27 gennaio 2004

MERY TERRY E LA BYATT
uno dovrebbe essere contento di tornare a casa sua. perche' dopo una giornata di lavoro le persone normali non vedono l'ora di duepuntiacapoelencopuntato

-cavarsi le scarpe
-mettersi comodi
-cucinarsi qualcosa
-stare al calduccio
-coccolare il gatto. che magari ti vuole pure bene e ti si strofina addosso col suo odore di buono.

ecco, io nell'ordine ho questo duepuntiacapoelencopuntato

-non mi cavo le scarpe perche' il pavimento di casa nostra e' pack. nemmeno nel grande chiodo esiste nulla del genere. se un inuit venisse a stare da noi, ci chiederebbe come cristobal facciamo a non scivolare su quei lastroni li';

-mettersi a proprio agio, quando in casa ti gira un capovaccaio della serra di crispo (=mery terry), non e' facile. ti verrebbe piu' da metterti un'armatura che da infilarti le braghe del pigiama. o perlomeno una mascherina di quelle che da' l'alitalia in business: cosi' almeno non vedo la lucana deambulare per i vani di casa come la palla pazza che strumpallazza;

-cucinarmi qualcosa sulla nostra stufa, dopo che c'e' passato il ciclone bryger (=sempre mery terry), mi sturba. preferisco sostentarmi in esercizi di pubblico servizio. anche cinesi, se proprio proprio. o giapponesi. o thailandesi. o cino-nippo-thaila-vietnamiti;

-stare al calduccio, come avrete capito, e' un'utopia. casa nostra e' crionizzante. entro che ho 29 anni ed esco che, grazie alla conservazione delle cellule epiteliali operata dalle basse temperature, ne ho 28. se continua cosi' tra qualche giorno assomigliero' a tatu', il nano di fantasilandia;

-non ho gatti a milano. non li tengo perche' ho paura che rientrando a casa, un giorno, al loro posto troverei una teglia di coniglio. con tanto di sugo di casieddu. presente pozzetto in "ragazzo di campagna"? TAAAAAAAAAAC

questo e' cio' che mi accoglie al mio rientro. ed ecco perche' il mio tempo medio di percorrenza nella tratta porta del pianerottolo-porta della mia stanza e' inferiore a quello di vincent vittoz in coppa del mondo.
solo camera mia e' il mio regno. e' l'unico angolo dove mi sento protetta. e per evitare che corpi estranei e cellulitici vi si introducano, ho persino affisso alla porta una targhetta in legno con scritto "ILENIA". da interpretarsi come: lasciate ogni speranza o voi ch'entrate. sarebbe: se entrate, lasciate ogni speranza di non avere contusioni ed ematomi.
ecco: se tu metti questi EVIDENTI segnali di monito e poi QUALCUNO non li rispetta, scatta l'omicidio.
ieri sera nevicava e volevo starmene sul letto a guardare fuori, ascoltando un po' di musica. fa tanto romantico la mia immagine col pigiama di pile, i calzettoni fluorescenti anni '80, lo scialle di mia nonna, la bacchetta cinese nei capelli, gli occhiali con la stanghetta rotta, il trucco colato per il gelo e lo sguardo perso verso la stazione della metro. il tutto incorniciato da fiocchi di neve che scendono dietro il vetro spiaccicandosi sul parabrezza della mia 147.
ecco: io ieri sera questa cosa non l'ho potuta fare. mi sono bardata come una perfetta sfigata (con tanto di calzettoni e occhiali), ho infilato le cuffie nelle orecchie e ho attaccato il lettore cd portatile per fissare l'atmosfera outside.
non sento nulla.
riprovo.
zero.
riprovo.
cazzo, non va.
vabbeh che la neve cade silenziosa, ma il cd dovrebbe produrre suono. allora penso siano le pile. e siccome il mio lettore cd ce le ha ricaricabili, attacco il caricatore. il cd non va. scatta l'improperio (sempre da aggiungersi alla mia romantica immagine di cui sopra).

