
se invece avete delle amiche simpatiche e che vi vogliono bene, vi risponderanno: "eh no, ti sbagli. tu hai una FIGA che ammazza un toro!". e tutte giù a ridere e a dimenticarsi delle macchie.
alcune nere, alcune gialle, alcune rosse...
25 ottobre 2002
SEGNI ZODIACALI E ZODIACANI
ognuno di noi ha un segno zodiacale. io ho un segno zodiacane: CANCRO. l'unico segno che porta il nome di una malattia terminale. niente male come inizio. pensateci bene. ogni segno ha nascosta in sè una bellezza:
LEONE: il re degli animali
ACQUARIO: i colori della natura, l'ossigeno
BILANCIA: la misura in tutte le cose, la giustizia
TORO: la possenza dei bovini, la forza
ARIETE: la capacità di sfondare il ponti levatoi medievali (che in epoca di vassalli, valvassori e valvassini era un gran pregio)
SAGITTARIO: la precisione di scagliare le frecce. un po' guglielmo tell, insomma.
SCORPIONE: velenoso, ma capace di difendersi.
CAPRICORNO: la bellezza e la grazia riassunte in un caprino.
GEMELLI: uno che è sempre in compagnia.
PESCI. la libertà di nuotare nell'infinità del mare
mi trovate un segno sfigato come il cancro? ce n'è solo uno che un po' ci prova: la VERGINE. perchè è lì che aspetta il grande amore e la prima esperienza sessuale. però almeno la vergine ha una possibilità: col tempo, scusate l'audace gioco di parole, si farà. e si farà fare. almeno la vergine vive in prospettiva. il cancro che prospettive ha? tra l'altro in spiaggia sta sempre con quel cretino del gambero, che per giunta, invece di guardare al futuro, va all'indietro. e il cancrino, che rimane sulla sabbia e come tutti i santi crostacei va all'avanti, resta lì solo come un cane. anzi, come un segno zodiacane.
comunque sono veramente una presa per il culo dell'astrologia. sì, avete indovinato. manco a dirlo, sono cancro ascendente vergine. e non ci posso fare nulla.
cosa succederà alla ragazza
ognuno di noi ha un segno zodiacale. io ho un segno zodiacane: CANCRO. l'unico segno che porta il nome di una malattia terminale. niente male come inizio. pensateci bene. ogni segno ha nascosta in sè una bellezza:
LEONE: il re degli animali
ACQUARIO: i colori della natura, l'ossigeno
BILANCIA: la misura in tutte le cose, la giustizia
TORO: la possenza dei bovini, la forza
ARIETE: la capacità di sfondare il ponti levatoi medievali (che in epoca di vassalli, valvassori e valvassini era un gran pregio)
SAGITTARIO: la precisione di scagliare le frecce. un po' guglielmo tell, insomma.
SCORPIONE: velenoso, ma capace di difendersi.
CAPRICORNO: la bellezza e la grazia riassunte in un caprino.
GEMELLI: uno che è sempre in compagnia.
PESCI. la libertà di nuotare nell'infinità del mare
mi trovate un segno sfigato come il cancro? ce n'è solo uno che un po' ci prova: la VERGINE. perchè è lì che aspetta il grande amore e la prima esperienza sessuale. però almeno la vergine ha una possibilità: col tempo, scusate l'audace gioco di parole, si farà. e si farà fare. almeno la vergine vive in prospettiva. il cancro che prospettive ha? tra l'altro in spiaggia sta sempre con quel cretino del gambero, che per giunta, invece di guardare al futuro, va all'indietro. e il cancrino, che rimane sulla sabbia e come tutti i santi crostacei va all'avanti, resta lì solo come un cane. anzi, come un segno zodiacane.
comunque sono veramente una presa per il culo dell'astrologia. sì, avete indovinato. manco a dirlo, sono cancro ascendente vergine. e non ci posso fare nulla.
cosa succederà alla ragazza
24 ottobre 2002
da buona emiliana sono schietta come il vino. che peraltro non bevo. preferisco direttamente i superalcolici.
e da buona schietta, facce figure di merda. ma gravi proprio.
