25 novembre 2002

l'altra mattina mery terry non è andata al lavoro. quando mi sono alzata, la cataratta virtuale che mi copriva gli occhi non mi ha permesso di decodificare la sua immagine prima di 5 minuti. così entro in cucina, metto su l'acqua per il tè, e mi siedo sulla sedia. e lì, di fianco a me, vedo lei. sembrava la dea kalì. con 346 paia di mani stava imburrando fette biscottate e pan da toast e biscotti e panini con marmellatine di quelle piccole e rotonde e burro bianco. almeno credevo.

-che ci fai a casa mery terry?
-c'è sciopero
-per cosa?
-boh, ecchennessò
-se fai sciopero sarebbe almeno carino che sapessi dire per cosa. non pretendo neanche che tu condivida l'idea
-ma penzo per la legge
-quale legge?
-quella di berlusconi!
e ride.
-ok, buttiamo la colpa su berlusconi e il gioco è fatto
-ecco appunto

mentre mi siedo per ripigliarmi da un dialogo politico alle 9 di mattina, lei continua a roteare in aria fette biscottate e coltelli. ma un panetto di burro, in giro, non c'era. c'era solo una specie di provola sul tavolo. ho avuto paura. paura che spalmasse provola sulle fette biscottate e che ci rovesciasse marmellata sopra. e così, senza pensarci, chiedo:

-scusa, cos'è quella scamorza che hai sul tavolo? te la sei dimenticata fuori dal frigo?
-che scamorza?
-quella lì...
la prende in mano
-ah questa? ma micca è scamorza! è burrino!
-burrino? e cos'è il burrino?
-è burro nella custodia della scamorza
non sono stata a indagare se per "custodia" intendesse "rivestimento esterno". perchè la scamorza micca te la danno in astuccio di plastica con il velcro o la cerniera.

tiro un sospiro di sollievo. dentro la crosta c'è il burro, che viene mantenuto più fresco e naturale. quindi si prende il burro da lì dentro e si butta via il resto. un modo di nutrirsi sano e naturale. brava terry, stai migliorando.

-aaaaaahhhhhhhhhh! credevo che si mangiasse anche quel coso! certo, micca uno può mangiarsi scamorza alle 9 di mattina!

e mi abbandono serena sulla sedia, attorcigliandomi alla spalliera e rendendomi conto che a volte ho dei pregiudizi verso mery terry.

-ma che sei scema? certo che si mangia! prima spalmi il burro sulla fetta biscottata, poi metti la marmellata e poi ti mangi quello che rimane.
cioè scorza di scamorza imbibita di burro.

l'incubo poteva terminare qui. potevo alzarmi, tornare in camera a vestirmi. invece, contrariamente alle aspettative e cogliendomi di sorpresa, mery terry compie un atto che ha dell'incredibile.

-vedi? guarda!

e piglia un pezzo di scamorza imburrata, o burro scamorzato, e se lo ficca in bocca. il burro le colava dagli angoli delle labbra e quando si è passata il tovagliolo per raccogliere ciò che fuoriusciva dalle sue fauci, ho visto il tovagliolo unto riappoggiarsi sul tavolo più pesante di prima. perché c'era dentro un chilo di burro fuso.

-bleah! -faccio io. e la faccia esprimeva al massimo lo schifo.
-ma che sei scimunita? è buonizzimo!
-ma mery terry!!! mangi burro a tocchetti alle 9 di mattina! permetti che mi faccia rimestare le budella?
-ma ci metto la marmellata!
-vedo! ci sono 23 scodellini di zuegg sulla tavola! quanta cazzo ce ne metti!
-la colazione è il pasto più importante del giorno!
-importante, non RIBUTTANTE
-vuoi saggiare?
-assaggiare
-vuoi?
-no grazie, le nausee mattutine le tengo per quando sarò incinta.
-e che, sei incinta?
-no, era un futuro. significa "nell'ipotesi in cui".

mi salva l'acqua. che si mette a bollire e che mi costringe a fare il tè. ma se l'acqua bollisse a 60 gradi invece che a 100, quella mattina avrebbe fatto prima e io non avrei avuto la nausea perchè non avrei visto il burrito di mery terry. la fisica non è per niente intuitiva. è stronza. e non è mai utile quando ti serve.

per una lira ci metto sopra pure lei

21 novembre 2002

mery terry non capisce le cose.

CASO 1.
l'altra settimana la vedo in casa con la giaccaavento e il borsone e le dico:
-sei in partenza?
-no, macchè! perché me lo chiedi?
-perchè di solito non si tiene la giaccaavento in casa. e nemmeno il borsone in mano.
-ah, ma sto andando in palestra!
-allora sei in partenza!
-ti ho detto di no! non parto per nessuna parte! (notare la grammatica)
-ma comunque devi partire da casa per andare in palestra!
-macchè! è qui di sotto!
-porco cazzo, voglio dire... STAI USCENDO?
-sì, vado in palestra.

basta formulare le domande nella forma corretta, a volte.

CASO 2.
-ilè, vedi unppòqqua che ci sta scritto?
-formaggio da fare alla piastra. lo puoi cuocere!
-eh, mallissotto c'è scritta 'na cosa che non capisco
-dove?
-guarda qua. dice mettere sulla piastra e scaldare 5 minuti per parte
-dunque?
-che vuol dire "per parte"?
-vuol dire "da una parte e dall'altra". è una lingua straniera. si chiama ITALIANO.
-e pecchè non hanno scritto "da una parte e dall'altra"?
-perchè speravano che la gente capisse. non hanno considerato te fra i clienti, credo. errore fatale.
e ride. cazzo, non capisce neanche il sarcasmo. un caso disperato.

