27 novembre 2003

IL MIO DESTINO SCRITTO NEL GRASSO
ho capito solo ora quale sia la mia missione nella vita. ora che, a fianco di mery terry, riemergono ricordi del mio passato elementare.
avevo 6 anni e mi affacciavo al mondo della scuola. non immaginavo certo che avrei speso il lustro successivo nel tentativo disperato di farmi amare da alessandro. credevo che sarei andata lì per imparare qualcosa. e in effetti imparai a suon di palate nei denti che alessandro non mi avrebbe cagato mai. forse di striscio, un giorno che gli serviva copiare il compito di storia su romolo augustolo.
avevo abbastanza amichette a scuola ed ero considerata una bambina buona. d'altronde, con quei lunghissimi capelli castani che mi coprivano il sedere, ero notevolmente l'imago anticipata di edoardo palomo in "cuore selvaggio" (R.I.P).
ma io vengo da carpi. il regno della moda. il regno delle bambine che vanno alle elementari con golfini ricamati e nastrini nelle maniche. e ogni tanto mia mamma mi imbombonierava anche a me, accorciando, allungando, adattando e riparando i vestiti dalla signora eudora, genitrice della mia compagna di classe laura.
laura puzzava. nessuno voleva stare in banco con lei. nessuno voleva giocare con lei. tutti volevano soltanto la sua merenda, perchè era talmente ricca che potevamo sfamarci tutti. stria (una specialità carpigiana), gnocco, salame, a volte anche la cotoletta. ovviamente laura era grassa e schiva. ma era buona. e disegnava daddio. la calligrafia era da adelmo da otranto. se avessi saputo allora cos'era un ingegnere, avrei pensato che sarebbe diventata un ingegnere. ma a 6 anni mi limitavo a pensare che sapeva disegnare daddio le cornicette di fine-esercizio-di-matematica.
insomma, finito l'intervallo, nessuno stava con lei. e al pomeriggio, per fare i compiti con lei, nessuno si offriva. quando era a casa malata, nessuno che la aiutasse a recuperare. e come ti va a finire questa piccola fiammiferaia di inizio anni '80? semplice. finisce che entro in scena io. squintata, ma entro in scena. inizio vagamente a diventarle amica. poi mi accorgo che è una bambina molto speciale e parto con l'invitarla a casa mia. mentre mia madre perpetrava la spola con casa sua per farsi riparare abiti dalla signora eudora.
poi, un giorno, le coup de theatre. laura mi invita a casa sua. e notoriamente casa sua era un covo di puzza. se passavi davanti al cancello la sentivi. ma io accettai. perchè anche a 6-7-8-9-10 anni dovevo dimostrare che ero la pulzella del mio quartiere.
quel giorno arrivai a casa di laura con 1 biro (la biribiko, quella a 12 colori) e 1 quaderno. poca roba. in modo che se avessi dovuto scappare per qualche emergenza olfattiva, non ci avrei messo troppo a recuperare i miei effetti personali.
misi piede nella sua cucina e vidi un enorme pentolone bollire sul fornello. capienza almeno 10 litri. di acqua, pensavo io. di altro, avrei scoperto con mio sommo reflusso gastrico.
ci mettiamo a tavola a fare il compito di bricolage: fiori con fil di ferro. quelli che poi pucci nel colore che quando si secca crea una sottile pellicola trasparente. roba che non riucivo a pucciare niente senza creare grumi. quando non creavo buchi.
laura invece era bravissima, così delicata nell'intingere e nel seccare. come cristobal faceva, poi?
a un certo punto, divincolatasi dai rifacimenti sartoriali commissionati da mia madre, entra la signora eudora. e scoperchia la pentola.

-vuoi sentire, ilenia?
-cos'è, signora eudora? (educatissima da piccola. un piccolo gioiello di bontà. la pollyanna della pianura padana).
-è una mia ricetta. a laura piace tanto.
-certo, signora eudora, molto volentieri, signora eudora. (sì, ile, però ci hai rotto il cazzo con tutta 'sta gentilezza). se piace alla mia amica laura, piacerà tanto anche a me.

la brava signora eudora estrapola un succo bianco con un mestolo. e mi fa bere l'intruglio direttamente da lì. la reazione allergica è immediata. tipo bill murray in "osmosis jones".

