03 novembre 2003

TRINE MA UNA. CON CONTORNO.
ci sono 3 bambine. si chiamano ilenia, sara e benedetta. ilenia e sara vivono attaccate da 10 anni, ormai. da quando nemmeno sapevano parlare. benedetta è arrivata dopo ma loro tre sono cresciute inseparabili. e lo dimostreranno a pieni polmoni in futuro. saranno l'una accanto all'altra nei momenti peggiori della vita. praticamente un treppiede umano. e nei momenti felici rideranno insieme. un legame migliore di quello tra padre, figlio e spirito santo.
le 3 bambine giocano sempre in un cortile. che è il mio. e si sono inventate un mondo. nel quale ogni giorno arrivano dei trolls.

ho un cortile grande, con un giardino parallelo. quando andavamo alle medie io e le mie due amichette avevamo ideato un sagace stratagemma. avevamo preso uno di quei ganci elastici a uncino che servono a legare i pacchi ai portapacchi. presente quando in autostrada si vedono quelle utilitarie talmente cariche che sembra trasportino un elefante sul tettuccio? ecco, quei ganci lì. quelli che vengono tesi in proporzioni sovrumane e assicurano il bagaglio all'auto. roba che se sei sull'A1 e uno di quei cosi ti parte nei pressi del raccordo con la cisa, l'elefante te lo ritrovi direttamente in versilia al bagno piero.
beh insomma, noi 3 avevamo preso uno di quei ganci elastici e ne avevamo fissato un capo alla grondaia. l'altro capo al palo del filo dei panni. ed ecco che magicamente il cortile era diviso a metà e avevamo una rete. a noi tre serviva solo dividerci in squadre e iniziare le nostre maratone di pallavolo. devo dire che l'azione preliminare per eccellenza tra me e benedetta era decidere chi si doveva ciucciare sara in squadra. perchè significava perdere al 90%. in ogni caso a fine partita si risolveva tutto con una bella constatazione amichevole.
e in tempi di mila e shiro o di mimì ayuara, bisognava che anche noi avessimo un soprannome epico. e lo scegliemmo in rima.
"batte la benedetta, ciabatta paletta" o "batte sarina, decrepita vecchina" o "batte ilenia ferrari, regina dei paninari" (ampierò in futuro il perchè di questa scelta. a scanso di equivoci ci tengo a precisare che la cosa più firmata che avevo allora era il libretto delle assenze scolastiche).
dopo un po' capimmo che quei nickname (ma allora li chiamavamo arcaicamente "nomi di battaglia") mal si addicevano alle nostre personalità e non erano nemmeno rime sopraffine. quindi ne adottammo 3 più esplicativi: dato che io andavo a recuperare il pallone tra i rovi, diventai "maialina delle rose". dato che benedetta era la più sportiva e intraprendente, fu detta "camel trophy". e se benedetta era il cammello, sara non poteva che trasformarsi in "beduina". ed ecco sistemata pure lei.
risolti i problemi anagrafici, iniziammo a giocare partite su partite. eravamo eroine del volleyball amatoriale. e i bambini delle strade vicine si radunavano da me per partecipare.
il primo era simone, detto "l'intero". abitava 3 vie più in là ma non appena sentiva odore di noi 3, eccolo che ti compariva quatto e silenzioso come un serpente. arrivava con la sua bicicletta gialla. una di quelle con la sella lunga e nera di pelle. una sella talmente lunga che sembrava dovesse caricarci tutti i bradford. con fare bradipico arrivava alla mia recinzione, frenava e metteva giù il piedino. poi stava lì a braccia conserte a guardarci e ad aspettare che lo invitassimo. captare che si stava avvicinando era impossibile. ma quando risultava appena visibile all'occhio umano, sara inziava ad urlare

-in-te-ro. iiiiiiiinnnnnnnnnn-te-ro. IIIIIIIIIII NNNNNNNNNNN TTTTTTTTTTEEEEEEEE RRRRRRRRRR OOOOOOOOOOO!!!!!