CASO 3.
-mi metti a posto l'orologio? non ho aggiornato l'ora solare. (non credo abbia detto "aggiornato" però la dipingo meglio di com'è se le regalo vocaboli a lei sconosciuti).
-ma non hai le istruzioni?
-ce le ho a potenza!
-e valle a prendere! io ti aspetto!
ride.
-siccome tu hai un breil come me...
-maria teresa, se sposti le lancette devi mettere la lancetta su "TIME".
-e che vuol dire?
-tempo. sai cos'è?
ride ancora. vaffanculo.
-non so l'inglese (se è per questo non sa neanche l'italiano).
-l'avevo capito. è il capitolo precedente a "METTERE IN PUNTO UN OROLOGIO". ma tu ti sei fermata alla prefazione.
stavolta non ride. sta guardando come metto a posto quell'archibugio del suo orologio.

CASO 4.
ieri sera tardava a rientrare. era col suo uomo? lo scopriremo solo vivendo.
a mezzanotte le mando un sms: HO CHIAMATO I CARABINIERI PERCHE' PREOCCUPATA PER TE. SONO QUI CHE MI CHIEDONO TUOI DATI. ;p ilenia
dopo 2 nanosecondi suona la porta. era lei. con trucco e parrucco di giornata e borsetta a tracolla dei primi Novecento. giaccaavento bianca e pantaloni topomorto. scarpe color topomorto. faccia da topomorto. forse con un topomorto in tasca.
-ma che ti sei impazzita a chiamare i carabinieri?
la lascio andare avanti.
-dove stanno?
-in caserma.
-ahhh, sò rientrati.
-non sono mai usciti.
-ma non li avevi chiamati?
-MA SECONDO TE? ERA UNO SCHERZETTO! COSI', TANTO PER RIDERE! SI CHIAMA IRONIA!
-ehhh, ma l'avevo capito! non ho neanche letto il tuo messaggio!
-se non l'hai letto...
-sì?
-come fai a sapere che te l'ho mandato? e che citavo carabinieri?
ride sguaiatamente. volpona, tenta di uscire dall'inghippo.
-vabbeh, vado a dormire.
-sarà meglio. buonanotte.
-mery terry?
-oh..
-si chiama ironia
-vabbeh, va!

amico caro c'è qualcosa che non va

20 novembre 2002

LE STRANE PAROLE DELLA LINGUA ITALIANA
la lingua italiana mi sembra bellissima ma questo non le evita di incappare in strani neologismi e coincidenze.
-stazione mobile. è il camioncino dei carramba boys che vigilano nelle città. ma se è stazione deve stare ferma, se è mobile non è più stazione. chi è il genio che si è inventato ‘sta cosa? e non mi dite che è un ossimoro, non fate gli intellettuali. è puramente una contraddizione in termini.
-casalinga. casalinga è la donna che stira, lava, pulisce, spolvera e spazza la casa (ho detto spazza, non scopa. dopo tutte ‘ste faccende una donna non ha più forze per l’amore). il casalingo, invece, è un articolo per la casa: un bicchiere, una terrina, un piatto. terribile e spietata la nostra lingua. ci fa capire subito quale sarà il nostro ruolo in una società che non accetta gli uomini domestici nemmeno a parole.
-segreteria. ha la stessa radice di “segreto”. ecco perché in tutte le segreterie d’Italia scompaiono migliaia di documenti. e nessuno dice dove vanno a finire: è un segreto.
-ministero. strano che ministero e mistero siano parole così simili: sarà per questo che non abbiamo mai saputo nulla di Ustica? o della formula della Coca cola? o di chi cazzo sono figli qui, quo e qua?
-amore. nella radice c’è “amo”. perché per le donne è sovente questione di acchiappare un pesce.

però l'itaiano è anche l'unica lingua -di quelle che conosco io- in cui cuore fa rima con amore. e in cui innamorata fa rima con inculata. strane coincidenze.

si esprimono purissime in noi
di tutti i proverbi che esistono sulla faccia della terra, ce ne sono di quelli che sicuramente sono stati inventati da una donna e di quelli che al 100% una donna non può nemmeno averli pensati.

I PROVERBI INVENTATI DALLE DONNE
-donna baffuta sempre piaciuta. una donna pelosa, stanca di essere presa in giro, ha messo in circolo questa voce. dato che il paese è piccolo e la gente mormora, si è sparsa presto la notizia che se hai i peletti a incorniciarti la bocca sei sicuramente una gran gnocca. per le donne baffute è stata gran festa finché un giorno non è arrivata in città la prima rappresentante Avon con la ceretta a freddo.
-il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. esatto. e quel diavolo di mondial casa vende gli uni e gli altri. è solo che quando ti serve un coperchio in cucina, non hai mai quello della misura giusta. ricorri a piatti e giochi di equilibrismo tra coperchi piccoli e cucchiai di legno. chi è una vera casalinga –con la Inga maiuscola- conosce questa cosa della misteriosa e diabolica sparizione dei coperchi nelle cucine.
-Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi. questo è un ricatto tipico da mamma ossessiva che vuole i figli vicini per le feste. e che puntualmente ti frega anche a Pasqua. perché lo sappiamo benissimo che il vero detto è “Natale con i tuoi e Pasqua pure”. non si scappa.
-chi bello vuole apparire, un po’ deve soffrire. verissimo. e se non ti sei mai fatto una ceretta, non lo puoi capire. a far circolare questo detto è stata una donna che voleva far presente al marito i sacrifici compiuti per conquistarlo. o la rappresentante Avon di cui sopra.
-giallo e caffè fa bello chi non è. questo l’ha inventato mia mamma perché vuole farmi vestire di giallo e marrone inquantoche dice che mi donano. ma io persisto e insisto col verde. anche se mia mamma ribatte con “chi di verde si veste di sua beltà si vanta”. beh, meglio sembrare vanitosa che Titty il Canarino. o Chicco Lavazza.