-bleaurgh (dug a pony)
-non ti piace?
-mi piace molto signora eudora. è che scottava!

buona sì, ma cogliona micca tanto. sapevo mentire per una buona causa. e la buona causa era non offendere la signora eudora. e principalmente salvare il mio duodeno.

-sai cos'è? te lo fa mai la tua mamma?

VOLEVO DIRE-> no, non me lo fa perchè è troppo impegnata a venire qui a farle cucire i miei vestiti.

MA DISSI-> no, ma le dirò di farmelo al più presto! (o al più pesto)

-ma signora eudora... cos'è?

-è grasso di prosciutto lessato e sciolto!

eccallà. questa signora eudora, quando non accorciava i miei abiti, passava il tempo a squartare prosciutti crudi, ritagliare il grasso e tenerselo da parte (non esattamente come sally davanti a harry). poi lo cuoceva e se lo magnava, facendo penetrare il puzzo nei follicoli piliferi di sua figlia. e io guardavo laura che, in quest'aere lipidica, intingeva con grazia buonarrotica i suoi fiori nel colore. e pensavo che forse l'avevano chiamata laura perchè il giorno che nacque, sua madre, aveva cotto dei tronchi di alloro.

la rividi negli anni e continuammo a frequentarci, io e laura. e alle medie mi regalò un altro di questi momenti topici. ma in questo preciso istante non riesco a scriverne. ripensare a quel pentolone colmo di grasso di prosciutto mi ha ipnoticamente fatto venire voglia di andare a guardare il wc dall'alto al basso. un po' come mi succede ogni sera. quando rientro a casa.

Quel gran genio del mio amico,
con le mani sporche d'olio
capirebbe molto meglio
meglio certo di buttare

25 novembre 2003

LA NATURA E' DALLA SUA PARTE. NONOSTANTE L'ESTETICA
milano esplode quando piove. se piove forte, va in delirio. se piove forte e la metro si guasta, eccoti scene di isteria collettiva. se piove forte, la metro si guasta e straripano i canali, arrivano i caschi blu. ecco, ieri a milano pioveva fortissimo, la metro si è guastata, il canale è straripato e io in casa c'avevo sempre mery terry. ditemi voi se non dovrei uscire e fare come michael douglas in "un giorno di ordinaria follia".

la scena è quella di una ragazza di 29 anni che rientra sotto l'acqua con:
-1 valigia
-1 borsa della mandarina verde, ormai logora
-1 sacchetto della spesa (ovviamente di carta, umidiccio e in procinto di crepare. con l'elevata possibilità di far cadere il cibo lungo la tromba delle scale. preciso come un geometra sul pianerottolo del signor caruso e quello della signora vitale)
-il cellulare appeso per un filo (quello dell'auricolare, n.d.a)
-le chiavi dell'auto
-le chiavi di casa.

non ce la faccio, non ci riesco. non ho sensibilità corporea e non riesco a individuare quale arto stia tenendo in mano le chiavi di casa. suono. apre nessie.

-e marò, guanda roba!
-mi dai una mano? prendi almeno il sacchetto della spesa?
-zì.

e lì, in quel pico-secondo che il sacchetto passa dalle mie braccia alle sue, che suddetto sacchetto si rompe. e il signor caruso, ieri sera, si è fatto di sicuro le bruschette col mio pane toscano a fette. perchè quando sono scesa a recuperarlo, non c'era proprio nulla da recuperare. una scala di facoceri c'ho, ecco cosa.

-ghe hai gomprato?
-cose...
-cose cosa?
-cibo. quello che tu non sai riconoscere perchè non lo vedi. lo ingurgiti senza passare dal via.

e si mette a vuotarmi la spesa.