-eccheccazzo succede?
-ile'.... pazzavo diqqua...
-teresa?
-zi'?
-non hai bussato
-eh, guante ztorie!
-teresa?
-zi'?
-non hai chiesto permesso
-maro', che polendona
-teresa?
-zi'?
-questa stanza per te e' come l'area 51
-pazzavo diqqua e ho zentito che digevi porco cazzo
-veramente ho detto "che cazzo succede" ma il senso e' quello...
-checc'hai?
-carina a preoccuparti di me. ma credo che tu non possa fare niente per il mio lettore cd
-e' rotto?
-ah-ha
-succede
-lo so, ma stasera avevo proprio voglia di musica
-ti prezterei la mia radio ma non vorrei che la rompezzi...
-figurati. che strano pero'... quando venerdi' me ne sono andata il cd funzionava...
-quezto e' vero...
-mi ricordo perche' ho ascoltat... TERESAAAAAAAA!
-zi'?
-come fai a sapere che venerdi' funzionava?
-perche' l'ho uzato! ma quando sei cretina!

ecco la bile che come un geyser sale dal fegato direttamente all'esofago...

-scusa?
-ho gomprato un cd al carrefu' e lo volevo zentire!

...la bile sfiora teneramente l'epiglottide...

-ma tu non hai la radio?
-zi', ma se poi il cd non era bbuono e mi rovinava il lettore? sai, l'ho pagato 5 euro 'sto dizco, magari e' fallato!
-ma tu sei fallata nella testa! allora l'ultima a usare il lettore sei stata tu!
-zi'. poi mi e' venuta la rabbia.
-che sei idrofoba lo sapevo da prima, trionice lobotomizzata!
-e che e' 'sta trionica?
-una tartaruga, scoria radioattiva!
-beh, venerdi' volevo azcoltare il cd e ho prezo il tuo lettore. tando so dove lo tieni...
-e come faresti a saperlo, di grazia?
-perche' una volta ho zpiato dal bugo della zerratura per zcoprirlo!

...la bile ridiscende voticosamente verso il basso. colaestasi intraepatica...

-e quindi?
-quindi venerdi' sera ho preso il tuo cd ma non ho zentito niente. non capivo i tasti.
-teresa, spistolavi un po' e capivi.
-zi', ma ho penzato che avevi manomesso il cd per non farmelo uzare e mi e' venuto il rabbio.

...bile come il fijiama...

-ma perche' avrei dovuto manometterlo, ittero della magna grecia!
-per non farlo uzare a me! tu sei un po' stronza...

...la bile arriva ai condotti lacrimali ma non fuoriesce. nemmeno lei ne ha il coraggio...

-senti, mi spieghi come hai fatto a romperlo?
-inzomma, siccome ho penzato male, mi e' venuta la rabbia gon te e l'ho zbattuto per terra per farti un dizpetto.

...per non rovinarmi la vista, la bile precipita verso sud e tenta di fuoriuscire dall'ombelico. ma non trova un varco: la maglia di pile e' troppo resistente...

-teresa, adesso pero' me lo paghi
-eh no, cara! me lo paghi tu!
-prego?
-nella foga l'ho zbattuto per terra e c'era ancora dentro il mio cd. si e' rotto pure quello!
-ma tu sei da ricovero! ma tu devi cadere con una tanica di benzina nella fucina di un fabbro! tu devi fare i fanghi nelle sabbie mobili! tu devi fare l'aerosol con del benzene esaclorato! tu, tu, tu...
-e' golpa tua! polendona taccagna!
-senti, razza di piccione senza frenulo: mi dici che cd era, almeno?
-...
-teresa?
-non te lo dico
-subito o ti taglio i capelli con la fresa!
-b...
-B cosa?
-battisti. tutti i successi.

Un'ora di relax
con l'alta fedelta'
le luci basse
per cominciare
un posto comodo
la cuffia stereo
il disco ha fatto pochi giri e giu' si insinua il piacere
HI-FI
HI-FI


