10 giugno 2003

L'UNDICESIMA PIAGA D'EGITTO
ho smesso di rientrare a casa e aspettarmi la normalità. ho iniziato a rientrare in casa e aspettarmi il peggio. e voi non potete capire che cos'è il peggio finchè non siete sulla soglia di casa e dal vostro pertugio oculare non vedete mery terry. ma non una mery terry qualunque. mery terry in reggiseno e pantaloncini che cucina lamentandosi dell'afa.

-ilèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè
-come sei vestita? o meglio, come ti sei svestita?
-tengo caldo. mi sò messa i pantaloni corti. la maglietta fa caldo quindi sto in reggiseno.
-ma se stai nuda vicino ai fornelli il tuo stesso grasso si nebulizzerà e poi ricadrà umido tra i condimenti della minestra. sei una cannibale, ti nutri del tuo stesso grasso umano, te ne rendi conto?
-chevvuòdì?
-voglio dire che la vista -seppur parziale- del tuo derma pustoloso mi sconvolge l'intestino, o mayala desnuda
-eeeeeeehhhhhhhhhhhhhhhhhh, chessarrammai! adesso mi dò lo smalto!
-brava! vai in camera tua e imbianchinati quei depositi calcarei che hai al posto delle unghie!
-ma che ti sei 'mbazzita? lo smalto me lo dò in gucina!
-Cucina, con la C!
-gucina, gucina... comunque stoqqua. mica vado in camera che dopo resta la puzza
-brava testa di cavallo a dondolo! e così ti dai lo smalto qui dove mangio io? e poi chi glielo spiega al mio gastroenterologo com'è che non guarisco mai dall'esofagite?
-sò cazzi tuoi. io lo smalto me lo dò qua.
-vabbeh, allora salto la cena e mi isolo olfattivamente in camera mia
-nooooooooooooooooooooooo
-no?
-nooooooooooooooooooooooo
-e perchè mai, teresa, non potrei andare nella MIA camera?
-perchè ti devo ghiedere delle cose
-Chiedere, con la C! ma com'è che stasera ti confondi le c con le g?
-ma tanto le lettere sò tutte uguali, chevvuò!
-allora non importa se invece di chiamarti teresa ti chiamo in un altro modo... che so... chiesa... attesa... SOVRAPPESA...
-chevvuodì sovrappesa?
-mentre pronunciavo il lemma mi assaliva subitaneo il dubbio che il suo significato ti fosse ignoto... il solito ignoto...
-vabbeh, ma ti devo chiedere delle vacanze
-vacanze? vai via? no, non dirmelo così che potrei illudermi e poi ci rimarrei male se non parti
-no, barto, barto...
-barto?
-barto, vado...
-Parto, cristobal, con la P! ma che problema antropoiatrico hai?
-zenti... volevo sapè... tu dove sei andata la scorsa estate?
-me l'avrai chiesto 280 volte. hurgada, mar rosso
-che hotel?
-sofitel
-quanto hai speso?
-son cazzi miei
-io spendo meno

avete mai visto un gerboa? sono quei topini bipedi che saltano come canguri e vivono nel deserto. ecco, come un gerboa che mi sia salito zompettando dai piedi alla spalla destra, una chiara certezza s'incuneava nel mio cervello: mery terry va ad hurgada. dove sono andata io. e ritorniamo al dramma dell'emulazione.

-ma porco cazzo, teresa!
-checc'è?
-ma possibile che devi sempre fare quello che faccio io?
-perchè?
-e l'orologio ce l'hai come me, e il cellulare come me, e il bagnoschiuma come me e tutta la tua vita la copi da me. puoi tentare, almeno marginalmente, di avere una tua opinione che esuli dal culinario o dal caseario in genere? puoi, per favore, smetterla di copiarmi? puoi smetterla di essere la carta carbone della mia esistenza? vivi la tua vita, porco cazzo. lasciami in pace.

ho esagerato, lo so. in tanti vanno a hurgada e nessuno copia me. io stessa potrei essere stata accusata di aver copiato qualcuno che ci è volato prima di me. sono una bestia.

-ma io mica vado a huganda!
-hurgada, non huganda!
-beh, io mica vado a hurganda! vado a shammel scieic
-SHARM EL SHEIK
-beh, vado a sharmel scic con izabella. 15 giorni. a luglio.

mi sento una merda. mi sento come un lombrico attaccato a una canna da pesca che non riesce ad attirare alcun pesce. mi sento come la cacca di quel lombrico. mi sento come l'alga su cui cade la cacca del lombrico. mi sento come la confezione della merendina buttata a mare da un bambino che fa merenda e che si attacca all'alga su cui c'è la cacca del lombrico. sono un essere ignobile. l'ho accusata ingiustamente e superbamente. ho peccato di presunzione. che brutta figura. che pessima donna sono. basta, le chiedo scusa e me ne vado a dormire.

-teresa scusa, non volevo dire quelle cose sul fatto che mi copi. mi dispiace. magari sono un po' nervosa perchè sto lavorando tanto. sono mortificata.
-e sei invidiosa
-di che?
-che io vado nel mar rosso
-ma... invidiosa no... io ci sono stata... comunque davvero... scusa. per farmi perdonare ti lascerò qui in cucina con il tuo smalto e le tue ricette. fa pure. per stasera mi merito una punizione.

con la coda tra le gambe salto la cena e mi metto a pensare a quanto sono stupida e boriosa. e sento che lei, in cucina, spignatta, spadella e ci va giù pesante con l'acetone. sto per addormentarmi delusa da me stessa, con la macchia umana di roth sul cuscino, quando dal corridoio, all'alba della mezzanotte, sento teresa che dice:

-ilèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè
-sì
-dormi?
-no
-volevo dì...
-dimmi pure
-come si chiamava il posto dove sei andata a huganda?
-sofitel
-ecco, lo digevo a izabella. volevo andà lì a tutti i gosti, ma non g'era più posto. per quello siamo andati a shammel. magari ci vado l'anno prozzimo a sofitel... oppure mi dici che fai quest'estate e così ci vado io a luglio 2004!

di nuovo sono incappata nello stesso errore. mentre teresa volava dalla finestra, non ho calcolato la gittata nè la velocità. avrei potuto risalire al suo vero peso.

Le discese ardite
e le risalite
su nel cielo aperto
e poi giù il deserto







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