l'anno scorso stavo facendo un briefing ad una serie di persone che dovevano partecipare alla mia trasmissioone. tra di loro si nascondeva un insegnante alto, distinto, con la giacca appoggiata sulle spalle. tutta la mattina avevamo discusso sul da farsi, senza che lui minimamente spostasse la giacca da lì. e io andavo avanti con la logorrea. mi ero anche costruita l'immagine di "professionista-senza-perdere-la-tenerezza" ed ero un piccolo idolo per i miei ospiti. terminato il briefing vado a pranzo e rientro in ufficio in fretta, pronta per iniziare le registrazioni. 10 minuti prima del ciak il distinto signore arriva alla mia scrivania e mi fa: "scusa, dovrei chiederti una cosa". io mi alzo e lo vedo lì in piedi, con la giacca sempre appoggiata sulla spalle. per fare la simpaticona, afferro una manica vuota a comincio a urlare. "ehi, ma dov'è finito? non c'è più il braccio, è sparito!!!". lui mi guarda, alza gli occhi e, secco secco, mi fa: "VERAMENTE NON CE L'AVEVO NEANCHE PRIMA".
in un nanosecondo realizzo che aveva tenuto la giacca sulla spalle tutta la mattina per mimetizzare un po' il "difetto". e io per tutta la mattina gli avevo parlato senza accorgermene.
se avessi avuto un martello pneumatico mi sarei aperta un vortice e sarei emigrata volentieri in nuova zelanda. peccato che al momento fossero tutti in pausa pranzo e non potessi nemmeno gettarmi nella betoniera per cementarmi viva. il mio viso diventa una cartella colori da parrucchiere, con tutte le tonalità dal bianco al viola passando per verde, blu e arancione. tento di abbozzare una scusa, conscia che serve a poco, e dico qualcosa tipo: "mi dispiace, non me n'ero accorta". era un modo per pararsi il culo, della serie: in fondo non si vede così tanto che hai un braccio solo!
lui mi apostrofa serafico: "non è niente, non ti preoccupare. sapessi quanta gente fa di queste figure di merda con me!"
mi ha ammazzato. stava esplicitamente ponendomi di fronte alla consapevolezza che sono una deficiente. lo avevo sospettato, ma sentirmelo veicolare in questo modo e da questo enunciatore mi ha risucchiato ogni stralcio di amor proprio. non mi ricordo se poi mi chiese quello per cui era venuto. so solo che da allora, quando vedo qualcuno con la giacca sulle spalle, dò una tastatina per capire se sotto c'è il vuoto o c'è un arto. eventualmente anche di legno.
LE MIE MIGLIORI FIGURE DI MERDA:
-ad una neonata: "che colorito che ha! è nata con la pelle olivastra!"
la madre: "no, veramente è nata con l'itterizia"
VOTO: 6
-ad una mia compagna di classe: "i tuoi non vengono allo spettacolo?"
lei: "solo mia madre"
io: "ehhh! dì a tuo padre che sia dia una mossa e venga anche lui!"
lei: "magari potesse. è morto quand'ero piccola"
VOTO:7 (e comunque se lei non esplicita il suo stato di famiglia, io non posso micca sapere sempre tutto)
-a sandro giacobbe: "tu facevi parte della nazionale cantanti, vero?"
lui: "ne faccio ancora parte"
io: "sei portiere, giusto?"
lui: "no, sono allenatore"
VOTO: 3 (non ha le idee chiare nemmeno lui)
-la mia migliore amica mi porta una maglia dell'hard rock di sidney.
io: "bella! ma è vera o tarocca?"
lei: "secondo te ti porto una maglia tarocca?"
segue una serie di miei tentativi per giustificare che c'è un commercio diffuso di magliette hard rock contraffatte, che lei poteva essere stata imbrogliata, che io dico queste cose perchè non me ne intendo. inevitabilmente casco dalla padella nella brace e peggioro visibilmente la mia situazione.
VOTO: 5. (come figura di merda non è granchè. ma i miei tentativi di arrampicarmi sui vetri meritano).
-ad una coinquilina di mammagatta: "di dove sei?"
lei: "udine"
io: "ah! veneta, allora!"
lei: "veramente udine è in friuli!"
VOTO: 9 (perchè a 28 anni dovrei avere un minimo di conoscenza di geografia. soprattutto dopo una laurea. che fortunatamente non è in geografia).