16 gennaio 2004

BLACK POWER
quando ero alle elementari avevo una sola cosa in testa: alessandro. ogni tanto mi distraevo e pensavo anche alle sue lentiggini. ma succedeva di rado. e se proprio avevo un rigurgito d'orgoglio e mi imponevo di non pensare a lui, pensavo se era possibile che terence si fidanzasse con candy candy. ma durava poco, perche' era un attimo che partiva il transfert e identificavo terence con alessandro e candy con me stessa.
5 anni impiegati todo modo, sospesa in un anelito d'amore che non mi ha mai procurato nemmeno un bacetto. cosi', tra un sussidiario che parlava di terrari e un libro di letture che parlava di bambine che aiutavano la mamma a fare pulizie, cominciai a maturare un'ipotesi: che fosse il mio aspetto fisico a non attrarlo. e durante un intervallo gli sottrassi il diario per vedere se ci aveva incollato fotografie delle sue donne ideali.
non mangiai nemmeno la mia merendina per scoprire un'atroce verita': alessandro attaccava sul diario solo fotografie di calciatori, automobili e scimmie. errore di tempi: quando l'adolescenza mi rese pelosa come lo scimpanze' della orfei, alessandro era gia' un ricordo. e forse le scimmie non gli piacevano neanche piu'.
a quel punto ingollai il mio buondi' sputando lo zucchero in granelli e mi ritirai al mio banco per deliberare qualcos'altro.
e toh? chi ti trova the final solution ai miei tormenti stilnovisti? mia madre. proprio lei, le genitrice.
in 4a elementare mi fece indossare il grembiule nero. tutte le altre bambine avevano vestiti rosa, felpe di holly hobbie, scarpe di vernice, calze decorate, capelli sciolti e nastrini. mia madre invece mi agghindava in questo modo: capelli legati, 2349 mollette per tenere indietro i ciuffi ribelli (quando studiavo non dovevo avere impedimenti tricologici alla vista), scarponi da montagna con 2349 lacci e grembiule nero. unico vezzo femminile, un colletto bianco che mi veniva legato dietro il collo. un po' come quei cani a cui si mette il cappottino scozzese. del perche' fossi obbligata a subire tutto questo, nessuno ne ha idea.
ovvio che alessandro, vedendomi cosi', mi preferisse i pan paniscus. l'avrei fatto anch'io. per un certo periodo mi tirai un po' su quando candy candy entro' alla saint paul school. anche lei doveva indossare un grembiule bianco e in piu' aveva un orribile fiocco sotto la gola. che se avesse dovuto baciare terence, sarebbe stato d'intralcio. pensai che se candy era figa in grembiule, anche io potevo conservare la mia dignita'. ma mi stavo prendendo per il culo da sola. in classe ero la barzelletta di tutti e il complimento piu' carino che mi facevano era "vecchina becchina".
voi direte: ma in un intero anno di 4a elementare, non hai mai pensato di cavarti quell'orrido grembiule 2 metri prima di entrare a scuola? saluti la mamma, fingi di entrare in aula, ma scatti furtiva in bagno e te lo levi.
bella scoperta! sono arrivati i geni, sono arrivati! per essere sicura che non avessi un lampo archimedeo del genere, mia madre sotto mi vestiva come una rom. avevo abiti talmente caritas che preferivo di gran lunga il grembiule. e poi aveva siglato un tacito accordo con la maestra che, se mi vedeva senza, avvertiva a casa. ora, cosa avessi fatto di male a quella puttana della maestra io non lo so. ma so che il mossad la sta ancora cercando per addestrare i suoi.
quando mi vedevo nello specchio della palestra avrei voluto impiccarmi al quadro svedese. quando il quadro svedese mi vedeva, si impiccava lui. quando vedevo alessandro correvo a nascondermi dietro le tende del teatro. quando alessandro mi vedeva diceva che avrei dovuto fare un film con dario argento. carino davvero.

straordinariamente alla fine della 4a elementare mia madre fu fulminata sulla via di damasco e rinsavi'. mi tolse il grembiule e mi mando' a scuola vestita come una bambina normale. per l'inverno successivo ebbi anche una gonna di velluto grigia, camicia a fiori e stivaletti gialli molto trendy. il problema rimaneva il loro abbinamento. e vi assicuro che, se anche avete una gonna grigia di velluto very fashion, abbinargli degli stivaletti gialli di pelle fa abbastanza schifo. soprattutto se sono otropedici. e io non avevo problemi ai piedi. erano gli stivaletti che erano in offerta.

neanche un minuto
di "non amore"
questo e' il risultato dei pensieri miei!

15 gennaio 2004

LA TRANQUILLITA' NON E' FIGLIA DI POTENZA
esiste una vita che travalica come manolo le pareti del mio appartamento milanese. pareti alquanto intrise di macchie di vino, oramai. esiste dixan che rimuove le macchie. ma non esiste nulla che rimuova quella macchia umana di mery terry dalla mia vita. oppure esiste e io dovrei scrivere bene come philip roth. o fare video come david lee roth. tra i due, francamente, continuo a preferire ziggie.
due sere fa ero a cena da un amico. modenese, anche lui trapiantato nella grande melanzana lombarda e ottimo cuoco. come a new york c'è little italy, cosi' verso porta genova c'e' little modena. quando ho visto cosa mi aveva preparato stavo per avere una crisi di gioia: quiche allo stracchino e pepe, penne radicchio e noci, gelato con cioccolato fuso servito in bicchiere di caramello da lui stesso coniato. un piccolo vetraio di murano, insomma. ecco, quando ho visto che avrei potuto mangiare queste cose, ho compreso che l'arte culinaria non ha litigato con il genere umano in toto ma solo con una fra i suoi rappresentanti peggiori. ma per quella sera mery terry era lontana da me.
dopo essermi riconciliata con l'artusi e il buonassisi, me ne torno a casa verso mezzanotte. e sulla porta l'amico mi consegna una scatola:

-mi faresti un favore? devo dare questi biscotti a bruno. li ha fatti mia mamma e lui li adora. la ricetta è segretissima. siccome so che lo vedi in questi giorni, ti spiacerebbe...?
-figurati! dammi qua la scatola. io bruno lo vedo domani e gli delivero i biscotti meglio dell'ups. o di fed-ex. che da quando ha sponsorizzato "castaway" non mi è più tanto simpatica.

e me ne esco di casa con la scatola di biscotti addosso. coccolandola come un bambino. perchè ho un compito importante da svolgere e perchè sono per bruno.
quando arrivo a casa, l'ascensore è fermo al quinto piano. buon segno. infatti rientro che tutto tace. cosi' mi tolgo il cappotto, appoggio la scatola di biscotti sul tavolo in cucina e mi infilo sotto al piumone verde. ahhhh... una notte serena. arcangela di un'indomani di giubilo.
e invece mi sveglio alle 8 perche' sento un tonfo.

-zcuza ilèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè
-che cazzo fai alle 8 di mattina?
-pulizco le penziline!
-pensiline? ci passa un tram in casa, adesso? si chiamano pensili, cittadina onoraria di ulan-bator!
-eh?
-niente. la tua patria. la mongolia.

e mi dirigo in cucina. anche perche' continuare il dialogo dai poli opposti dell'appartamento mi fa sentire in pieno vomero.

-teresa, porco cazzo, ti pare che devi pulire alle 8 di mattina? e poi perche' sei a casa?
-sciobero
-c'e' ancora sciopero dei mezzi?
-nooooooooooooooooooooo! eccheddici! io sciobero!
-fammi capire: tu da sola?
-zi'
-tu unica di tutto il tuo ufficio?
-zi'
-per difendere cosa?
-lo sciobero
-tu scioperi per difendere lo sciopero?
-nooooooooooooooooooooo! sciobero perche' mi zono ztancata degli scioberi dei mezzi. e allora sciobero.
-sai che in fondo in fondo, ma proprio in fondo, un senso in quello che dici... NON C'E'? ma che cazzo vuol dire che scioperi per lo sciopero?!
-e loro scioberano? e pure io! perche' loro pozzono e io no? eh?
-perche' loro hanno un contratto diverso dal tuo, razza di krumira della bistefani! ma ti senti quando parli o sono in sciopero anche le tue trombe di eustachio?
-di fallobbio!
-di falloppio?
-le trombe di falloppio so' nelle orecchie!
-le tue forse si'. e probabilmente sei nata da un parto auricolare. io e gli altri 7 miliardi di esseri umani, invece, abbiamo le trombe di eustachio nell'orecchio. mentre le tube di falloppio sono nel... insomma...
-nelle mestrovazioni
-MA NOOOOO! ma tu dimmi se io alle 8 di mattina devo mettermi a parlare con te di....
-non arrozzire! se non hai le trombe di fallobbio mica te ne devi vergognare! sei solo meno donna di me!
-ma ti è caduto un meteorite nel cervello o ti si è formato col calcare che hai nella materia grigia? e poi si dice MICCA con due C. a queste cose ci tengo.
-gomungue io sciobero. e ziccome non riuscivo a dormire, mo' pulizco i pensilini.
-i pensili, agnostica del dizionario! PENSILI!
-uffah, quando rombi il cazzo!

essendo che la conversazione prende binari che deragliano, e soprattutto ragliano, vado a farmi la doccia. quando sono un bel donnino tutto pulito, vestito, truccato e pettinato, mi infilo la giacca e faccio per uscire.

-cazzo! i biscotti di bruno!

e rientro in cucina per prendere la scatola.

-ciao teresa, vado! e mi raccomando: non ascoltare troppa musica, che magari rimani incinta! sai, con le tue trombe di falloppio...
-cia'... e gomungue buoni i tuoi bizcotti!

siccome avevo preso un certo slancio per uscire di casa, alle parole "buoni" e "biscotti" freno senza ABS e lascio la sgommata sul pavimento.

-ne hai assaggiato uno?

inizia a sfregare il lavandino

-na hai mangiati due?

asciuga il lavandino meglio di una rotowash

-ne hai mangiati... diciamo... 3?

inizia a sistemare in ordine di grandezza le pentole.