-fermaaaaaaaaaaaaaaa!
-ghecc'è?
-non puoi toccare i miei generi alimentari!
-e pecchè?
-di dove sei, tu?
-bodenza
-e qual è l'altra provincia della lucania?
-...
-comincia con MA
-madera!
-ecco. in quale provincia si torva scanzano jonico?
-madera! ci zta mio cuggino!
-vedi? lo vedi che sei radioattiva? come diceva celentano...
-con le pinne, fugile ed occhiali?
-no, idiota! quello era edoardo vianello! come diceva celentano... stai lontana da me! vai in camera tua a guardare incantesimo!
-ma non ci zta ingantesimo di lunedì
-e allora vatti a vedere qualcos'altro. mangiati lampredotto e cotiche, spolvera le ragnatele che hai nel cervello, leggi qualcosa. ecco, leggi le etichette dei tuoi maglioni. o le istruzioni del tuo epilatore elettrico. chiama isabella, fai quel cazzo che vuoi ma non starmi a raggio mentre cucino
-non pozzo
-non puoi cosa, metcalfa pruinosa?
-non pozzo ghiamare izabè
-e perchè?
-sta male
-o poverina, e che ha?
-l'esaurimendo
-ah giusto, se tu sei la causa. quindi hai mano la soluzione: disintegrati e lascia in pace isabella. e anche noi.
-ha l'esaurimendo ed è a caza dal lavoro
-e tu la vai a trovare?
-no
-come no?
-e se mi viene pure a me?
-ma micca è infettivo! una persona con l'esaurimento ha bisogno di vedere amici, uscire, divertirsi... vabbeh che con te non c'è proprio nulla di cui ridere, però almeno le fai compagnia
-ma io la gompagnia ce l'ho già
-sè...la compagnia delle indie?
-no, maria stella.
-e chi è?
-e la ragazza che zta di sotto dai caruso. è arrivata un meze fa e ziamo divendate amiche. ora usciamo inzieme. izabella non la voglio vedere più.
-ma guarda che sei peggio di... come si fa a... ma ti rendi conto che... ma come cristobal ti... (quando non mi capacito delle cose, inizio a bofonchiare, n.d.a). ma da dove esci? dal lago di van in turchia?
-ma gome parli? mò vado. zcuza ma devo andare giù da stella. mi ha mandato un zmz che ha fatto le bruzchette...
-le mie, cristobal!

cosa ci vuoi fare? a saperlo prima, le iniettavo dell'elleboro nero. ma di questi tempi non saprei dove andare a coglierlo. sarà che anche la natura è dalla parte di mery terry...

Ma che colore ha?
Per fuggire via da te Brianza velenosa -

12 novembre 2003

QUESTIONE DI DNA (tormento ed estasi)
le bambine normali prendono tutte le migliori caratteristiche dalla loro mamma. benedetta è bella come sua madre, sara è intelligente come sua madre, silvia è dolce come sua madre, paola è spiritosa come sua madre, barbara è allegra come sua madre, monica è affettuosa come sua madre. ilenia ecco, ilenia... ilenia tormenta i gatti come faceva sua madre.
da che sono piccola ho sempre avuto dei gatti. e nessuno ha mai avuto un nome decente: da cioppi a barabba, dalla musina a mino il rapacetto (R.I.P). quei gatti lì mi han sempre fatto credere che fossero morti per le cause più strane: cioppi, reincarnatosi nel gatto friciu della sara, non riuscì a sconfiggere l'asma. la musina fu investita da un vecchio in bicicletta. mino perì di rogna e vecchiaia. in realtà secondo me non sono morti. secondo me hanno vuotato i loro cassetti e lasciato un biglietto sul pianoforte (o sulla mensola del camino) con scritto

"me ne vado.
mi merito una vita da felino.
addio.

p.s= quando dico felino, non intendo il salame" .

non che io abbia pianoforte. non che io abbia camino. nè tantomeno che io abbia una mensola. è solo che in tutti i film, quando uno se ne va, lascia una lettera in suddetti luoghi.
ebbene, alla dipartita dei miei gatti seguiva l'ingresso da neofita di altri cuccioli. i quali, come rito d'iniziazione, venivano sottoposti alle più rozze barbarie. anche ora che ho 29 anni benedetta mi rimprovera tutte le torture che ho inflitto ai miei pets. roba che neanche al museo di san gimignano ne hanno traccia (P:S= a san gimignano (SI), oltre alla vernaccia , c'è un museo della tortura, n.d.a).