-questa figuraccia non è mia ma ve la racconto lo stesso perchè è stupenda.
una produttrice recluta un giovinetto per una telepromozione in cui doveva fare il ragazzo sandwich. gli viene messo il cartello addosso e gli si dice che, al momento giusto, dovrà alzare due confezioni di lavapiatti: uno in polvere e uno liquido.
parte la registrazione: "***, come sempre in polvere ma da oggi anche in versione liquida!"
il ragazzo tira su solo quello in polvere.
"scusa, devi mostrare il flacone liquido!"
il ragazzo fa cenno che ha un probelmino. gli manca un braccio. il cliente infuriato sfreccia dalla produttrice per capire dove ha la testa.
lei, cadendo completamente dalle nuvole, guarda il ragazzo e fa al cliente: "amore, gli manca un braccio... ma ti giuro che prima ce l'aveva!"
VOTO:10 per la figura di merda
10 per la faccia da culo di lei
10 perchè gli uomini senza un braccio se la cavano sempre alla grande
vorrei morire ed io morir non so
e da buona schietta, facce figure di merda. ma gravi proprio.
l'anno scorso stavo facendo un briefing ad una serie di persone che dovevano partecipare alla mia trasmissioone. tra di loro si nascondeva un insegnante alto, distinto, con la giacca appoggiata sulle spalle. tutta la mattina avevamo discusso sul da farsi, senza che lui minimamente spostasse la giacca da lì. e io andavo avanti con la logorrea. mi ero anche costruita l'immagine di "professionista-senza-perdere-la-tenerezza" ed ero un piccolo idolo per i miei ospiti. terminato il briefing vado a pranzo e rientro in ufficio in fretta, pronta per iniziare le registrazioni. 10 minuti prima del ciak il distinto signore arriva alla mia scrivania e mi fa: "scusa, dovrei chiederti una cosa". io mi alzo e lo vedo lì in piedi, con la giacca sempre appoggiata sulla spalle. per fare la simpaticona, afferro una manica vuota a comincio a urlare. "ehi, ma dov'è finito? non c'è più il braccio, è sparito!!!". lui mi guarda, alza gli occhi e, secco secco, mi fa: "VERAMENTE NON CE L'AVEVO NEANCHE PRIMA".
in un nanosecondo realizzo che aveva tenuto la giacca sulla spalle tutta la mattina per mimetizzare un po' il "difetto". e io per tutta la mattina gli avevo parlato senza accorgermene.
se avessi avuto un martello pneumatico mi sarei aperta un vortice e sarei emigrata volentieri in nuova zelanda. peccato che al momento fossero tutti in pausa pranzo e non potessi nemmeno gettarmi nella betoniera per cementarmi viva. il mio viso diventa una cartella colori da parrucchiere, con tutte le tonalità dal bianco al viola passando per verde, blu e arancione. tento di abbozzare una scusa, conscia che serve a poco, e dico qualcosa tipo: "mi dispiace, non me n'ero accorta". era un modo per pararsi il culo, della serie: in fondo non si vede così tanto che hai un braccio solo!
lui mi apostrofa serafico: "non è niente, non ti preoccupare. sapessi quanta gente fa di queste figure di merda con me!"
mi ha ammazzato. stava esplicitamente ponendomi di fronte alla consapevolezza che sono una deficiente. lo avevo sospettato, ma sentirmelo veicolare in questo modo e da questo enunciatore mi ha risucchiato ogni stralcio di amor proprio. non mi ricordo se poi mi chiese quello per cui era venuto. so solo che da allora, quando vedo qualcuno con la giacca sulle spalle, dò una tastatina per capire se sotto c'è il vuoto o c'è un arto. eventualmente anche di legno.