-teresa, io adesso faccio una cosa. appoggio la scatola dei biscotti sul tavolo. e non la voglio aprire. la apri tu. se li' dentro non ci sono tutti i dolcetti per il mio amico bruno, considera che ti stacco tutti gli organi vitali, li mischio e poi chiamo il palazzo a giocare all'allegro chirurgo.
-maro', come sei permaloza!
-non mi dirai che li hai mangiati?
-zi'
-quanti?
-tutti
-tutti tutti?
-tutti tranne quelli al cocco. facevazo zchifo. allora li ho buttati.

gail devers. sono arrivata alla pattumiera in un tempo di reazione che non avrebbe avuto nemmeno una gazzella di thompson davanti a un leone.
quando sollevo il coperchio, i biscotti di bruno sono li'. sbriciolati come il fondo della torta allo yoghurt della cameo.
un urlo gorillesco risuona per tutto il palazzo. dalla palestra che sta sotto di noi sono uscite in tuta da ginnastica le sessantenni che si riabilitano la colonna vertbrale. che con la fascetta in testa sono tali e quali a barbara bouchet.

-comincia a correre
-coza?
-comincia a correre. perche' stavolta se ti prendo ti cambio cosi' tanto i connotati che puoi persino andare ad alassio a concorrere per miss muretto. sempre che prima non ci sbraghi la tua faccia contro.
-ecchessarrammai!
-ma quei biscotti non erano per me! erano per il mio amico bruno! e adesso come faccio? gli dico che li hai mangiati tu?
-eh no, eh? gli dici che te li zei mangiati tu! facevano pure szchifo!
-accelera
-eh?
-accelera. perche' se ti piglio ti lancio come un giavellotto contro un vetro antiproiettile. e continuo a oltranza finche' non si incrina
-gomungue ne ho mezzi altri
-COSA hai messo DOVE?
-ho mezzo altri biscotti nella zcatola. il tuo amico non vedra' la differenza.
-si', ma la sentira'! e che biscotti hai messo?
-oro saiwa
-oro saiwa?
-zi'. ztavano in offerta al carrefu'.
-al carrefour? baratti dei biscotti fatti in casa con dei saiwa del carrefour? teresa...
-zi'?
-o ti butti giu' dalla tromba delle scale o ti uccido con le mie mani
-di fallobbio
-che dici?
-le trombe di fallobbio

di fronte a una roba del genere, che senso ha mantenere ancora la fedina penale pulita? me lo dite voi?

E di un mondo tutto chiuso in una via
che ne sai?

13 gennaio 2004

IL LIBERO ARBITRIO DELL'ASCENSORE
se mi ricordo bene, dio deve averci dato qualcosa tipo il libero arbitrio. e da qualche parte dovrei avere conservato un briciolo di capacita' di distinguere le cose giuste da quelle sbagliate. dovrei riuscire a interpretare i segni che dio mette sul mio cammino per percorrere il retto sentiero della vita.
se mia madre mi dice che sono cerebrolesa, che non faccio mai niente di utile e che una figlia come me e' una disgrazia, interpreto questi segni come--> piovera'. quindi esco di casa con il k-way e l'ombrello. mia madre, effettivamente, e' un tantino meteopatica.
se il mio gatto barabba non mangia i bocconcini di pollo e i crocchini della catsan, interpreto questi segni come--> mi faccio un toast. perche' vuol dire che nessuno e' andato a fare la spesa e quindi, oltre al mangime felino, manca anche quello umano. presumibilmente anche il prosciutto cotto per il toast.
se arrivo a casa all'una di notte dopo una serata fuori e il portone e' aperto + l'ascensore del mio palazzo e' gia' bell'e che pronto li', a pianoterra, interpreto questi segni come--> non salire. ti aspetta qualcosa di orribile.

trovare l'ascensore a pianoterra, per me, e' foriero di cattive avventure. significa che il destino mi sta preparando a una scena tempestosa e che, per meglio dispormi all'evento traumatico, mi addolcisce la pillola serbandomi minuscole cortesie. e' un po' come quando entri dal tuo bancario di fiducia che ti sorride, ti apre la porta, ti fa accomodare e poi ti vende i bond parmalat. la stessa cosa.
il destino mi ha fatto trovare il portone aperto, l'ascensore pronto e poi...zac. chissa' cosa si cela tra i sifoni del mio appartamento. e' in quei secondi tra l'una e l'una e due minuti che si gioca il futuro della mia stabilita' mentale. con la porta del lift in mano, posso ancora decidere se trascorrere la notte fuori o affrontare un'esperienza ai confini della realta'. il problema e' che, data la stanchezza e il freddo che rallenta vistosamente i feedback tra emisfero destro e sinistro, faccio la scelta errata. prendo l'ascensore e decido di rientrare. l'attimo di esitazione e il sudore freddo ce l'ho di nuovo 3 munuti dopo, quando devo salomonicamente decidere se mettere piede sul pianerottolo o scappare altrove. poi rimango fedele a me stessa e imperterrita infilo la chiave nella toppa. apro.