I PROVERBI SICURAMENTE NON IDEATI DA UNA DONNA
-tra moglie e marito non mettere il dito. noi donne, nei cazzi altrui, oltre al dito ci mettiamo un sacco di altre cose, soprattutto la lingua. e quando siamo in grande spolvero, ci mettiamo di mezzo anche altre persone. è più forte di noi. that's why questa cosa del dito e del marito non è nostra.
-brutto in fasce, bello in piazza. impossibile che una del mio sesso abbia pronunciato tale mostruosità. una mamma vede sempre bellissimo il proprio figlio, anche se nasce come ciribiribì kodak. sicuramente però avrà detto questa cosa a un’altra mamma. perché i figli degli altri, paragonati al tuo, sono comunque dei cessi. è il paradigma dello scarrafone.
-moglie e buoi dei paesi tuoi. questo non può averlo inventato una donna perché per nessuna ragione al mondo le piace essere paragonata al bue. e tantomeno a una vacca.
-nella botte piccola sta il vino buono. questo è un proverbio tipicamente maschile. perché sono loro che hanno il complesso delle dimensioni, si sa.
-non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace. cazzata: è bello ciò che è bello. altrimenti non spenderemmo miliardi in creme, trattamenti rassodanti, antirughe e vestiti che camuffano i difetti fisici. e soprattutto non sprecheremmo tempo e parcelle a dire allo psicanalista che vogliamo un corpo da veline ma ne abbiamo uno da turine.

e vola sulle accuse della gente
a tutti i suoi retaggi indifferente

14 novembre 2002

vi devo raccontare un episodio. ve lo devo raccontare. ci tengo a condividere anche questa parte di me.
IO NON MANGIO CARNE DI CONIGLIO. perché? direte voi. ve lo dico subito, visto che insistete tanto.
quando ero piccola avevo 2 splendidi nonni con una casa in campagna piena di animali, uno dei quali ero io. saltuario come animale da cortile, ma decisivo. c'erano la gabbie coi conigli nell'aia e io li andava a guardare rapita. (mia cugina, invece, ficcava le mani nelle gabbie e c'ha rimesso un pezzo di dito. un coniglio si è sentito violato nella privacy e le ha staccato una falange a morsi). tra i tanti conigli ce n'era una, da me ribattezzata mamma coniglia, che mi piaceva da morire. così le davo da mangiare (tenendo le mie manine sante fuori dalla gabbia) e le selezionavo l'erba migliore. a questo punto s'inseriscono due intepretazioni di codesti fatti:

1) prospettiva di ilenia: "che bello! sto nutrendo un coniglio che diventerà bello e forte e che mi vorrà tanto bene!"
2) prospettiva dei nonni di ilenia: "che furba 'sta bambina! sta ingrassando il coniglio per mangiarselo bello in carne!"

dalla prospettiva 1 è scaturito tanto amore; dalla prospettiva 2 è scaturito un arrosto che mi è stato servito in tavola il giorno di pasqua. da quel giorno non ho più toccato carne di coniglio. ma non ho nemmeno più tentato di alimentarne qualcuno: perchè tu parti con dei buoni propositi e poi non sai mai dove si va a finire.

Il nostro caro angelo
si ciba di radici e poi
COSA FARO' DA GRANDE
"cosa farò da grande". i miei amichetti delle elementari dicevano "io sarò astronauta" oppure "voglio fare la casalinga" oppure "da grande voglio fare il disoccupato". gli unici che hanno realizzato i loro sogni sono gli ultimi. gli altri si sono buttati in altri settori. e io? cosa volevo fare da grande? ho avuto fasi alterne. o per meglio dire, fasi lunari.

-da 0 a 1 anni: non mi ponevo il problema lavoro. per me era una fatica stare nel box o mangiare plasmon. passavo le mie giornate a fare cacca e sparpagliarla nel pannolone. poi ho iniziato a camminare.
-da 1 a 3 anni: correvo e camminavo, a volte usavo il triciclo per fare prima. continuavo a fare cacca, ma la spargevo in giro per la casa perchè non portavo più il pannolone. mi ero evoluta una cifra.
-da 3 a 6 anni: ho scoperto la bicicletta. prima con le ruote e poi senza. mia madre non l'ha mai saputo, ma mentre lei faceva un pisolino io sgattaiolavo fuori di casa e facevo zig-zag nella riga discontinua di mezzeria della strada. una pazza. e la cosa strana è che, nonostante il pericolo, in questi casi non facevo cacca. se la sarebbe fatta sotto mia mamma se avesse saputo di questa mia attività illecita.
-da 6 a 10 anni: con la scuola elementare mi si è aperta una porta sull'ufficio di collocamento. in 1a volevo fare la pastorella perchè guardavo heidi; in 2a avevo deciso di fare l'infermiera nella Seconda Guerra Mondiale perchè lo faceva candy candy; in 3a il programma didattico di storia prevedeva lo studio della Seconda Guerra Mondiale. siccome ho colto -con non poca perspicacia- che la Grande Guerra era finita, per me fare l'infermiera non aveva più senso. e dato che la mia amichetta barbara voleva aprire un tabacchino, ho pensato che mi sarebbe andato bene anche vendere sali e paglie; in 4a la mia amica barbara ha deciso di fare la maga. avendo rotto la nostra società a me non rimaneva che rilevare la sua quota e continuare a vendere sigarette; in 5a mi hanno regalato cicciobello. avendo sviluppato un notevole istinto materno, ho deciso che avrei fatto la moglie e la mamma. per quanto riguarda la cacca, avevo ormai imparato a farla nel water. ma non con assoluta precisione. sporcavo ancora le pareti e dovevi darci giù di scopettino.
-da 10 a 13 anni: il crinale della pubertà. in 1a media volevo fare la giornalista perchè mi sembrava fico e perchè avevo passato le elementari a sentirmi dire che scrivevo bene. le maestre delle elementari, infatti, mi mandavano nelle altre classi a leggere le mie poesie e gli altri alunni erano costretti ad applaudire. che palle, mi sentivo una merda. credo che mi odiassero tutti. per questo ho smesso di scrivere poesie e mi sono buttata sulla lingua asciutta della carta stampata;
in 2a media mi sono presa un anno di pausa e non mi sono posta il problema di cosa volevo diventare, ma DI COME. iniziavano a crescere le tette, il sedere, i fianchi, i baffi. avevo un sacco di beghe da risolvere a livello fisico e non ci pensavo proprio a quello economico. dopo qualche mese arrivarono le mestruazioni. e lì capii che era finita. ero diventata una donna e dovevo assumermi delle responsabilità. per questo diedi una svolta alle mie prospettive lavorative in attesa della 3a media; in 3a media, dunque, sensibilizzata dall'arrivo del mio primo ovulo, decisi fermamente di fare l'interprete. in inglese ero brava e mi piaceva. andata: si voleva diventare traduttrici simultanee.
-da 13 a 18 anni: per tutta la durata del liceo, anche in virtù del fatto che era un liceo linguistico, sono rimasta ferma sulle mie decisioni: sarei diventata interprete. di cosa non lo sapevo. di qualcosa di oscuro, forse. in 5a liceo ero decisa a studiare cinese. poi ho fatto il test per scienze della comunicazione per fare compagnia a un'amica che non voleva andare da sola alla prova d'ammissione. risultato? io arrivo 42ma su 2000 e lei non passa. io mi iscrissi a comunicazione e lei a lingue. ora lei fa l'interprete e io l'autrice. autrice di cosa non si sa. di qualcosa di oscuro. almeno in questo sono rimasta coerente. e la cacca, adesso, riesco a farla centrando il buco.