1)MODALITA' MAMMA ELSA: si prende il gatto e lo si avvolge con del nastro adesivo da imballaggi (quello marrone). ABILITA' ACQUISITE DAL GATTO: rizzare il pelo non appena sente parlare di post-it. CONTROINDICAZIONI: quando lo scotch glielo togliete.

2) MODALITA' IL SECCHIO: si prendono le zampe anteriori del peloso, le si infilano fra quelle dietro e si fa fare una capriola al gatto. ABILITA' ACQUSITE DAL GATTO CON TALE ESERCIZIO: non farsi prendere le zampe anteriori. CONTROINDICAZIONI: se il gatto ha un forte senso dell'equilibrio, vi graffierà anche se gli gira ancora la testa.

3)MODALITA' SINDROME DI STOCCOLMA: si prende il gatto o lo si mette in una situazione pericolosa: su un cornicione, appeso per una zampa, sulle strisce pedonali. nel momento di massimo pericolo lo si salva, facendo credere al povero anmale che siete il suo salvatore e che vi deve la vita. ABILITA' ACQUISITE DAL GATTO: capire che lo salvate, ma anche che siete quella stronza che l'ha cacciato in quella situazione. CONTROINDICAZIONI: quando il gatto avrà la dissenteria, non ci penserà due volte prima di mettervi in una situazione di...

4)MODALITA' COSMONAUTA: si lancia un gatto da un divano all'altro del salotto per fargli provare l'ebrezza del volo. ABILITA' ACQUISITE DAL GATTO: non vomitare durante la tratta. CONRTOINDICAZIONI: se avete un divano solo.

rileggendo queste righe, mi viene un sospetto. che mino, che io stessa ho seppellito, abbia simulato la sua defunzione. in realtà deve aver ingerito qualche sostanza tipo quella di romeo montecchi e finto la perdita delle attività vitali. dopodichè, a notte inoltrata, sarà uscito dalla fossa in giardino ed emigrato nella sua bat-caverna, un po' come antohony hopkins nell'ultimo zorro. effettivamente ce lo vedo a disseminare M sui muri della città con i suoi artigli da rapace. eh, sì.

N.B= nel corso della lavorazione di questo post non sono stati inflitti maltrattamenti agli animali. prima, ma mooolto prima, sì.

Indifeso ma per gioco.
Dolce caro sempre amico.
Maledetto di un gatto,
maledetto di un gatto!