-boeing.... boeing...

rimango sulla soglia.

-c'e' qualcuno?

-boeing... boeing...

non riesco a distinguere la voce. sembra un essere umano, una donna forse. ma con un materasso al posto della lingua. o con 3 etti di ghiaia al posto delle gengive.

-c'e' qualcuno? chi e' che parla?

istintivamente mi preoccupo. forse e' successo qualcosa. forse mery terry sta male. forse qualcuno si e' introdotto in casa nostra per rapirla ed e' svenuto sul pavimento, tramortito dal suo aspetto fisico. che funziona meglio di un antifurto beghelli. o del cartello "attenti al cane".

-teresa... sei tu?

nessuna risposta. nell'oscurita' vedo un'ombra scivolare nel corridoio come nancy kerrigan.

-boeing... boeing...

boeing? cazzo, disastro aereo. un familiare di mery terry ha preso un 747 ed e' rimasto vittima di una catastrofe. prendo lo slancio per arrivare il prima possibile all'interruttore, accendere una luce sul caso e capire cosa fare.
fotogramma precedente: eseguo un balzo da tigre del caspio.
fotogramma successivo: subisco un male da caduta post triplo-tolup.
fotogramma intermedio: nel dirigermi al reostato, sento mancarmi le mattonelle da sotto i piedi, parto in parabola ascendente e volo come oksana baiul prima verso il lampadario, poi rapidamente verso terra. e inizio a derapare a velocità supersonica.
credo sia passato un pico-secondo tra il mio scatto verso il pulsante della luce e la mia scivolata lungo tutto il corridoio. meno male che ho dato una craniata contro il muro e mi sono fermata. non senza aver abilmente acceso la luce con il naso mentre arrivavo in picchiata sulla carta da parati.

-che porco cazzo succede? questa e' la volta buona che tiro una bestemmia
-boeing... boeing...

mi giro. anche per capire il motivo del mio volo. in casa non diamo la cera e non capisco come sia stato possibile planare a quella velocita' su un pavimento che, ormai, non ha granche' da dire.

-boeing... boeing...

quando realizzo cio' che e' successo, spero di essere pacman. un essere virtuale. perche' lo scenario che mi si prospetta davanti e' peggiore della stempiatura di kevin costner in waterworld.
una distesa tipo slame invade le piastrelle. un sentiero di blob verdicchio/violastro, praticamente una fluorite allo stato liquido. e in questo sentiero di mattoni gialli si erge lei, la dorothy gale della lucania. colpa della botta subita, non riesco a capire dove mi trovo e cosa stia succedendo.

-teresa... cos'e' questa roba per terra?

lei si gira e ha le pupille iniettate di sangue. poi, proprio davanti ai miei occhi, subisce una mutazione. da dorothy del mago di oz a teresa macneil. e sputa una colata lavica color vesuvio e tocchetti di pizza.

-teresa, porco cazzo, vomiti?
-boeing...boeing...

mi capacito. comprendo che avevo fatto uno slalom speciale su cio' che rimaneva della cena di mery terry. mi ero arrabattata per 10 metri nel vomito della mia coinquilina.
a quel punto mi ergo come la fenice e le branco il collo. la trascino nel bagno e le ficco la testa nel water.

-ma sei ubriaca?
-boeing...boeing...
-che cazzo vuol dire boeing?

le tiro fuori il cranio dal cesso per udire meglio. ma nella rissosita' del gesto mi rimane tra le dita una ciocca di capelli. le ho strappato almeno 5000 bulbi. pazienza, riattenderemo con ansia anagen, catagen e telogen.