Hai ragione anche tu
cosa voglio di più
un lavoro io l'ho




12 novembre 2002

ho scoperto che mery terry ha comprato un breil uguale identico spiccicato tale e quale il mio. se da un lato questo la dipinge sempre più come una probabile serial killer compulsiva dall'indecifrabile modus operandi, dall'altro scansa un problema: perchè può anche provare a togliermi tutto, ma non il mio breil. insomma, almeno partiamo da una certezza.

dicendo abbiamo tempo
ci giri intorno

ci sono certe cose che non bisogna assolutamente fare anche se si è da soli. quando credi di non essere scoperto, c'è sempre un dettaglio che avevi scordato e che ti frega. jessica fletcher docet.

COSE DA NON FARE ANCHE SE SI CREDE DI NON ESSERE VISTI
-le puzzette in ascensore. mi raccomando, non cascateci. quando si è soli in ascensore e scappa proprio una puzzetta, la si molla. il problema è che nel 90% dei casi al piano immediatamente successivo qualcun'altro sale in ascensore. e sentendo l'odore non può che incolpare voi. se non volete passare per il puzzone dell'azienda, tenetevela fino al bagno. o al prossimo balcone. o mollatela se in ascensore ci sono altre persone. almeno la colpa si ripartisce equamente tra tutti.
-scaccolarsi il naso in macchina. non so perché ma tutti, proprio tutti, quando siamo in macchina ci scaccoliamo il naso credendo di non essere visti. i vetri e l'essere chiusi in auto ci dà la stessa sensazione di essere chiusi in casa. uè, ragazzi, il parabrezza è trasparente! da fuori tutti i passanti vedono che state facendo free-climbing nella narice. e non solo: nello specchietto retrovisore lo vede l'auto davanti a te, l'auto dietro ti vede nel TUO specchietto retrovisore e tu sei fottuto. ci sono un sacco di motivi per cui questa cattiva abitudine va evitata. anche perchè poi non si sa mai dove attaccare la pallina di muco.
-alzare il medio alle spalle del capo. se avete la smisurata fortuna che il capo non si giri mentre avete il medio bello eretto nel tentativo di mandarlo 'affanculo, quasi sicuramente ci sarà uno specchio o una vetrata davanti a voi. e lui vedrà la vostra immagine riflessa e il vostro medio alzato. in quel caso, cominciate ad aggiornare il curriculum.
-parlare mentre siete in attesa al telefono. ho scoperto che quando siete in attesa, magari con una musichetta del ciupolo in sottofondo, molte volte dall'altra parte vi sentono. e voi, che siete lì a non far nulla, partite con frasi del tipo: "ma tu guarda 'sta deficiente di segretaria quanto ci mette... sì, sono al telefono con quei cretini della ditta Taldeitali... stasera mi sa che mi faccio la ceretta: ho certi pelazzi nella gambe...". voi state facendo i brillanti mentre dall'altro capo, con enorme soddisfazione, si stanno facendo grasse risate. oppure si stanno offendendo a morte. eviterei la logorrea, dunque.
-annusarsi le ascelle. a tutti, almeno una volta a settimana, capita di verificare se dalle ascelle escono gas dannosi per il buco dell'ozono. e tutti lo facciamo nella solitudine dell'ufficio, quando gli altri sono a pranzo o sono in riunione. ve lo giuro, non vi fidate. perchè sicuramente un operaio, in quel momento, sta pulendo i vetri dell'azienda e urlerà: "boia d'un mond leder! ghè una in un ufisi klas nesa al laseini... melnetta!"
TRADUZIONE DAL CARPIGIANO: "decapitatore di un pianeta che ruba! c'è una in un ufficio che si annusa le ascelle... sporcacciona!"
essere lo zimbello degli operai che vi sputtanano per tutti gli altri 127.000 vetri dell'azienda non è bello!
-togliersi le mutande da in mezzo alle chiappe. quando vi spostate lo slip da in mezzo al sedere c'è sempre qualcuno dietro di voi. sempre. che esca da una curva, da un portone, da angolo, comunque c'è. se è gentile vi dice: "fastidioso, eh?"
se è un cafone vi fa: "signorina, vuole che lo faccia io?"

quando già credevo di esserci riuscito
son caduto
mi sta passando.
sono incazzata. nera. santa madonna, se sono incazzata.

