27 novembre 2003

IL MIO DESTINO SCRITTO NEL GRASSO
ho capito solo ora quale sia la mia missione nella vita. ora che, a fianco di mery terry, riemergono ricordi del mio passato elementare.
avevo 6 anni e mi affacciavo al mondo della scuola. non immaginavo certo che avrei speso il lustro successivo nel tentativo disperato di farmi amare da alessandro. credevo che sarei andata lì per imparare qualcosa. e in effetti imparai a suon di palate nei denti che alessandro non mi avrebbe cagato mai. forse di striscio, un giorno che gli serviva copiare il compito di storia su romolo augustolo.
avevo abbastanza amichette a scuola ed ero considerata una bambina buona. d'altronde, con quei lunghissimi capelli castani che mi coprivano il sedere, ero notevolmente l'imago anticipata di edoardo palomo in "cuore selvaggio" (R.I.P).
ma io vengo da carpi. il regno della moda. il regno delle bambine che vanno alle elementari con golfini ricamati e nastrini nelle maniche. e ogni tanto mia mamma mi imbombonierava anche a me, accorciando, allungando, adattando e riparando i vestiti dalla signora eudora, genitrice della mia compagna di classe laura.
laura puzzava. nessuno voleva stare in banco con lei. nessuno voleva giocare con lei. tutti volevano soltanto la sua merenda, perchè era talmente ricca che potevamo sfamarci tutti. stria (una specialità carpigiana), gnocco, salame, a volte anche la cotoletta. ovviamente laura era grassa e schiva. ma era buona. e disegnava daddio. la calligrafia era da adelmo da otranto. se avessi saputo allora cos'era un ingegnere, avrei pensato che sarebbe diventata un ingegnere. ma a 6 anni mi limitavo a pensare che sapeva disegnare daddio le cornicette di fine-esercizio-di-matematica.
insomma, finito l'intervallo, nessuno stava con lei. e al pomeriggio, per fare i compiti con lei, nessuno si offriva. quando era a casa malata, nessuno che la aiutasse a recuperare. e come ti va a finire questa piccola fiammiferaia di inizio anni '80? semplice. finisce che entro in scena io. squintata, ma entro in scena. inizio vagamente a diventarle amica. poi mi accorgo che è una bambina molto speciale e parto con l'invitarla a casa mia. mentre mia madre perpetrava la spola con casa sua per farsi riparare abiti dalla signora eudora.
poi, un giorno, le coup de theatre. laura mi invita a casa sua. e notoriamente casa sua era un covo di puzza. se passavi davanti al cancello la sentivi. ma io accettai. perchè anche a 6-7-8-9-10 anni dovevo dimostrare che ero la pulzella del mio quartiere.
quel giorno arrivai a casa di laura con 1 biro (la biribiko, quella a 12 colori) e 1 quaderno. poca roba. in modo che se avessi dovuto scappare per qualche emergenza olfattiva, non ci avrei messo troppo a recuperare i miei effetti personali.
misi piede nella sua cucina e vidi un enorme pentolone bollire sul fornello. capienza almeno 10 litri. di acqua, pensavo io. di altro, avrei scoperto con mio sommo reflusso gastrico.
ci mettiamo a tavola a fare il compito di bricolage: fiori con fil di ferro. quelli che poi pucci nel colore che quando si secca crea una sottile pellicola trasparente. roba che non riucivo a pucciare niente senza creare grumi. quando non creavo buchi.
laura invece era bravissima, così delicata nell'intingere e nel seccare. come cristobal faceva, poi?
a un certo punto, divincolatasi dai rifacimenti sartoriali commissionati da mia madre, entra la signora eudora. e scoperchia la pentola.

-vuoi sentire, ilenia?
-cos'è, signora eudora? (educatissima da piccola. un piccolo gioiello di bontà. la pollyanna della pianura padana).
-è una mia ricetta. a laura piace tanto.
-certo, signora eudora, molto volentieri, signora eudora. (sì, ile, però ci hai rotto il cazzo con tutta 'sta gentilezza). se piace alla mia amica laura, piacerà tanto anche a me.

la brava signora eudora estrapola un succo bianco con un mestolo. e mi fa bere l'intruglio direttamente da lì. la reazione allergica è immediata. tipo bill murray in "osmosis jones".

-bleaurgh (dug a pony)
-non ti piace?
-mi piace molto signora eudora. è che scottava!

buona sì, ma cogliona micca tanto. sapevo mentire per una buona causa. e la buona causa era non offendere la signora eudora. e principalmente salvare il mio duodeno.

-sai cos'è? te lo fa mai la tua mamma?

VOLEVO DIRE-> no, non me lo fa perchè è troppo impegnata a venire qui a farle cucire i miei vestiti.

MA DISSI-> no, ma le dirò di farmelo al più presto! (o al più pesto)

-ma signora eudora... cos'è?

-è grasso di prosciutto lessato e sciolto!

eccallà. questa signora eudora, quando non accorciava i miei abiti, passava il tempo a squartare prosciutti crudi, ritagliare il grasso e tenerselo da parte (non esattamente come sally davanti a harry). poi lo cuoceva e se lo magnava, facendo penetrare il puzzo nei follicoli piliferi di sua figlia. e io guardavo laura che, in quest'aere lipidica, intingeva con grazia buonarrotica i suoi fiori nel colore. e pensavo che forse l'avevano chiamata laura perchè il giorno che nacque, sua madre, aveva cotto dei tronchi di alloro.

la rividi negli anni e continuammo a frequentarci, io e laura. e alle medie mi regalò un altro di questi momenti topici. ma in questo preciso istante non riesco a scriverne. ripensare a quel pentolone colmo di grasso di prosciutto mi ha ipnoticamente fatto venire voglia di andare a guardare il wc dall'alto al basso. un po' come mi succede ogni sera. quando rientro a casa.

Quel gran genio del mio amico,
con le mani sporche d'olio
capirebbe molto meglio
meglio certo di buttare

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