per un po' fingevamo di non accorgerci di lui poi cedevamo alla pietà e lo chiamavamo dentro. simone era detto "l'intero" perchè si muoveva come robocop. e quando tirava, se non spediva il pallone a 12 km di distanza, centrava il balcone della signora loretta con la precisione di larry bird. chiedere al'intero di fare un punto sarebbe stato come chiedere a cassano di commentare rory e ita di roddy doyle. un'impresa titanica. va da sè che chi aveva sara in squadra, non poteva avere anche simone. in realtà lui veniva perchè era innamorato di benedetta. e siccome in quel periodo lei aveva tre pretendenti con lo stesso nome (essendo notevolmente bella e notevolmente amabile), fondammo l'agenzia matrimoniale "simon&simon&simon". ovvio che l'intero, dalla bene, non ha mai beccato una cippa.
il secondo troll era "il chicco di caffè". non chiedetemi come risulti al catasto perchè non lo so. l'abbiamo sempre chiamato così. era figlio di una coppia che gestiva la pasticceria "chicco di caffè" in cima alla mia via. e mentre i genitori sfornavano, lui veniva in compagnia. un picosecondo dopo il suo arrivo io, sara e benedetta lo guardavamo e gli facevamo la domanda di rito:

-chicco... se facciamo 250 palleggi, tu ci vai a prendere le paste?
-ma 250 palleggi sono tanti! non ce la fate!
-ma se ce la facciamo ci porti le paste?
-sì! ma tanto non ci riuscite!

e iniziavamo a palleggiare.

-1,2,3,4,5,6,7,8,9,10, 21, 34, 58, 89, 148, 179, 200, 245, 246, 247, 248, 249... 250!!! Chicco, vai a prendere le paste!

il chicco non sapeva contare. quindi con 25 palleggi contavamo per 250.
e poi, col canino che luccicava, ci sbaffavamo meringhe e bignè. e ovviamente l'intero non beccava una cippa.
quando vedeva arrivare il chicco, si univa alla processione di bambini anche francesca, detta stecca. era una bambina di una intelligenza straordinaria. mia mamma si chiama ELSA ma la stecca la chiamava "BABADIENZA" perchè diceva che faceva prima. quando le facemmo capire che "BABADIENZA" è più lungo di "elsa" e quindi ci si impiega più tempo a pronunciarlo, lei capì e iniziò a chiamare mia mamma "MAMMA DI ILENIA". credo che ora la stecca sia al M.I.T di boston.
la stecca, che ci stava sulle balle, veniva immantinentemente rispedita al mittente, cioè da sua nonna. dirimpettaia della sara. a giocare non la volevamo. anche perchè stava per arrivare fabio, detto zauro.
fabio era attesissimo per il torneo di nascondino, di cui io ero una fanatica. se avessi potuto avrei giocato a nascondino anche da sola. sbavavo pur di fare un turno tant'è che una volta, nel fare POMA-LIBERA-TUTTI, mi piantai un parafango nel piede. 15 punti e una bella cicatrice che rende molto vissuto il mio piede sinistro. col quale, purtroppo, non dipingo come christy brown. ecco, quando arrivava fabio sapevamo che sarebbe toccato a lui contare. taroccavamo le conte perchè ci capitasse sotto. e lui non l'ha mai capito. probabilmente è cresciuto pensando di essere uno sfigato. che vita difficile. vabbeh, me ne farò una ragione.
dall'altra parte del recinto, invece, c'erano le terribili gemelle dette "bubbule". con loro era nata una strenua competizione. e poco sana, direi. le piccole plagiatrici avevano copiato l'idea del gancio elastico a uncino e avevano creato una succursale abusiva del nostro centro ricreativo. miseramente fallito dopo poco. nessuno andava da loro. venivano tutti da me perchè già da allora sara e benedetta erano fichissime e piacevano un casino a tutti i bambini. per intenderci, loro erano quelle che in parrocchia non beccavano mai pallonate mentre io ero continuamente tumefatta.

non so cosa sia stato dell'intero, del chicco, di fabio, della stecca e delle bubbule. qualcuno ha cambiato casa, qualcuno ha cambiato aspetto. probabilmente hanno realizzato in adolescenza di essere stati il nostro divertissement.
ma c'è una cosa che rimane. dopo tutti i palloni, i ganci, le rose, le partite, le cicatrici, i nascondini, le paste e i soprannomi, sara e benedetta sono ancora prepotentemente qui. e giocare alla vita per loro, con loro e grazie a loro è l'unica partita in cui sempre, in questi 20 anni di amicizia, mi sono sentita vincente.

è vicino a me
nel sole, nel vento
nel sorriso e nel pianto

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