08 novembre 2002

ieri sera abbiamo scaravoltato la casa per dotare giovanna di un letto. e io e mery terry ci intendevamo alla perfezione. io davo gli ordini e lei eseguiva. quando si tratta di fare le cose da maschio, lei si sottomette completamente alla mia volontà e riconosce la mia superiorità nella gestione logistica e architettonica degli ambienti. insomma, le volevo quasi bene. e credo che anche lei me ne voglia. ho notato che da un po' di tempo copia alcune cosucce che ho in casa.

COSE CHE MERY TERRY MI COPIA:
-il detergente intimo, venus alle vitamine. probabilmente, dato che si stanno risvegliando i suoi istinti primordiali, vorrà energizzare la pucchiacca.
-l'acqua da bere. io ingurgito san bernardo, lei prima beveva solo guizza. adesso lei beve san bernardo e io sono passata all'evian. come madonna. no, forse madonna beve la perrier. non mi ricordo. comunque beve un'acqua francese.
-lo shampoo. si chiama elution e si compra in farmacia. ma questo forse è uguale per puro caso.
-l'estetista. che è sorella di una mia collega. vado da lei perchè nonostante la scomodità mi fa dei prezzi buoni e mi accoglie a qualsiasi orario, anche a negozio chiuso. ma per mery terry non ci sono questi vantaggi. eppure mi chiede sempre di dirle quando ho un appuntamento perchè vuole venire con me.
-il bollitore. lei non ha mai avuto un bollitore e adesso ne ha uno uguale al mio. voglio pensare che anche questo sia un caso.
-operazione trionfo. di solito al mercoledì ero costretta a guardare incantesimo adesso mery terry schiacchia il telecomando su italia 1 e guarda operazione trionfo con me. e se io al mercoledì esco, lo guarda e quando torno mi riassume chi è stato eliminato, chi è stato salvato dalla giuria e chi dai compagni. e addiritttura mi sa dire con che percentuale di voto.

questa percentuale di plagio, su un campione demoscopico così ristretto, insospettisce. ma io voglio darle una possibilità. nel caso avesse deciso di imitarmi, devo dire che dimostra notevole buon gusto.

lei è sempre a casa che aspetta me

07 novembre 2002

DEDICATA A TUTTI I BLOGGHISTI, BLOGGHIANI, BLOGGATORI, BLOGGATARI ma soprattutto BLOGGATURI

Le mie parole sono sassi, precisi e aguzzi,
pronti da scagliare,
su facce vulnerabili e indifese,
sono nuvole sospese, gonfie di sottintesi,
che accendono negli occhi infinite attese
sono gocce preziose, indimenticate,
a lungo spasimate e poi centellinate,
sono frecce infuocate che il vento o la fortuna
sanno indirizzare
Sono lampi dentro a un pozzo, cupo e abbandonato,
un viso sordo e muto che l’amore ha illuminato,
sono foglie cadute, promesse dovute,
che il tempo ti perdoni per averle pronunciate
sono note stonate, sul foglio capitate per sbaglio,
tracciate e poi dimenticate,
le parole che ho detto, oppure ho creduto di dire,
lo ammetto
strette tra i denti, passate, ricorrenti, inaspettate,
sentite o sognate...
Le mie parole son capriole, palle di neve al sole,
razzi incandescenti prima di scoppiare,
sono giocattoli e zanzare, sabbia da ammucchiare,
piccoli divieti a cui disobbedire
sono andate a dormire, sorprese da un dolore profondo
che non mi riesce di spiegare
fanno come gli pare, si perdono al buio per poi ritornare
Sono notti interminate, scoppi di risate,
facce sovraesposte per il troppo sole,
sono queste le parole,
dolci o rancorose, piene di rispetto oppure indecorose
Sono mio padre e mia madre,
un bacio a testa prima del sonno
un altro prima di partire,
le parole che ho detto,
e chissà quante ancora devono venire...
strette tra i denti risparmiano i presenti, immaginate,
sentite o sognate spade, fendenti,
al buio sospirate, perdonate, da un palmo soffiate

di Gino De Crescenzo in arte Pacifico (oltre che nel suo album "Pacifico" la trovate anche nell'ultimo Cd di samuele bersani)
oggi chiacchieravo del più e del meno con colleghi vari quando mi è venuto in mente un particolare scabroso della mia vita che avevo completamente rimosso. me ne vergogno così tanto che per quasi 700 giorni l'ho cancellato dalla mente.
due anni fa ho avuto il coraggio e l'incoscienza di fare un cameo in un film dei fratelli vanzina. carlo viene in studio a passaparola e dice che ha bisogno di un uomo e una donna che fingano di essere concorrenti del gioco. io ho dovuto fare la donna del caso. e dico le mie belle battute senza chiedere che film era, come si intitolava, chi erano i protagonisti. liquido la cosa con 2 minuti di riprese e cerco di capire i risvolti della vicenda, ma nessuno sa nulla.
dopo qualche giorno la segretaria di vanzina, carinissima, mi dice che il film sarebbe uscito ad aprile con un titolo altamente culturale: "E ADESSO SESSO". sono morta dentro. il mio nome e la mia faccia sarebbero apparsi tra le chiappe e le tette e le trombate di eva henger. mi sono sentita gelare i globuli bianchi in un secondo: non avevo più difese immunitarie.
nell'attimo seguente mi balena un pensiero che mi dà il colpo di grazia: e come lo dico a mia mamma? già mi immaginavo...