LE MIE MIGLIORI FIGURE DI MERDA:
-ad una neonata: "che colorito che ha! è nata con la pelle olivastra!"
la madre: "no, veramente è nata con l'itterizia"
VOTO: 6
-ad una mia compagna di classe: "i tuoi non vengono allo spettacolo?"
lei: "solo mia madre"
io: "ehhh! dì a tuo padre che sia dia una mossa e venga anche lui!"
lei: "magari potesse. è morto quand'ero piccola"
VOTO:7 (e comunque se lei non esplicita il suo stato di famiglia, io non posso micca sapere sempre tutto)
-a sandro giacobbe: "tu facevi parte della nazionale cantanti, vero?"
lui: "ne faccio ancora parte"
io: "sei portiere, giusto?"
lui: "no, sono allenatore"
VOTO: 3 (non ha le idee chiare nemmeno lui)
-la mia migliore amica mi porta una maglia dell'hard rock di sidney.
io: "bella! ma è vera o tarocca?"
lei: "secondo te ti porto una maglia tarocca?"
segue una serie di miei tentativi per giustificare che c'è un commercio diffuso di magliette hard rock contraffatte, che lei poteva essere stata imbrogliata, che io dico queste cose perchè non me ne intendo. inevitabilmente casco dalla padella nella brace e peggioro visibilmente la mia situazione.
VOTO: 5. (come figura di merda non è granchè. ma i miei tentativi di arrampicarmi sui vetri meritano).
-ad una coinquilina di mammagatta: "di dove sei?"
lei: "udine"
io: "ah! veneta, allora!"
lei: "veramente udine è in friuli!"
VOTO: 9 (perchè a 28 anni dovrei avere un minimo di conoscenza di geografia. soprattutto dopo una laurea. che fortunatamente non è in geografia).
-questa figuraccia non è mia ma ve la racconto lo stesso perchè è stupenda.
una produttrice recluta un giovinetto per una telepromozione in cui doveva fare il ragazzo sandwich. gli viene messo il cartello addosso e gli si dice che, al momento giusto, dovrà alzare due confezioni di lavapiatti: uno in polvere e uno liquido.
parte la registrazione: "***, come sempre in polvere ma da oggi anche in versione liquida!"
il ragazzo tira su solo quello in polvere.
"scusa, devi mostrare il flacone liquido!"
il ragazzo fa cenno che ha un probelmino. gli manca un braccio. il cliente infuriato sfreccia dalla produttrice per capire dove ha la testa.
lei, cadendo completamente dalle nuvole, guarda il ragazzo e fa al cliente: "amore, gli manca un braccio... ma ti giuro che prima ce l'aveva!"
VOTO:10 per la figura di merda
10 per la faccia da culo di lei
10 perchè gli uomini senza un braccio se la cavano sempre alla grande
vorrei morire ed io morir non so
23 ottobre 2002
ieri sera stavo guardando la tv con mery terry e la mia nuova coinquilina, giovanna. e a un certo punto vedo qualcosa di orrorifico. dove il "fico" finale c'entra solo per una sorta di contrappasso.
no, niente intrugli di cucina, niente involtini di alloro o zucchine al brie. vedo uno spot pubblicitario. una principessa in rosa, coi capelli biondi, contornata da stelline e castelli incantati. io, presa dai ricordi per l'agognatissima "barbie fior di pesco", inizio a sognare che questa meraviglia della mattel si fidanzi col principe Big Jim nel magico mondo di Ravensburger. in realtà lo slogan pubblicitario mi risveglia di soprassalto. "COMPRA ANCHE TU BARBIE RAPERONZOLO! BARBIE RAPERONZOLO: LA BARBIE DEI TUOI SOGNI IN VIDEOCASSETTA".
cosa? una barbie RAPERONZOLO? quale bambina associa "raperonzolo" a un fiore lillà? dai! ti viene da pensare che sia piuttosto una radice amara tipo rapa o rapanello! una barbie "testa di rapa", che orrore! allora fra poco avremo il magico mondo di barbie ortaggio:
-BARBIE MENTINA: le profumano i capelli di piperita ma le puzza tremendamente il fiato di acciuga
-BARBIE PREZZEMOLINA: disposta a farsi anche skipper pur di fare un'apparizione tv
-BARBIE CAROTA: non puoi giocarci perchè sta tutto il giorno a sviluppare melanina
-BARBIE RAPANELLO: troppo bassa per essere una vera barbie raperonzolo
-BARBIE CAVOLFIORE: se le schiacci la pancia, fa le puzzette vere!