05 novembre 2003

L'ABITO FA L'OLANDESINA
dato che ci stiamo avvicinando al natale, colgo l'occasione per parlare di abiti di carnevale.
per i miei abiti di carnevale avrebbero dovuto istituire una Lega Pro Vivisezione. e invece tutti a pensare ai volpini e alle pellicce, mentre alle robe che mi toccava mettere al martedì grasso niente. dai 2 ai 5 anni sono sempre stata vestita da cappuccetto rosso (probabilmente mia madre, non potendo ancora comprarmi tute, ha ovviato come poteva). solo che sapendo di dover far durare quel costume per anni e anni, quando avevo 2 anni mia mamma mi comprò un cappuccio rosso che ci stavamo dentro io, mia cugina, mio cugino, la mamma, il lupo, la nonna, il cacciatore e i 3 porcellini. e c'era anche spazio per voi c'entrate.
non fu una tragedia, anche perchè non ne ho il ricordo. c'è solo qualche foto che ancora gira in casa e che, per uno strano fenomeno di autocombustione, stranamente va a fuoco.
in 1a elementare era importante farsi notare. le feste sono il primo meccanismo di socializzazione e -come dice kate all'ambasciata canadese che non le rilascia il passaporto- "l'appartenenza a un gruppo è fondamentale". ecco, in 1a elementare e fino alla 4a mia mamma mi ha vestito da "bella olandesina". avevo gonna, camicia, giacchetta e cappellino. la gonna era nera, da bidella altoatesina. infatti sul bordo era inserita un'elegante passamaneria con stelle alpine. ora, che cazzo ci facciano delle stelle alpine in mezzo a dei tulipani non lo so. probabilmente sono frutto di innesti geneticamente modificati tra i suddetti tulipani e le piantagioni di marjuana.
la camicia era bianca, con le frappe e assomigliava a quella che porta rick schroder nel "piccolo lord". e per fortuna che io non avevo anche quell'orrido caschetto biondo alla nino d'angelo.
il bolerino era arancione, color caco. con ogni probabilità ottenuto pigiando i cachi in un enorme tino e lasciandoci in ammollo il mio bolerino per 72 ore. ed era di velluto. quindi impossibile da lavare. e caldo come lo scaldasonno imetec. che se per caso si sfilava in piazza coi carri e c'era il sole, io puzzavo di sudore anche se non avevo ancora fatto lo sviluppo.
ma il cappellino, ah, il cappellino... era da vera olandesina: di pizzo bianco e con le punte all'insù. c'era dentro il fil di ferro e lo potevi modellare come vuoi. finchè è resistito quel cappellino, sembravo una bella olandesina. a volte mi chiedevano anche se mi avanzavano dei punti della mira lanza.
quando però il fil di ferro del cappellino iniziò ad arrugginire, il bel copricapo di trine si trasformò in un potenziale portatore di tetano e dovetti buttarlo via. anche se ormai faceva pendant perfetto con il bolerino da caco.
senza cappellino, quindi, non sembravo più un'olandesina ma piuttosto la sorella scema di heidi.
in 5a elementare si passò a vestirsi da vecchia. con un grembiule di mia nonna e un cuscino sulla schiena per simulare la gobba. un bastone, il fazzoletto in testa e la voce flebile e sibilante da assenza di kukident.
ovvio che in 5a elementare, alla festa di carnevale, non cuccai una bella cippa di nessuno.
alle medie andava il punk e per 3 anni mi vestii da punk. borchie, catene, vestiti stracciati, trucco da misfits e scritte offensive su giubbotto tipo "alessandro sei scemo" "asino chi legge" o "vai a quel paese".
al liceo smisi di travestirmi anche perchè, con tutta la peluria che mi stava venendo su e gli ormoni che impazzivano, o andavo in borghese e sembravo ceetah, o passavo dall'estetista e spendevo la paghetta in cera d'api. e comunque sembravo la pina fantozzi.
solo un anno, non ricordo quando, mi vestii da genio della lampada di aladino. forse sara e benedetta si ricordano. dovevamo andare tutte e 3 a una festa e il tema era "personaggi disney". benedetta si vestì da strega di biancaneve, sara da cappuccetto rosso (già la vita ci aveva unite senza dircelo) e io da genio, appunto. avevo una maglia turchese e i pantaloni della tuta di mia madre. mi ero legata una fusciacca in vita e infilate le pantofole. per fare i muscoli mi ero messa dei gavettoni pieni d'aria sotto la maglia in modo che simulassero bicipiti, tripicipi, trapezio, muscolo e chi più ne ha più ne metta. avevo preso una cuffia di lattice da nuoto color turchese e ci avevo fatto un buco in mezzo. me l'ero ficcata in testa nascondendo i capelli e dal buco avevo estratto un ciuffo di capelli che sembrasse quello del genio di aladino. poi mi ero COMPLETAMENTE DIPINTA LA FACCIA DI BLU. tonalità blu puffo. con l'aggiunta di qualche anello e orecchino, ero perfetta. ovvio che quella sera non beccai una cippa. solo uno che era vestito da doccia, tipo ralph macchio in "karate kid", abbozzò l'idea che aprissimo una conversazione dietro la sua tendina. ma quando capì che ero una donna, mi disse che avevano tolto l'acqua e non se ne faceva niente. tanto per dire quanto sembrassi femminile.
quella sera chiusi per sempre la mia carriera di travesta amatoriale. ora, se dovessi riprendere per un qualche motivo, lo farei solo a pagamento su viale zara.

Senza trucchi tu sei
molto bella e più giovane.
Non discuto però
le tue scelte più libere.