-mamma, sai, ho fatto una particina in un film...
-oh, che bello, quale? dico subito alle mie amiche che lo vadano a vedere...
-ma è una parte piccola, non importa!
-ma come? mia figlia fa un film e io non lo dico? dai, dimmi il titolo!
-mamma, veramente, fa lo stesso...
-ILENIAAAAAAAAAAA!
(quando mia mamma mi chiama ilenia per intero vuol dire che è finita)
-si chiama "e adesso sesso"...
STONF
-pronto? ambulanza? sì, c'è una donna svenuta sul pavimento. è mia madre. ma quando lei si risveglierà negherà di esserlo. vi spiego dopo il perchè, è una brutta storia di pornografia...

il film non è mai uscito al cinema, solo in vhs, tanto faceva schifo. e la parte che mi riguardava è stata tagliata. forse perchè ero troppo vestita. fatto sta che la mia reputazione è salva e mia madre incolume. la mia faccia esiste solo nel girato originale, che fortunatamente in montaggio è stata tagliata. per il bene nostro e di tutta la mia santa vita.

io dovrei percio' soffrire
da adesso
per ragioni ovvie
di orgoglio e di sesso
e invece niente no



06 novembre 2002

chiunque tu sia, io ti ringrazio. perché la rendi felice, perché le hai dato il sorriso, perché la porti al cinema. sei l’uomo che le ha tolto la fronte corrugata, i capelli raccolti, i vestiti dimessi. grazie a te si alza canticchiando la mattina, guarda alle giornate piovose come se ci fosse il sole, saltella nel tragitto verso la metro. è per te che si trucca la mattina, che si fa le maschere di bellezza e si guarda allo specchio prima di uscire. prima che tu arrivassi nella sua vita si alzava malvolentieri, sbuffava perché la vita era grigia, era pessimista. è pensando a te che si spruzza il profumo, guarda ansiosa il telefono, fa gli scherzi alle amiche. il tuo volto la fa camminare sulle nuvole, le illumina le gote, le fa risplendere gli occhi. grazie, chiunque tu sia. perché sei l’uomo che l’ha fatta innamorare. ma soprattutto grazie perché per piacerti pensa alla linea. e mangia solo insalata. insalata, capisci? non si cucina più nulla. niente zucchine, niente melanzane, niente arrosti. oggi è un grande giorno per il popolo italiano. perché mery terry è innamorata. e ha smesso coi sughi e le fusioni atomiche di formaggi. ora in casa non siamo più costrette a guardare “incantesimo” e “chi l’ha visto”. ora il suo incantesimo sei tu. e finalmente un moroso l’ha visto anche lei. grazie, mio piccolo grande eroe. perché ti sei sacrificato per l’umanità. e tu, soltanto tu, ti sorbirai le sue schifezze quando, da mogliettina innamorata, ti servirà verze all’emmenthal e sedano al ragù potentino. grazie, ovunque e chiunque tu sia. e resisti. sii uomo vero. io aprirò una sottoscrizione per sostenerti. perché un po’ ti amo anch’io.

io sono un disperato
perchè ti voglio amare
comunque mino mi manca tanto e lo sogno ancora. stanotte ho sognato che era ancora vivo. io tornavo a casa e lo vedevo sul davanzale, bello, nero, con lo sguardo rapace. lo prendevo in braccio e gli dicevo: “mino, sei vivo… che bello! allora era un brutto sogno che ti avevo seppellito!” purtroppo era un sogno bello quello che stavo facendo. svegliarsi e capire che non c’è proprio speranza di rivederlo è stato amaro. mi si è asciugata la bocca e mi è venuta voglia di rituffarmi sotto le coperte per ritornare al punto in cui ero. poi ho pensato che ho avuto risvegli peggiori e che ho altri due gatti da amare. così mi sono alzata, ho aperto la finestra e ho respirato a fondo.
posso cercare di convincere me stessa finché voglio, ma quel gatto resta insostituibile. e avrò avuto risvegli peggiori, sì, e la vita è bella. ma senza mino la vita è un po’ meno pelosa.

che vita! ah, puoi dirlo, sento sempre il peso
di un ricordo appeso il collo.
(samuele bersani)
LA FICTION CHE FA PIANGERE
c’è stato un periodo in cui mi vantavo non piangere mai per le cose che vedevo in tv o al cinema. c’erano poche pellicole e poche scene che mi avevano commosso. ora invece sono proprio diventata una femminuccia e smoccolo con poco. ma ricordo con affetto quei fotogrammi che sono rimasti insuperabili per anni.

-10° posto: “fiori d’acciaio”. la solidarietà tra donne mi smuove il duodeno. perché nell’amicizia ci credo follemente.
-9° posto: “la gabbianella e il gatto”. quando lei si libra nell’aria c’è tutta la libertà mancata di sepulveda che s’invola con lei. e anche se in sottofondo canta spagna, noi non ci facciamo caso e pigliamo il fazzoletto commossi. o forse piangiamo proprio per la disperazione di sentire spagna cantare. non so.
-8° posto: “passaparola”, puntate varie. ultima puntata dell’edizione 1999/2000. era il mio primo anno e all’ultima registrazione scoppiai in lacrime come una bambina. dalla regia mi fecero un primo piano e per una settimana mi chiamarono “il caso umano”.
puntata dell’8 gennaio 2001: roberto mantovani vince 500 milioni. io piangevo più di lui. fu lui a consolarmi.
puntata del 30 giugno 2001: mi fu dedicata dal vivo “just the way you are” di billy joel. ero davvero felice.
-7° posto: “la collina dei conigli”. adoro i conigli e mi ricordo che ho visto questo film in colonia in valsugana. stavo così male che il giorno dopo mi hanno fatto vincere il torneo di “otello” per tirarmi su.
-6° posto: “shine”. quando lui alla fine del film fa finalmente il suo concerto. se qualcuno realizza i suoi sogni non posso fare a meno di piangere. sono felice per loro come se io stessa avessi realizzato il mio sogno.
-5° posto: “via col vento”. da quando ho 6 anni lo guardo annualmente a fianco di mia mamma. e fino ai 15 anni piangevo quando rhett usciva sbattendo la porta e infischiandosene francamente. dai 15 anni ad ora non piango. perché so che rossella è cazzuta e lo riconquisterà. dopo i 15 anni, infatti, ho avuto la svolta femminista e ho capito.
-4° posto: “daitarn III”. quando haran banjo non sceglie reika (la mora). essendo mora io tenevo per lei. banjo fa sfracelli con l’energia solare ma non sa scegliere tra due donne, tra reika e l'altra bionda svampita beauty. un minchione.
-3° posto: “schindler’s list”. quando i sopravvissuti portano una pietra sulla tomba di oskar. al cinema “corso” di carpi stanno ancora tirando su col mocio tutta l’acqua sgorgata dai miei condotti lacrimali.
-2° posto: “patch adams”. perché anch’io presto andrò a fare il clown in corsia e farò ridere i bambini. non l’ho potuto fare per mio fratello. lo farò per il fratellino di qualcun altro.
-1° posto assoluto: “candy candy”. quando lei parte per fare l’infermiera e deve lasciare alla Casa di Pony il suo procione “clean”. lei è sul treno e vede che lui non è andato a salutarla. sconsolata, pensa che non lo rivedrà. ma quando i vagoni si mettono in moto clean sbuca dalla stazione e la insegue sulle rotaie. lei gli urla di fermarsi ma lui continua a correre e correre e correre. finchè il treno ingrana e corre più veloce di lui. l’immagine di clean che rimane fermo sulla traversine e guardare candy allontanarsi è una delle più strazianti che uno sceneggiatore abbia mai saputo concepire.