-BARBIE CAVOLETTO DI BRUXELLES: se ne strafrega dell'europa unita
-BARBIE PISELLO: altro nome della barbie prostituta
-BARBIE FINOCCHIO: barbie razzista che urla insulti a ken
-BARBIE AGLIO: barbie vampira. si consiglia il vestito da guardia di finanza.
-BARBIE ALLORO: fa gli arrosti come una donna vera. nella confezione trovate in regalo un vestito color grigio topomorto proprio come quello di mery terry.
e rivedevo i suoi vestiti
il piu' bello era nero coi fiori
non ancora appassiti
no, niente intrugli di cucina, niente involtini di alloro o zucchine al brie. vedo uno spot pubblicitario. una principessa in rosa, coi capelli biondi, contornata da stelline e castelli incantati. io, presa dai ricordi per l'agognatissima "barbie fior di pesco", inizio a sognare che questa meraviglia della mattel si fidanzi col principe Big Jim nel magico mondo di Ravensburger. in realtà lo slogan pubblicitario mi risveglia di soprassalto. "COMPRA ANCHE TU BARBIE RAPERONZOLO! BARBIE RAPERONZOLO: LA BARBIE DEI TUOI SOGNI IN VIDEOCASSETTA".
cosa? una barbie RAPERONZOLO? quale bambina associa "raperonzolo" a un fiore lillà? dai! ti viene da pensare che sia piuttosto una radice amara tipo rapa o rapanello! una barbie "testa di rapa", che orrore! allora fra poco avremo il magico mondo di barbie ortaggio:
-BARBIE MENTINA: le profumano i capelli di piperita ma le puzza tremendamente il fiato di acciuga
-BARBIE PREZZEMOLINA: disposta a farsi anche skipper pur di fare un'apparizione tv
-BARBIE CAROTA: non puoi giocarci perchè sta tutto il giorno a sviluppare melanina
-BARBIE RAPANELLO: troppo bassa per essere una vera barbie raperonzolo
-BARBIE CAVOLFIORE: se le schiacci la pancia, fa le puzzette vere!
-BARBIE CAVOLETTO DI BRUXELLES: se ne strafrega dell'europa unita
-BARBIE PISELLO: altro nome della barbie prostituta
-BARBIE FINOCCHIO: barbie razzista che urla insulti a ken
-BARBIE AGLIO: barbie vampira. si consiglia il vestito da guardia di finanza.
-BARBIE ALLORO: fa gli arrosti come una donna vera. nella confezione trovate in regalo un vestito color grigio topomorto proprio come quello di mery terry.
e rivedevo i suoi vestiti
il piu' bello era nero coi fiori
non ancora appassiti
22 ottobre 2002
mia madre non ama il cinema. non lo capisce. quando guardiamo un film insieme, mi fa le domande come se io conoscessi i protagonisti.
-quello lì è l'assassino?
-non lo so. di solito lo dicono alla fine, mamma, così ti guardi tutto il film.
-ma non possono dirlo subito? così stiamo tranquilli!
-in che senso?
-nel senso che almeno sappiamo che gli altri non sono assassini e quando sono con lei (la protagonista a rischio di morte, n.d.a) siamo tranquille
-non sarebbero thriller se non ti facessero provare ansia, mamma. non giocano al risparmio.
-...
questo per dire che mia mamma non ha ben chiare le dinamiche del mondo della celluloide. ha più chiare quelle del mondo della cellulite, essendo che noi femmine della famiglia ce la si tramanda di generazione in generazione.
stamattina mia madre mi ha svegliato per chiedermi di "titanic".
-dimmi
-non ho capito: la vecchia era la ragazza da giovane?
-sì
-quella del pittore?
-sì
-come si chiama quell'attore lì?
-di caprio
-no, non quello, quell'altro...
-quello cattivo? billy zane
-no, quello carino. comincia con la "M"
-con la M? non mi viene...
-dai! sei più sclerotica di me se non te lo ricordi!
-scusa mamma, ma con la M...
-dai, ma-ma-ma...
-mamma, mastroianni non c'è in "Titanic".
-macchè mastroianni! non sono micca scema! dai, quello biondo che fa il pittore!
-te l'ho detto, DI CAPRIO.
-e di nome?
-leonardo
-brava! proprio lui! leonardo di caprio!
-MAMMA, TE L'AVEVO DETTO PRIMA! E NON C'E' NEMMENO UNA "M" NEL NOME!