04 novembre 2003

PERCHE' MIA MADRE AVEVA UN CHE DI VALENTINO. GARAVANI.
in famiglia non si è mai navigato nell'oro. ma nemmeno nella melma. devo dire che i miei genitori non mi hanno mai fatto mancare nulla e che sono stata una bimba amatissima. e meno male, perchè per i miei primi anni di vita i maschi non mi cagavano manco per la cippa. a 4 anni amavo un bambino che mi abitava di fianco e che per dimostrarmi il suo affetto mi rinchiuse sul balcone di casa sua. e lui dentro a giocare col fratello. tanto per dire.
ora, a quell'età micca ti chiedi perchè. te lo chiedi verso i 10 anni e ti dai delle ragioni.
ecco, ora che di anni ne ho 29, le ragioni le ho trovate eccome e vanno tutte fatte risalire a mia madre. e alla signora luisa del passaggio a livello.

io abito nel bronx di carpi, in un quartiere che per arrivarci devi prima aspettare che si sollevino le sbarre della ferrovia. quando finalmente anche la littorina più antica dell'emilia romagna ha fatto il suo corso, i parenti e gli amici possono venire a casa mia. in prossimità di quel passaggio a livello, in un buco immobiliare che non saprebbero inventarsi nemmeno in calabria, commercia la signora luisa. che più che una merciaia sembra apu dei simpson. in 1 metro quadrato tiene oggetti e abiti e giochi e creme e mutande e pancere. e forse anche pantere. tu le chiedi un reggiseno della 6a color carne in lycra e il bordino anatomico ed ecco che lei si inerpica sulla scaffale come un kataklò e te lo tira fuori senza incertezze.
dunque, la signora luisa, negli anni '80, vendeva tute da ginnastica a prezzo modico. e mia mamma ME LE COMPRAVA TUTTE LI'. le tute. tutte le tute.
il problema è che la signora luisa non ne aveva un grosso assortimento. o le compravi rosse della S, o le compravi rosse della XXl. risultato? io avevo sempre una tuta rossa alle ore di ginnastica. della S. per la gioia di mia zia, la cui gigantografia campeggia nella sede della CGIL di carpi. non solo, mia zia è sempre stata in lista in tutte le case del popolo dalla provincia. insomma, vedere sua nipote in tenuta marxista le dava un orgoglio pari soltanto a quello di sentire me che cantavo "bandiera rossa".
per 5 anni di elementari ho sempre fatto ginnastica con quelle maledette tute rosse che non avevano nemmeno un ricamino. costavano 8.000 lire, me lo ricordo ancora. un prezzo da veri compagni. però allora io non sapevo nemmeno cosa fossero i comunisti e soprattutto ho sempre odiato il rosso. amo il verde e l'ho sempre amato. verde, verde, verde, capito?
tutti gli altri bambini mi prendevano per il culo perchè loro avevano le tute della champion (che ha sede a carpi, peraltro) e io quelle della signora luisa. avevano tutti la tuta blu e io rossa. le bambine avevano la tuta rosa di barbie o di poochie, la tuta azzurra dei puffi, la tuta nera con snoopy e io avevo la tuta rossa della casa del popolo.
e negli anni non ho mai potuto esorcizzare la tuta. alle medie ce ne avevo una vinaccia, color sughi (quelli che si fanno col mosto, micca quelli pronti di star o barilla) che mi aveva regalato un'amica di mia mamma che lavorava alla champion. e tale signora restò amica di mia mamma anche mentre facevo il liceo, così mi ripropose la tuta viola anche negli anni del mio splendore a-cellulitico.
non ho mai avuto una tuta decente. per questo ho deciso che ora che sono grande le tute le posso scegliere da sola. e ho scelto una tuta bellissima. blu. uguale a quella di supermario. e adesso scusatemi che devo aggiustare un sifone.

Luisa? "Sì"
Luisa Rossi? "Sì"
Ehyyyy... ehh... na, na, na...