-anche se non sei piu' nel tuo habitat naturale... parla! che e' successo?
-volio iocale a boeing kobe quado errrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrro a boteeeeeenza
-vuoi giocare a boeing come quando eri a potenza? ma ti sei ubriacata durante una seduta di re-birthing? mi sei diventata new age?
-palla... palla... tira...
-teresa, cos'e' il boeing?

sono io a quel punto che regredisco verso la mia eta' piu' felice e mi sovviene del boeing. il gioco della palla che tiravi al tuo avversario divaricando due manici legati a due corde. e lui a risbattertela indietro. essendo un gioco deficiente e senza grossi colpi di scena direi che senz'altro ha contribuito alla crescita ludica di maria teresa.

-perche' vuoi giocare a boeing?
-elo felixe... andonio...
-antonio? chi e' antonio? il tuo amore potentino?
-andonio... pozzo iocale a boeing? nooo? pecche'? io di amo! tell'ho leggalato io il boeing e tu zi iochi con assunda!

flash-back, campo lungo: maria teresa di anni 6 regala il cleverissimo gioco boeing al suo fidanzatino antonio. ed essendo che suddetto game permette la partecipazione a due soli giocatori, antonio sceglie la fichetta assunta e lascia la grattachecca maria teresa. che circa 30 anni dopo, negli eccessi dell'alcol, oltre agli alimenti della cena, non riesce a trattenere i ricordi.

-ma perche' hai bevuto cosi' tanto?
-mi hano detto ccccche errrrrlllla analccccchhhhholico...
-cosa?
-un vino
-ma un vino e' per forza alcolico, razza di bonarda!
-ma non l'havevvvo mai zentittttooooo
-che vino era?
-lambruto
-lambrusco?
-e' il vino ccccchhe bevi tu. volevo bere chuello che bbevi tu

e ci siamo di nuovo con l'emulazione. ma almeno io quando prendo le ciucche le prendo sapientemente: o di rum o mischiando birra con muller thurgau e grappa e chianti. micca pizza e fichi.

-ma hai mangiato almeno?
-bizza. andonio.... boeing...
-senti, sei messa peggio di una capanna cinese dopo la rivolta dei boxer. vieni che ti porto a letto.

sono buona si', ma non l'ho svestita. gia' ho fatto snowboard tra i suoi succhi gastrici, gia' le ho retto il capino mentre finiva di espellere la cena. se poi la devo vedere anche in mutande, scusate, a vomitare inizio io. cosi' le infilo il pigiama grigio topo-morto sopra gli abiti e le piazzo il piumone alla benemeglio addosso. la chiudo a chiave nella sua stanza e ci piazzo davanti l'armadio. in modo da arrestare un'eventuale successiva eruzione vomitanica.
e alle 2 di notte, inizio a fare raccolta differenziata di cio' che rimane di una pizza che, almeno sul menu' del ristorante, doveva sembrare gustosissima. solo che ora, dopo i processi di fusione e sublimazione, non ha niente di accattivante. e nella ridondanza di una pazza che continua a urlare BOEING...BOEING... tiro fuori il mocio e capisco che il resto della settimana non puo' che essere migliore.

E tu una volta su,
osservi la tua stanza.
Tu la tua nella quale
oltre il disfare e il fare
si delineano cose
appena, appena verosimili.



08 gennaio 2004

SE UNA NOTTE D'INVERNO UN SOGNATORE
ok, ci siamo. tra pochi secondi la porta dell'ascensore si spalancherà e io ripiomberò nella mia dimensione infraterrena. non so se sono pronta. sono 15 giorni che non vedo mery terry e non ho un gran presentimento. diciamo che mi avvicino di più a quello che sentiva gesù il venerdì santo più che a quello che sentiva tardelli quando tirò quel calcio ai mondiali dell'82.
e fare il check delle valigie non aiuta. sto tergiversando inutilmente per non dover varcare quella soglia. ma il destino, nella peggiore delle sue forme, mi viene incontro.

-ilèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè

eccola lì, la pantera scabbiosa della val d'agri. il rafano del vallo di diano. eccola lì, in tutta la sua carboidratica prepotenza, nello strabordare di forme tipico della zona tra rapolla e barile. prima che il suono della sua voce arrivi alle mie trombe di eustachio, l'odore proveniente dalla cucina tramortisce la mia parete nasale mediale. ed è subito sera.