ne ho visto un altro che più lacrime non ha
venerdì mattina sono andata con la mia mamma al cimitero. alle 8 eravamo davanti alla scritta "requiescant in pace" ad aspettare che aprissero. neanche ai saldi c'è così tanta gente ad aspettare l'orario di apertura. sembrava harrod's il primo giorno di sconti.
facciamo un giro dei nostri cari e saliamo per una scala. io vado davanti e dopo 2 secondi sento un tonfo. mi giro e vedo mia madre a terra. era inciampata.

-mamma, tutto bene?
-mi sono rotta un braccio.

dramma. la porto subito al pronto soccorso e stiamo lì tutta la mattina per cercare di capire se si era rotta qualcosa. dopo 2 o 3 ore la dimettono ma si raccomandano che torni il giorno dopo. non c'era l'ortopedico e non si potevano pronunciare in maniera definitiva. così le metto una pomata, la fascio e le dico di stare tranquilla, che avrei pensato a tutto io. l'importante era che stesse immobile.
il giorno dopo torniamo all'ospedale. al pronto soccorso avevano perso le lastre e ci rispediscono in radiologia a rifarle. carino da parte loro. arriviamo in reparto e l'infermiera di turno mi dice che si sono rotte le macchine e che le lastre si strappano mentre escono. stiamo ad aspettare 2 ore, con un bambino che si lamentava per il dolore a un polmone. urlava "mammaaa" e io non potevo fare nulla per lui. mia mamma, al contrario, stava bene e si prospettava sempre più l'ipotesi che non avesse una frattura.
finalmente passa un medico che urla trionfante che ha ritrovato le nostre lastre e che possiamo tornare al pronto soccorso. mia mamma, che è una tipa sveglia come pochi, le dice:
-ma al pronto soccorso mi hanno detto di andare dall'ortopedico!
-ahhh... allora vada su dall'ortopedico al 3° piano.
meno male che la mamma si era ricordata questa cosa, altrimenti saremmo tornate in mezzo alle urgenze e alle ambulanze.

è in ortopedia che conosco la sig.ra novella, che mi espone tutta la sua cartella clinica dal '52 ad oggi. e anche quella di sua madre e suo marito. avrei potuto farle io la diagnosi con tutti i particolari che mi ha dato e con i rudimenti di medicina che ho dopo aver seguito E.R.

-ECG, emocromo, emogas.... intuba, intuba, intuba... lo stiamo perdendo... pupille isocoriche normoreagenti...

la sig.ra novella entra prima di mia madre ma esce subito perchè avevano perso la sua cartella 5 minuti prima. l'avevano data per sbaglio ad un altro paziente e stavano allertando l'ospedale per capire dove fosse finito questo. la sig.ra novella è davvero sfigata.
finalmente la mia mamma entra dall'ortopedico che guarda le lastre, la visita e le diagnostica una distorsione al polso.
usciamo felici dall'ospedale, lasciando alla sua sorte la sig.ra novella. e ce ne andiamo a casa a mangiare i tortelli di zucca. tutto è bene ciò che finisce fuori dall'ospedale.
comunque sia chiaro. anche dopo questa esperienza non voglio cadere nella retorica della malasanità. è vero, avevano perso lastre e cartelle ma sono pezzi di carta. quante volte voi in ufficio perdete fogli e fotocopie? siamo tutti umani, si sbaglia. se si è disposti a non infuriarsi, che è troppo facile, si ha la mente fredda per cercare la soluzione al guaio. e non farsi venire un'ulcera. che poi te la diagnosticano ma ti perdono la cartella. e tu daccapo.
ricordiamoci con chi e cosa hanno a che fare i medici e gli infermieri tutti i giorni. e che spesso sono loro le prime vittime di un sistema che ha delle pecche ma che cerca spesso di fare tutto quello che può.

io restavo a guardarli cercando il
coraggio per imitarli


giovedì sera sono uscita con le mie amiche del cuore e siamo state insieme fino alle 4 di notte, bevendo coca cola e mangiando m&m’s. ogni tanto io buttavo delle meringhe nel bicchiere della sara, che mi guardava con pazienza e ironia e urlava:
-ileniaaaaaaaaa… cioèèèèèèèè… la mia coca!!!
ci siamo guardate le foto del matrimonio della bene e ci siamo prenotate le copie. ho appurato con rassegnata certezza che non sono venuta decente in nemmeno una. non pretendevo di essere venuta bene, quello lo lascio a chi è fotogenico. ma almeno speravo di sembrare umana. sinceramente, se non mi conoscessi, avrei pensato che ero una figura dei misteri dolorosi della via crucis. un obbrobrio. non so se mia madre mi riconoscerebbe. o forse sì, probabilmente dal vestito. ho dalla mia che quel giorno ero talmente emozionata da non riuscire ad avere mai un’espressione normale. avevo quelle smorfie contrite come una di quelle siciliane dal velo nero che urlano di strazio nei funerali di catania est.
in effetti io e la macchina fotografica non abbiamo un buon rapporto. però credo di essere in buona compagnia, perché ci sono tipi non fotogenici che rovinano letteralmente un book.