-e vabbeh, non ci si può nemmeno sbagliare! e tutte le volte che ti sbagli te?
-...?!?!?!?!?!
PAUSA D'IMBARAZZO
-mamma, almeno ti è piaciuto?
-non mi piace che sia tutto sulla nave
-mamma, il film è ambientato sul titanic, che era una nave...
-lo so, ma tutta quell'acqua...
-mamma, il titanic è affondato. c'era molta acqua per quello.
-magari potevano ambientare la storia un po' a terra.
-ma loro si sono conosciuti a bordo!
-beh, allora se proprio si dovevano conoscere a bordo, potevano far continuare la storia in america!
-mamma, il titanic affonda. pochi si salvano.
-e non si potevano salvare loro due?
-per far piacere a te?
-sì, io sono lo spettatore e pago il canone
-MAMMAAAAA! il film era su canale 5 e per quello non paghi il canone!
-vabbeh, però volevo che sopravvivessero
-non si può avere tutto.
E POI STO LI' AD ASPETTARE. PERCHE' SO CHE STA PER DIRE QUELLO CHE RIPETE OGNI SACROSANTA VOLTA CHE VEDE UN FILM IN TV.
-però...
-però cosa, mamma? (lo sento, lo sta per dire)
-però...
-però?
-però "via col vento" è tutta un'altra cosa!
(lo sapevoooooooooooooooooooo!)
-dov'è la cassetta?
-sul videoregistratore, mamma, pronta per quando ti parte l'embolo da vivien leigh
-allora me lo vado a guardare
-alle 10 di mattina?
-vabbeh, un pezzo!
-ma leggiti un libro, dai!
-quello che mi hai dato te non mi piace
-cime tempestose? mi hai detto che volevi una storia d'amore, due personaggi forti e non dei nostri tempi...
-sì, ma è troppo difficile
-e allora?
-allora ho cambiato libro
-e cos'hai scelto?
-la bibbia
click.
click.
all'improvviso mi hai chiesto lui chi è
lui chi è?
-quello lì è l'assassino?
-non lo so. di solito lo dicono alla fine, mamma, così ti guardi tutto il film.
-ma non possono dirlo subito? così stiamo tranquilli!
-in che senso?
-nel senso che almeno sappiamo che gli altri non sono assassini e quando sono con lei (la protagonista a rischio di morte, n.d.a) siamo tranquille
-non sarebbero thriller se non ti facessero provare ansia, mamma. non giocano al risparmio.
-...
questo per dire che mia mamma non ha ben chiare le dinamiche del mondo della celluloide. ha più chiare quelle del mondo della cellulite, essendo che noi femmine della famiglia ce la si tramanda di generazione in generazione.
stamattina mia madre mi ha svegliato per chiedermi di "titanic".
-dimmi
-non ho capito: la vecchia era la ragazza da giovane?
-sì
-quella del pittore?
-sì
-come si chiama quell'attore lì?
-di caprio
-no, non quello, quell'altro...
-quello cattivo? billy zane
-no, quello carino. comincia con la "M"
-con la M? non mi viene...
-dai! sei più sclerotica di me se non te lo ricordi!
-scusa mamma, ma con la M...
-dai, ma-ma-ma...
-mamma, mastroianni non c'è in "Titanic".
-macchè mastroianni! non sono micca scema! dai, quello biondo che fa il pittore!
-te l'ho detto, DI CAPRIO.
-e di nome?
-leonardo
-brava! proprio lui! leonardo di caprio!
-MAMMA, TE L'AVEVO DETTO PRIMA! E NON C'E' NEMMENO UNA "M" NEL NOME!
-e vabbeh, non ci si può nemmeno sbagliare! e tutte le volte che ti sbagli te?
-...?!?!?!?!?!
PAUSA D'IMBARAZZO
-mamma, almeno ti è piaciuto?
-non mi piace che sia tutto sulla nave
-mamma, il film è ambientato sul titanic, che era una nave...
-lo so, ma tutta quell'acqua...
-mamma, il titanic è affondato. c'era molta acqua per quello.
-magari potevano ambientare la storia un po' a terra.
-ma loro si sono conosciuti a bordo!