03 novembre 2003

TRINE MA UNA. CON CONTORNO.
ci sono 3 bambine. si chiamano ilenia, sara e benedetta. ilenia e sara vivono attaccate da 10 anni, ormai. da quando nemmeno sapevano parlare. benedetta è arrivata dopo ma loro tre sono cresciute inseparabili. e lo dimostreranno a pieni polmoni in futuro. saranno l'una accanto all'altra nei momenti peggiori della vita. praticamente un treppiede umano. e nei momenti felici rideranno insieme. un legame migliore di quello tra padre, figlio e spirito santo.
le 3 bambine giocano sempre in un cortile. che è il mio. e si sono inventate un mondo. nel quale ogni giorno arrivano dei trolls.

ho un cortile grande, con un giardino parallelo. quando andavamo alle medie io e le mie due amichette avevamo ideato un sagace stratagemma. avevamo preso uno di quei ganci elastici a uncino che servono a legare i pacchi ai portapacchi. presente quando in autostrada si vedono quelle utilitarie talmente cariche che sembra trasportino un elefante sul tettuccio? ecco, quei ganci lì. quelli che vengono tesi in proporzioni sovrumane e assicurano il bagaglio all'auto. roba che se sei sull'A1 e uno di quei cosi ti parte nei pressi del raccordo con la cisa, l'elefante te lo ritrovi direttamente in versilia al bagno piero.
beh insomma, noi 3 avevamo preso uno di quei ganci elastici e ne avevamo fissato un capo alla grondaia. l'altro capo al palo del filo dei panni. ed ecco che magicamente il cortile era diviso a metà e avevamo una rete. a noi tre serviva solo dividerci in squadre e iniziare le nostre maratone di pallavolo. devo dire che l'azione preliminare per eccellenza tra me e benedetta era decidere chi si doveva ciucciare sara in squadra. perchè significava perdere al 90%. in ogni caso a fine partita si risolveva tutto con una bella constatazione amichevole.
e in tempi di mila e shiro o di mimì ayuara, bisognava che anche noi avessimo un soprannome epico. e lo scegliemmo in rima.
"batte la benedetta, ciabatta paletta" o "batte sarina, decrepita vecchina" o "batte ilenia ferrari, regina dei paninari" (ampierò in futuro il perchè di questa scelta. a scanso di equivoci ci tengo a precisare che la cosa più firmata che avevo allora era il libretto delle assenze scolastiche).
dopo un po' capimmo che quei nickname (ma allora li chiamavamo arcaicamente "nomi di battaglia") mal si addicevano alle nostre personalità e non erano nemmeno rime sopraffine. quindi ne adottammo 3 più esplicativi: dato che io andavo a recuperare il pallone tra i rovi, diventai "maialina delle rose". dato che benedetta era la più sportiva e intraprendente, fu detta "camel trophy". e se benedetta era il cammello, sara non poteva che trasformarsi in "beduina". ed ecco sistemata pure lei.
risolti i problemi anagrafici, iniziammo a giocare partite su partite. eravamo eroine del volleyball amatoriale. e i bambini delle strade vicine si radunavano da me per partecipare.
il primo era simone, detto "l'intero". abitava 3 vie più in là ma non appena sentiva odore di noi 3, eccolo che ti compariva quatto e silenzioso come un serpente. arrivava con la sua bicicletta gialla. una di quelle con la sella lunga e nera di pelle. una sella talmente lunga che sembrava dovesse caricarci tutti i bradford. con fare bradipico arrivava alla mia recinzione, frenava e metteva giù il piedino. poi stava lì a braccia conserte a guardarci e ad aspettare che lo invitassimo. captare che si stava avvicinando era impossibile. ma quando risultava appena visibile all'occhio umano, sara inziava ad urlare

-in-te-ro. iiiiiiiinnnnnnnnnn-te-ro. IIIIIIIIIII NNNNNNNNNNN TTTTTTTTTTEEEEEEEE RRRRRRRRRR OOOOOOOOOOO!!!!!

