14 luglio 2003

COME MACCHIA D'ALBICOCCA
ci sono cose nella vita che quando ti succedono ti fanno capire che non c'è rimedio. quando ti macchi d'albicocca, per esempio. se la goccia arancione cade su un capo bianco, puoi provare con la candeggina. ma l'insidia si nasconde dietro il capo colorato. ecco, in quel caso non c'è omino bianco che sbianchi o perlana che rispetti i colori. smacchiare l'albicocca è impresa ardua.
quando è arrivata mery terry nella mia vita si è appiccicata alle mie braghe come macchia d'albicocca. e le braghe erano rigorosamente colorate. mery terry è il mio cul de sac.

al momento madre teresa di pastasciutta è nel mar rosso. mare che dopo la prima abluzione avrà sicuramente assunto i toni decisi del verde marcio. vivere senza di lei in casa è un paradiso, mi sono detta. mi sono sentita come lady oscar quando aiuta i rivoluzionari a prendere la bastiglia.
invece il suo spirito aleggia in casa sotto le forme più insospettabili e spaventose.
settimana scorsa, la prima di libertà sotto cauzione, mi sono goduta il bagno, la cucina, il corridoio. e sono andata a dormire presto. un po' perchè sto scrivendo tanto e sono stanca e un po' perchè volevo ascoltare il silenzio di casa.
nell'oscurità, con le finestre aperte, non temevo nulla. se anche entravano le zanzare non potevano farmi niente. sono anemica e c'è poco da succhiare. in più, quel poco di sangue che ho, se lo sono prelevati i sand flies dell'honduras. quindi, care le mie zanzare , vi è andata male.

ma non ho considerato lui: il pipistrello. si è fiondato in camera mia come il conte dracula su lucy. ho avuto una paura tale da pensare solo a scappare. cosi' mi sono ricordata di soldato jane e ho attivato le tecniche dei navy seals: mi sono buttata giù dalla branda, rotolando sul pavimento. a passo di ghepardo ho strisciato fino alla porta, l'ho aperta e sono uscita. richiudendomela alle spalle.
tremavo. le tossine che non espello bevendo acqua, le ho espulse coi sudori freddi di quei momenti. ero la grotta sudatoria di me stessa. ho aspettato che dampyr uscisse. ho cercato consolazione via sms e l'ho trovata. ma quell'essere stokeriano permaneva. nella mia stanza. all inclusive. senza avere il braccialetto del villaggio.
dopo qualche tempo, sono rientrata. al buio doveva aver ritrovato la via d'uscita. mi sdraio, mi rilasso e sto per crollare.
a un certo punto sento: fr... frrrrr... frrrr...
d'istinto guardo la finestra alla mia destra. vedo arrivare un deltaplano-a-sonar direttamente verso la mia faccia. il topo palmato puntava me.
secondo ciak di soldato jane e seconda botta di hammam.
basta, non ci dormo li' dentro, ho paura. dormo da un'altra parte. ma dove?
a quel punto mi giro e capisco. capisco che non ho via d'uscita. che devo andare a dormire nella stanza di mery terry.

... <- UN MINUTO DI RACCOGLIMENTO IN MIA MEMORIA

vuota, pulita, disinfettata. quella stanza è l'unico riparo.
con non poco ardire varco la soglia del sacro tempio di madame tomino d'alba. mi sdraio sul letto. e cerco di dormire. ma un santino di padre pio mi inquieta. allora mi giro dall'altra parte. le sue mutande, messe in bella mostra sulla sedia. provo a dormire a pancia in giù, ma così affondo la testa nel materasso, pregno del suo odore. con la faccia in su, invece, scorgo solo il soffitto. ma il suo lampadario arriva direttamente dal set del rocky horror. anzi, solo dell'horror.
non credo di essermi addormentata. credo di aver perso i sensi. credo che il mio inconscio, per proteggermi, mi abbia mandato in catalessi.
la mattina mi sono sveglita alle 6. e chi mi conosce sa che non alzo mai la saracinesca delle palpebre prima delle 9. ho resistito 4-5 ore in quella stanza. ma di più no. perchè alla luce del giorno, vi giuro, era tutto molto più spaventoso. anche del pipistrello.
la prossima volta dormirò con dracula piuttosto che con l'ombra del pigiama grigio-topo morto di mery terry che troneggiava sul servo muto. d'altronde sul pipi ci posso girare un documentario. beh, effettivamente anche su mery terry. ci penserò seriamente.

sotto il lampadario delle stelle,
inutilmente imitatrici dei tuoi denti.
Prendi, e dagli spaventi
tanto sentimentali,
tiri le diagonali dei sospiri violenti.
Svegliata la mattina,
guardi nel posto accanto



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