-beh, allora se proprio si dovevano conoscere a bordo, potevano far continuare la storia in america!
-mamma, il titanic affonda. pochi si salvano.
-e non si potevano salvare loro due?
-per far piacere a te?
-sì, io sono lo spettatore e pago il canone
-MAMMAAAAA! il film era su canale 5 e per quello non paghi il canone!
-vabbeh, però volevo che sopravvivessero
-non si può avere tutto.
E POI STO LI' AD ASPETTARE. PERCHE' SO CHE STA PER DIRE QUELLO CHE RIPETE OGNI SACROSANTA VOLTA CHE VEDE UN FILM IN TV.
-però...
-però cosa, mamma? (lo sento, lo sta per dire)
-però...
-però?
-però "via col vento" è tutta un'altra cosa!
(lo sapevoooooooooooooooooooo!)
-dov'è la cassetta?
-sul videoregistratore, mamma, pronta per quando ti parte l'embolo da vivien leigh
-allora me lo vado a guardare
-alle 10 di mattina?
-vabbeh, un pezzo!
-ma leggiti un libro, dai!
-quello che mi hai dato te non mi piace
-cime tempestose? mi hai detto che volevi una storia d'amore, due personaggi forti e non dei nostri tempi...
-sì, ma è troppo difficile
-e allora?
-allora ho cambiato libro
-e cos'hai scelto?
-la bibbia
click.
click.
all'improvviso mi hai chiesto lui chi è
lui chi è?
21 ottobre 2002
stamattina alle 7.58 il mio gatto mino è morto. l'ho preso io dalla cesta e seppellito. non c'è ironia che saprà mai cancellarmi dalla mente l'immagine del mio compagno di 11 anni che finiva in un sacco di plastica.
ha visto il mio diploma, il mio fidanzamento, la mia laurea, le mie vacanze, le mie foto. era lui ad aspettarmi sul cancello al venerdì, conscio che stavo per tornare. era lui a miagolare alle 7 di mattina perchè mi alzassi. era lui che mi si raggomitolava sulle ginocchia quando non voleva uscire. era lui che giocava con il mouse credendolo un topo vero, lui che saltava sui tasti del portatile staccandomi sempre la "I". era lui che guardava la tv. era lui che mi teneva ferme le pagine dei libri quando studiavo. era lui che abbracciavo quando piangevo. era lui che se ne andava a caccia di topi e piccioni per dimostrarmi che era un felino vero. era lui che amava la nostra casa al punto da non allontanarsene mai. era lui che tornava infangato strusciandosi addosso ai miei panni puliti. era lui che seguiva mia mamma in macelleria. era lui attraversava la strada sulle strisce. era lui che faceva il duro ma coccolava e proteggeva i suoi fratelli. era lui che se la pigliava anche coi cani se osavano entrare nel suo territorio. era lui che dormiva sul tetto per vedermi arrivare. era lui che miagolava davanti alla porta se doveva uscire a fare pipì. era lui che si nascondeva tra le mie maglie nere per mimetizzarsi e non essere trovato. era lui che non sopportava di essere malato e si toglieva le flebo. era lui che mi morsicava le caviglie se non gli davo i bocconcini. era lui che voleva solo pollo. era lui un vero gatto emiliano, che adorava i cappelletti. era lui che pretendeva il suo angolino sul divano. era lui a tenere il fiocco rosso che gli mettevo per natale. era lui il gatto che mi mancava quando partivo. lui il primo che volevo abbracciare quando tornavo. era lui il fratello che non posso avere. era lui che mi aspettava alzato quando rientravo la notte. era lui quello a cui davo sempre la razione più grande. era lui che sapeva che gli volevo bene. è quello per cui sto piangendo ora. e non c'è battisti che lo sappia spiegare o lenire. non c'è frase che possa rendere l'idea di cos'era per me quel ciuffo di pelo invecchiato e scolorito che sapeva di angora e cachemere. non c'era tocco più delicato che sentire le sue zampe sulla pancia quando mi saltava addosso all'improvviso. l'ho preso io, stamattina. è morto facendo le fusa perché lo stavo accarezzando. almeno so che è morto convinto che la mattina dopo gli avrei preparato una pappa speciale. solo per lui.