per un po' fingevamo di non accorgerci di lui poi cedevamo alla pietà e lo chiamavamo dentro. simone era detto "l'intero" perchè si muoveva come robocop. e quando tirava, se non spediva il pallone a 12 km di distanza, centrava il balcone della signora loretta con la precisione di larry bird. chiedere al'intero di fare un punto sarebbe stato come chiedere a cassano di commentare rory e ita di roddy doyle. un'impresa titanica. va da sè che chi aveva sara in squadra, non poteva avere anche simone. in realtà lui veniva perchè era innamorato di benedetta. e siccome in quel periodo lei aveva tre pretendenti con lo stesso nome (essendo notevolmente bella e notevolmente amabile), fondammo l'agenzia matrimoniale "simon&simon&simon". ovvio che l'intero, dalla bene, non ha mai beccato una cippa.
il secondo troll era "il chicco di caffè". non chiedetemi come risulti al catasto perchè non lo so. l'abbiamo sempre chiamato così. era figlio di una coppia che gestiva la pasticceria "chicco di caffè" in cima alla mia via. e mentre i genitori sfornavano, lui veniva in compagnia. un picosecondo dopo il suo arrivo io, sara e benedetta lo guardavamo e gli facevamo la domanda di rito:

-chicco... se facciamo 250 palleggi, tu ci vai a prendere le paste?
-ma 250 palleggi sono tanti! non ce la fate!
-ma se ce la facciamo ci porti le paste?
-sì! ma tanto non ci riuscite!

e iniziavamo a palleggiare.

-1,2,3,4,5,6,7,8,9,10, 21, 34, 58, 89, 148, 179, 200, 245, 246, 247, 248, 249... 250!!! Chicco, vai a prendere le paste!

il chicco non sapeva contare. quindi con 25 palleggi contavamo per 250.
e poi, col canino che luccicava, ci sbaffavamo meringhe e bignè. e ovviamente l'intero non beccava una cippa.
quando vedeva arrivare il chicco, si univa alla processione di bambini anche francesca, detta stecca. era una bambina di una intelligenza straordinaria. mia mamma si chiama ELSA ma la stecca la chiamava "BABADIENZA" perchè diceva che faceva prima. quando le facemmo capire che "BABADIENZA" è più lungo di "elsa" e quindi ci si impiega più tempo a pronunciarlo, lei capì e iniziò a chiamare mia mamma "MAMMA DI ILENIA". credo che ora la stecca sia al M.I.T di boston.
la stecca, che ci stava sulle balle, veniva immantinentemente rispedita al mittente, cioè da sua nonna. dirimpettaia della sara. a giocare non la volevamo. anche perchè stava per arrivare fabio, detto zauro.
fabio era attesissimo per il torneo di nascondino, di cui io ero una fanatica. se avessi potuto avrei giocato a nascondino anche da sola. sbavavo pur di fare un turno tant'è che una volta, nel fare POMA-LIBERA-TUTTI, mi piantai un parafango nel piede. 15 punti e una bella cicatrice che rende molto vissuto il mio piede sinistro. col quale, purtroppo, non dipingo come christy brown. ecco, quando arrivava fabio sapevamo che sarebbe toccato a lui contare. taroccavamo le conte perchè ci capitasse sotto. e lui non l'ha mai capito. probabilmente è cresciuto pensando di essere uno sfigato. che vita difficile. vabbeh, me ne farò una ragione.
dall'altra parte del recinto, invece, c'erano le terribili gemelle dette "bubbule". con loro era nata una strenua competizione. e poco sana, direi. le piccole plagiatrici avevano copiato l'idea del gancio elastico a uncino e avevano creato una succursale abusiva del nostro centro ricreativo. miseramente fallito dopo poco. nessuno andava da loro. venivano tutti da me perchè già da allora sara e benedetta erano fichissime e piacevano un casino a tutti i bambini. per intenderci, loro erano quelle che in parrocchia non beccavano mai pallonate mentre io ero continuamente tumefatta.

non so cosa sia stato dell'intero, del chicco, di fabio, della stecca e delle bubbule. qualcuno ha cambiato casa, qualcuno ha cambiato aspetto. probabilmente hanno realizzato in adolescenza di essere stati il nostro divertissement.
ma c'è una cosa che rimane. dopo tutti i palloni, i ganci, le rose, le partite, le cicatrici, i nascondini, le paste e i soprannomi, sara e benedetta sono ancora prepotentemente qui. e giocare alla vita per loro, con loro e grazie a loro è l'unica partita in cui sempre, in questi 20 anni di amicizia, mi sono sentita vincente.

è vicino a me
nel sole, nel vento
nel sorriso e nel pianto