COSA TI RENDE BRUTTO IN FOTO
-gli occhi rossi. ho letto su focus che per ovviare al problema degli occhi rossi bisognerebbe non guardare nell’obiettivo (con una "b" o 2 è uguale, ho controllato). grazie, siete dei geni. se non guardo l’obiettivo non ci vengono gli occhi. quindi non ci vengono rossi per forza. e tutti si chiederanno: “chi è l’unico pirla girato che mentre scattavi guardava da un’altra parte?” comunque, peggio degli occhi rossi è quando cerchi di farli tornare del loro colore pitturandoli con un pennarello nero. effetto alien assicurato.
-i rotoli di ciccia. se non sei tonico e ti fai una foto al mare, magari piegato sulle ginocchia, la pancia si dispone automaticamente a “omino michelin”. strato su strato sembrerai la pubblicità di uno pneumatico. e magari non sei nemmeno grasso, solo che i muscoli sono pigri e si accasciano non appena ti pieghi. la reazione a una foto di questo tipo è: “ehhhh, ma guarda qua. non sapevo fosse così cicciona! è proprio vero che i vestiti camuffano!”
-gli occhi chiusi. non so perché ma io vengo con gli occhi chiusi molto spesso. sarà perché sono cancro e da brava sognatrice abbasso le palpebre per migrare verso i luoghi della mente. peccato comunque, perché la cosa più bella che ho sono i miei occhi. scuri ma capaci di nascondere tutto un blog.
-l’asociale. nella foto sono venuti bene tutti TRANNE UNO. non ride quando ridono gli altri, si muove quando siete tutti fermi, urla “non scatta?’” quando parte il flash. un disastro. voi vorreste incorniciare lo scatto e metterlo in bella mostra in casa ma sembrerebbe una presa per il culo di quello venuto male. che si fa? si mette la foto in cornice ma la si lascia in un cassetto. per rispetto agli amici.
-vi si vedono le mutande. siete seduti, splendidi e sorridenti. ma vi si vedono le mutande. imbarazzantissimo. perché mai, ma proprio mai, ce le avete intonate alla gonna. insomma, che hanno aperto intimissimi a fare?
-vi state muovendo mentre parte l’autoscatto. di solito è l’ultima foto del rullino, quella con tutti, ma proprio TUTTI. quella che dovrete duplicare 2800 volte per tutti i compagni di vacanza. mettete l’autoscatto ma non avete letto bene le istruzioni prima di partire. quindi vi muovete per controllare proprio mentre parte. e venite ritratti in posa plastica da linford christie. (che tra l’altro è diventato nonno giovanissimo, tipo a 35 anni, perché lui e suo figlio si sono dati da fare subito. quando si dice essere sprinter anche nella vita…)

comunque ripensare a tutto questo non mi fa stare meglio. nelle foto del matrimonio della bene sono sempre venuta uno schifo. porco cazzo.

e limpida è l'immagine ormai

04 novembre 2002

IL TAPPETO VOLANTE
mi piacciono i colori. adoro il verde, ma in generale tutti i colori mi danno allegria. quindi nel mio bagno milanese, che ha i mobili rosa, ho messo una pedana rosa e gli asciugamani rosa. tono su tono. donatella (versace) sarebbe fiera di me. con le pedanine e gli asciugamani il bagno è ottimista. perchè se entri con la dissenteria o la nausea e soggiorni sul water per il tempo necessario a evacuare, guardandoti intorno la vita ti sembra... rosa!! e tutto brillerà di più, come diceva la nota poetessa statunitense mary poppins.
così giovedì mattina entro in bagno, assonnatissima, e incrocio mery terry. la reazione è stata simile a quando svegliano un sonnambulo. shock. perchè vederla di mattina e iniziare la giornata con i suoi herpes decandenti non è un bel fatto.
con un dribbling da manuale la evito e cerco di individuare il lavandino, ma mi accorgo che manca la pedana. poi, nella nebbia che mi copre gli occhi dopo una soda dormita, vedo mery terry allontanarsi con un batuffolo rosa in mano. nonostante il 90% dei miei neuroni fosse allo stato brado, quei due o tre che funzionavano sono riusciti a radunarsi al tavolo delle trattative e giungere ad una conclusione: mery terry aveva rapito la pedana. non aspettandosi che mi sarei alzata così presto credeva di farla franca. o far la Franca.

-scusa, dove vai con la mia pedana?
-la metto in balcone
-non è una pedana da balcone, quella è una pedana da bagno. quindi sta in bagno.
-zenti... a me mi schifa
-ma l'ho lavata martedì!
-no, non hai capito. a me mi schifa mettere i piedi dove li mettono gli altri.
-maria teresa?
-zì?
-i piedi sulla pedana sono il problema minore. tu appoggi il culo sul water dove si appoggiano le chiappe mie e di giovanna.

pausa in cui mery terry realizza quanto detto e si schifa ancora di più

-...quindi rimetti a posto la pedana e se proprio sei così schizzinosa mettiti i monboot quando ti lavi la faccia.

E prendere a pugni un uomo solo
perchè è stato un pò scortese