PER UNA VOLTA, LASCIO CHE INTERVENGA AUDEN.
Fermate tutti gli orologi
isolate il telefono
fate tacere il cane con un osso succulento.
Chiudete i pianoforti
e tra un rullio smorzato,
portate fuori il feretro.
Si accostino i dolenti.
Incrocino aeroplani, lamentosi, lassù
e scrivano sul cielo il messaggio:
Lui è morto.
Allacciate nastri di crespo
al collo bianco dei piccioni.
I vigili si mettano
guanti di tela nera.
Lui era il mio nord, il mio sud,
il mio est e ovest,
la mia settimana di lavoro
e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte,
la mia lingua, il mio canto.
Pensavo che l'amore fosse eterno
e avevo torto.
Non servono più le stelle,
spegnetele anche tutte,
imballate la luna,
smontate pure il sole,
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco
perché ormai più nulla può giovare.
ha visto il mio diploma, il mio fidanzamento, la mia laurea, le mie vacanze, le mie foto. era lui ad aspettarmi sul cancello al venerdì, conscio che stavo per tornare. era lui a miagolare alle 7 di mattina perchè mi alzassi. era lui che mi si raggomitolava sulle ginocchia quando non voleva uscire. era lui che giocava con il mouse credendolo un topo vero, lui che saltava sui tasti del portatile staccandomi sempre la "I". era lui che guardava la tv. era lui che mi teneva ferme le pagine dei libri quando studiavo. era lui che abbracciavo quando piangevo. era lui che se ne andava a caccia di topi e piccioni per dimostrarmi che era un felino vero. era lui che amava la nostra casa al punto da non allontanarsene mai. era lui che tornava infangato strusciandosi addosso ai miei panni puliti. era lui che seguiva mia mamma in macelleria. era lui attraversava la strada sulle strisce. era lui che faceva il duro ma coccolava e proteggeva i suoi fratelli. era lui che se la pigliava anche coi cani se osavano entrare nel suo territorio. era lui che dormiva sul tetto per vedermi arrivare. era lui che miagolava davanti alla porta se doveva uscire a fare pipì. era lui che si nascondeva tra le mie maglie nere per mimetizzarsi e non essere trovato. era lui che non sopportava di essere malato e si toglieva le flebo. era lui che mi morsicava le caviglie se non gli davo i bocconcini. era lui che voleva solo pollo. era lui un vero gatto emiliano, che adorava i cappelletti. era lui che pretendeva il suo angolino sul divano. era lui a tenere il fiocco rosso che gli mettevo per natale. era lui il gatto che mi mancava quando partivo. lui il primo che volevo abbracciare quando tornavo. era lui il fratello che non posso avere. era lui che mi aspettava alzato quando rientravo la notte. era lui quello a cui davo sempre la razione più grande. era lui che sapeva che gli volevo bene. è quello per cui sto piangendo ora. e non c'è battisti che lo sappia spiegare o lenire. non c'è frase che possa rendere l'idea di cos'era per me quel ciuffo di pelo invecchiato e scolorito che sapeva di angora e cachemere. non c'era tocco più delicato che sentire le sue zampe sulla pancia quando mi saltava addosso all'improvviso. l'ho preso io, stamattina. è morto facendo le fusa perché lo stavo accarezzando. almeno so che è morto convinto che la mattina dopo gli avrei preparato una pappa speciale. solo per lui.
PER UNA VOLTA, LASCIO CHE INTERVENGA AUDEN.
Fermate tutti gli orologi
isolate il telefono
fate tacere il cane con un osso succulento.
Chiudete i pianoforti
e tra un rullio smorzato,
portate fuori il feretro.
Si accostino i dolenti.
Incrocino aeroplani, lamentosi, lassù
e scrivano sul cielo il messaggio:
Lui è morto.
Allacciate nastri di crespo
al collo bianco dei piccioni.
I vigili si mettano
guanti di tela nera.
Lui era il mio nord, il mio sud,
il mio est e ovest,
la mia settimana di lavoro
e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte,
la mia lingua, il mio canto.
Pensavo che l'amore fosse eterno
e avevo torto.
Non servono più le stelle,
spegnetele anche tutte,
imballate la luna,
smontate pure il sole,
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco
perché ormai più nulla può giovare.