COSA FARO' DA GRANDE
"cosa farò da grande". i miei amichetti delle elementari dicevano "io sarò astronauta" oppure "voglio fare la casalinga" oppure "da grande voglio fare il disoccupato". gli unici che hanno realizzato i loro sogni sono gli ultimi. gli altri si sono buttati in altri settori. e io? cosa volevo fare da grande? ho avuto fasi alterne. o per meglio dire, fasi lunari.
-da 0 a 1 anni: non mi ponevo il problema lavoro. per me era una fatica stare nel box o mangiare plasmon. passavo le mie giornate a fare cacca e sparpagliarla nel pannolone. poi ho iniziato a camminare.
-da 1 a 3 anni: correvo e camminavo, a volte usavo il triciclo per fare prima. continuavo a fare cacca, ma la spargevo in giro per la casa perchè non portavo più il pannolone. mi ero evoluta una cifra.
-da 3 a 6 anni: ho scoperto la bicicletta. prima con le ruote e poi senza. mia madre non l'ha mai saputo, ma mentre lei faceva un pisolino io sgattaiolavo fuori di casa e facevo zig-zag nella riga discontinua di mezzeria della strada. una pazza. e la cosa strana è che, nonostante il pericolo, in questi casi non facevo cacca. se la sarebbe fatta sotto mia mamma se avesse saputo di questa mia attività illecita.
-da 6 a 10 anni: con la scuola elementare mi si è aperta una porta sull'ufficio di collocamento. in 1a volevo fare la pastorella perchè guardavo heidi; in 2a avevo deciso di fare l'infermiera nella Seconda Guerra Mondiale perchè lo faceva candy candy; in 3a il programma didattico di storia prevedeva lo studio della Seconda Guerra Mondiale. siccome ho colto -con non poca perspicacia- che la Grande Guerra era finita, per me fare l'infermiera non aveva più senso. e dato che la mia amichetta barbara voleva aprire un tabacchino, ho pensato che mi sarebbe andato bene anche vendere sali e paglie; in 4a la mia amica barbara ha deciso di fare la maga. avendo rotto la nostra società a me non rimaneva che rilevare la sua quota e continuare a vendere sigarette; in 5a mi hanno regalato cicciobello. avendo sviluppato un notevole istinto materno, ho deciso che avrei fatto la moglie e la mamma. per quanto riguarda la cacca, avevo ormai imparato a farla nel water. ma non con assoluta precisione. sporcavo ancora le pareti e dovevi darci giù di scopettino.
-da 10 a 13 anni: il crinale della pubertà. in 1a media volevo fare la giornalista perchè mi sembrava fico e perchè avevo passato le elementari a sentirmi dire che scrivevo bene. le maestre delle elementari, infatti, mi mandavano nelle altre classi a leggere le mie poesie e gli altri alunni erano costretti ad applaudire. che palle, mi sentivo una merda. credo che mi odiassero tutti. per questo ho smesso di scrivere poesie e mi sono buttata sulla lingua asciutta della carta stampata;
in 2a media mi sono presa un anno di pausa e non mi sono posta il problema di cosa volevo diventare, ma DI COME. iniziavano a crescere le tette, il sedere, i fianchi, i baffi. avevo un sacco di beghe da risolvere a livello fisico e non ci pensavo proprio a quello economico. dopo qualche mese arrivarono le mestruazioni. e lì capii che era finita. ero diventata una donna e dovevo assumermi delle responsabilità. per questo diedi una svolta alle mie prospettive lavorative in attesa della 3a media; in 3a media, dunque, sensibilizzata dall'arrivo del mio primo ovulo, decisi fermamente di fare l'interprete. in inglese ero brava e mi piaceva. andata: si voleva diventare traduttrici simultanee.
-da 13 a 18 anni: per tutta la durata del liceo, anche in virtù del fatto che era un liceo linguistico, sono rimasta ferma sulle mie decisioni: sarei diventata interprete. di cosa non lo sapevo. di qualcosa di oscuro, forse. in 5a liceo ero decisa a studiare cinese. poi ho fatto il test per scienze della comunicazione per fare compagnia a un'amica che non voleva andare da sola alla prova d'ammissione. risultato? io arrivo 42ma su 2000 e lei non passa. io mi iscrissi a comunicazione e lei a lingue. ora lei fa l'interprete e io l'autrice. autrice di cosa non si sa. di qualcosa di oscuro. almeno in questo sono rimasta coerente. e la cacca, adesso, riesco a farla centrando il buco.
Hai ragione anche tu
cosa voglio di più
un lavoro io l'ho
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