-porco cazzo, mi vuoi fare entrare almeno, balenottera anfibia?
-endra, endra...
-ma come cazzo fai a sopravvivere sulla terraferma? non senti nostalgia dell'oceano? non hai voglia -che so- di onde, spruzzi, tsunami... di annegare?
-cheddici, mò?
-chiedevo. a volte i desideri si avverano. io ho spento tutte le candeline della torta di compleanno in un soffio solo. pensavo.
-tenevo voglia di vederti!
-beh, 50%. io manco per la cippa di cazzo.
-ilèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè
-ma perchè ogni volta ti perdi nei vocativi? non puoi passare direttamente al dunque quando ti rivolgi a me? tanto non ti ascolto a prescindere
-ecchevvuodì "a brescindere"?
-lascia perdere. cosa vuoi?
-volevo raggondarti i miei regali di natale, ilèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè
-raccontarli mi sembra eccessivo. fossi in te manderei una missiva direttamente al P.O Box di stephen king. altrimenti ci sono il telefono rosa, la caritas... ma per te è meglio la LAV. io, ti assicuro, non sono la persona adatta ad ascoltarti.

e mi incammino verso la mia stanza. è solo a metà del corridoio che mi accorgo che mery terry è attaccata alla mia gamba e tenta inutilmente di trattenermi ai fornelli.

-vieni avvedè! ho imbarato una nuova rigetta mentre eroggiù!
-che cazzo è? tacchino ripieno al maiale con more e ribollita di contorno? scamorza in salmì con burrata sciolta al forno e cotenna di san daniele a guarnire? frullato di vitellone con gallina lessa e frittata di uova di struzzo?
-ma nnnno! eccheddigi! è molto buono quello che zto fagendo!
-ma tu dimmi, sinceramente... esiste una qualche cazzo di alchimia culinaria emetica a cui tu non abbia ancora dato forma in questa casa? esiste la rara possibilità che io non debba avere il reflusso gastrico ogni volta che solo PENSO alle barbarie che deve subire la nostra stufa smeg? o bompani o quelcazzocheè?
-bompiani... no bompani.

miracolo. mery terry sa che esiste una casa editrice, peraltro prestigiosa, che si chiama bompiani. è lì che svengo. almeno credo. perchè quando mi risveglio sono sul mio letto.

-ilèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè, zei zvenuta
-sì, mi ricordo che hai citato la bompiani, la casa editrice... come fai a conoscerla?
-noooooooooooooooooo, eccheddici? bompiani, le gucine a gaz. le fa mio zio. sò tarocche di quelle vere, le bompani. ma coztano molto meno. c'abbiamo la fabbrica vicino melfi. zi vede la fabbrica dalla ztatale.

ah, mi sembrava. e mi addormento. come assopita da un odore che non conosco. come rapita da un'essenza anomala, che mi conturba i sensi e mi crea scompensi.
e fu sera e fu mattina. primo giorno dal rientro.
la mattina seguente, appena sveglia, continuo a sentire quell'odore. e capisco che non fa parte di una fase rem quanto piuttosto di una fase rom. di mery terry. sono le 6 e nella mia camera l'olezzo è insopportabile. tra il mio comodino e il mio cuscino s'alza imperioso un aroma di pregio ottenuto dal mix fruttato di muffa, escrementi, catarro e pus affinato in barrique di rovere. una sola spiegazione.

-teresaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
-echevvuò?
-che cazzo di porco cazzo di odore c'è qui? che cazzo di porco cazzo hai fatto in mia assenza?
-vedi che zei proprio ztronza? non ha aberto il mio regalo di natale!
-regalo di natale?
-zì. te l'ho lasciato zotto al guscino.

è lì che mi sento una merda. perchè io a lei non ho regalato nulla. e la puzza che ingurgito è il premio che mi merito.

-scusa teresa, posso aprirlo?
-abrilo. zta llì dal 19 digembre. da quando sei andata in ferie.
-mi dispiace. averlo saputo, lo aprivo il 18!

con gli occhi di bambi e il senso di colpa di eva, alzo il guanciale e scopro l'arcano. quando le mie cornee si abituano alla visuale, si susseguono una serie di fenomeni che non riesco ad elencare nell'ordine cronologico esatto. non se sia partito prima il conato o la bile o mery terry dalla finestra.

-UARGHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH
-bello eh?
-ma teresa, porca di quella otaria infibulata, questa è scamorza!
-zì, è diggiù! me la zò fatta zpedire da mia madre prima di natale e te l'ho mezza sotto il guscino, cozì quando tornavi la trovavi e avevi una bella zorpreza! zei felice, ilèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè? non è una bbella zorpreza?

già, sorpresa. come quella che devono avere avuto i vicini quando, verso le 8 di quella stessa mattina, hanno trovato il suo corpo imbavagliato nel cassonetto dell'umido. con una mela in bocca, ovviamente.

Chi rubò la mia insalata?
Chi l'ha mangiata?
E rincorrerti sapendo quel che vuoi da me.