29 ottobre 2002

L'ANGOLO DI MERY TERRY
ieri sera arrivo a casa dopo il week end e mi ritrovo davanti a una scena raccapricciante. dietro un ammasso gigantesco di herpes tentava di farsi strada il viso di mery terry. oltre il confine di bolle e croste non riuscivo a distinguere un essere umano ma solo delle vesciche che si muovevano ritmicamente. a quel punto impugno un coltello e con fare minaccioso grido: "ehi tu, chi sei? che ne hai fatto di mery terry? ridaccela indietro, altrimenti...". è stato lì che ho capito che non avevo merce di scambio. per cosa avrei scambiato mery terry? per un piatto di spaghetti? per 100 euri? per una notte in casa nostra? non c'era niente che valesse quanto mery terry. niente di così economico, voglio dire.
quindi ho lasciato il coltello e mi sono messa a cucinare le crocchette di patate che mi piacciono tanto. mery terry, da dietro la cortina di ferro costituita dagli herpes, tentava di parlare ma sembrava elephant man.
"fe fuoi fi fono fe melanfane fe fo fatto io!" TRADUZIONE: "se vuoi ci sono le melanzane che ho fatto io!" (il punto esclamativo ce l'ho aggiunto io per dare un po' di verve ad una donna che in questo momento non ha veramente niente da ridere).
e connetto: melanzane->by mery terry->herpes a grappolo
"no grazie, preferisco le mie crocchette"
"ma fe non fe mangvi fanno conzumate" TRADUZIONE: "ma se non le mangi vanno conzumate!" SPIEGAZIONE: la frase non ha senso sintatticamente ma semanticamente va fatto un debrayage e va interpretata come "se non le mangi mi toccherà buttarle vie e quindi saranno sprecate!" (di nuovo il punto esclamativo, ma questa volta per evidenziare una certa cattiveria e non poca stizza da parte sua nell'identificare la mia scelta delle crocchette come un netto rifiuto alle sue melanzane. giusto, anche se doloroso da accettare).
"con cosa sono?" dico io fingendo interesse ma provando pietà per quella donna ridotta ormai a una crosta carminia.
a questo punto scatta la tragedia. mery terry estrae il corpo esanime delle melanzane dal frigo e me le mostra. non ho ancora capito se le robe marroni che ricoprivano il fondo della teglia erano vive o erano fagioli messicani.
orgogliosissima -come sempre- delle sue abilità culinarie, mi apostrofa con: "emmangiale", in uno sforzo articolatorio immenso. questo comprimere i muscoli facciali per esortarmi al cibo fanno staccare qualche crosta dal labbro, croste che finiscono precise come cecchini in mezzo alle melanzane.
io guardo la sua faccia, guardo le melanzane, riguardo la sua faccia e per un attimo non mi accorgo della differenza. poi, presa da pietà, le dico: "vuoi dello zovirax?"
"no, no, non mi piacciono le medicine. faccio senza, mi curo da sola".
mi ricordo una frase arguta del giudice al processo di ted bundy, noto serial killer americano. bundy, avvocato, aveva deciso di difendersi da solo e il giudice lo guardò dicendogli: "l'avvocato che difende se stesso ha un cretino come cliente". vale un po' anche per le cure faidate di mery terry, credo. in fondo avete capito dalle sue ricette che le croste (soprattutto quelle sul fondo delle teglie) paiono piacerle molto.

ma che disperazione nasce da una distrazione
era un gioco non era un fuoco (di sant'antonio, n.d.a)

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